Professor Layton and the Unwound Future – Recensione Professor Layton e il Futuro Perduto

Con il 3DS alle porte, ormai il DS è arrivato alla fine del suo ciclo vitale. Un simile declino di una console di successo come il portatile Nintendo non fa piacere a nessuno; le uscite iniziano a dilatarsi, sino a scomparire. Tra gli ultimi importanti titoli in uscita prima del lancio del 3DS, Nintendo pubblica il capitolo finale della prima trilogia (in Giappone è iniziata anche la seconda) de Il professor Layton, sottotitolato Il futuro perduto. Dopo il grandissimo successo riscosso sul suolo italiano, la saga è diventata una tra le più famose anche tra i casual gamer. Proprio la capacità di attirare sia giocatori navigati che poco avvezzi è uno dei punti di forza della serie. Il titolo che ci apprestiamo ad analizzare non rivoluziona la struttura di gioco, ma la lima e migliora, per offrire il miglior capitolo di sempre.

 


Luke si è fatto grande molto in fretta

Sin dal primo capitolo, Il paese dei misteri, la saga è stata caratterizzata da una storia molto curata con bei colpi di scena, e anche lo scrigno di Pandora ha offerto una componente narrativa di assoluto rilievo. Ovviamente il capitolo in questione non poteva essere da meno, e anzi, offre un filone narrativo di qualità, a tratti migliore degli altri due prodotti. L’incipit è il solito: il professore riceve una lettera e da questa inizia la catena di eventi che porta i due protagonisti principali, Il professore e Luke, in giro a scoprire i misteri che gli si pongono dinnanzi. Questa volta, però, nonostante sia classica, l’apertura della storia è alquanto originale: la solita lettera è scritta dal giovane Luke, ma non quello del presente, bensì quello del futuro. Già questo può bastare per rendere l’idea di quel che succede durante l’avventura, ma gli sviluppatori di Level 5 hanno fatto di più, approfondendo la figura misteriosa di Layton, con flashback che mostrano ciò che il professore ha vissuto nella sua giovinezza, quando era ancora uno studente universitario. Oltre ciò, è senz’altro molto appassionante seguire la storia principale che vede il Luke del futuro chiedere aiuto al professore a causa di un tiranno malvagio che si è impadronito di Londra. I colpi di scena sono numerosi, e i dialoghi, per quanto semplici e a tratti immaturi, trasportano il giocatore in un vortice narrativo dai ritmi non sempre altissimi, ma di estrema qualità. I continui rimandi ai personaggi incontrati nei passati capitoli e l’introduzione di nuovi protagonisti, rendono piacevolissima la grande storia alle spalle de Il futuro perduto. Purtroppo c’è qualche pecca in alcune scelte registiche collegate agli eventi narrati, che mal si sposano con lo stile calmo e tranquillo di Layton, ma tutto sommato la storia scorre piacevolissima senza cali qualitativi eclatanti. Possiamo tranquillamente dire che il comparto narrativo di questo capitolo è il migliore della serie e in generale di qualsiasi altro titolo DS.

 


Londra, tra presente e futuro

Oltre la storia, la grande qualità e caratterizzazione dei personaggi è un altro punto a favore della serie. I protagonisti sono disegnati con uno stile particolarissimo, e, tranne qualche sporadico caso, appaiono tutti bellissimi a livello artistico, così come la ricostruzione di Londra e dei vari luoghi visitati. Il tratto che disegna il tutto è di ottima qualità e immerge ancor di più il giocatore nelle atmosfere particolarissime del titolo. Ad aiutare l’immersione totale del giocatore ci pensa la colonna sonora d’autore che accompagna ogni schermata di gioco: la qualità di tali musiche è altissima e inebria ed emoziona chi apprezza lo stile musicale adottato, a tratti da ballata popolare. Già che siamo sul comparto audio, segnaliamo con immenso piacere, per il secondo anno di fila, il doppiaggio italiano del prodotto: molto difficilmente capita di vedere un titolo DS doppiato, e ancor più raro è sentirlo in italiano. Sinceramente ci saremmo accontentati di un doppiaggio discreto, ma come l’anno scorso il lavoro fatto è stato egregio. C’è da fare qualche precisazione, però, proprio sul parlato: non tutti i dialoghi sono doppiati, ma tutti i video lo sono, e non sono pochi; in più, alcune parti salienti vengono parlate anche se non ci si trova di fronte a un video. Trovandoci quindi a parlare dell’aspetto tecnico, completiamo anche il commento grafico, che è in gran parte legato alla qualità artistica: tutte le schermate sono fisse e poco interattive, se non per trovare delle monete aiuto (delle quali parleremo tra poco), ma i disegni sono ottimi e ogni personaggio, come detto, è ottimamente caratterizzato; la qualità dei filmati, inoltre, è altissima e non ha nulla da invidiare ai film d’animazione. Tutti questi elementi convivono per supportare un comparto narrativo a tratti eccezionale, per una console portatile.

Enigmando

Il gameplay, come accennato in apertura, è il classico della serie, quello che ha conquistato milioni di videogiocatori: la miscela di enigmi e esplorazione in stile avventura grafica ha fatto la fortuna di un brand che rischiava di non uscire dal suolo nipponico. Per chi non avesse seguito la serie e si affaccia per la prima volta su questo titolo, facciamo un piccolo sunto: l’obiettivo principale è  risolvere i numerosi enigmi che i vari personaggi incontrati durante l’avventura ci propongono (un discorso più approfondito su questi indovinelli lo faremo tra pochissimo), esplorando i livelli in pieno stile avventura punta e clicca, una schermata per volta, dov’è possibile interagire con i vari npc che ci forniranno indicazioni su dove andare e appunto gli enigmi. Sullo schermo inferiore, quindi, avremo a disposizione la schermata di gioco vera e propria, su quello superiore una mappa della zone che stiamo esplorando, dove viene indicato anche il posto da raggiungere per non rendere frustrante l’esplorazione. Con questi elementi dovreste quindi aver capito come si evolvono le meccaniche, che, bisogna dirlo, a lungo andare potrebbero stancare. Gli enigmi, come detto, sono le fondamenta su cui si basa l’intero gameplay, ma purtroppo, dopo due capitoli e un totale di oltre 300 quesiti comparsi, la qualità di questi si è abbassata notevolmente e non sempre raggiungono livelli accettabili: a volte ci si trova addirittura a provare a caso, perché il problema non viene esposto bene, neanche dopo aver acquisito tutti gli aiuti; altre volte ci si trova dinnanzi a idee già viste e che non stuzzicano la fantasia del giocatore. Possiamo quindi dire che in generale gli enigmi sono molto altalenanti, con qualche spunto interessante ma altri davvero poco originali e poco accattivanti; un esempio è la ricostruzione della macchina sparamonete, che si lega ad una scelta registica ben poco condivisibile. 

 


Minigiochiamo

Sinora abbiamo parlato solo di cose già viste e presenti nei passati capitoli, ora vogliamo concentrarci sulle novità che accompagnano Il professor Layton e il futuro perduto. Gli sviluppatori ci hanno abituato a nuovi minigiochi, utili a variare l’azione, ogni anno, e questa volta ci troviamo senza dubbio di fronte ai tre giochini secondari più belli della serie. Il primo è molto simile a quello del topo, per chi ha giocato lo scrigno di pandora, e questa volta, invece di un roditore, dovremo far correre una macchinina per recuperare tutti i dolcetti sparsi per i vari circuiti: in poche parole, per raggiungere l’obiettivo prestabilito, abbiamo a nostra disposizione delle caselle che permettono alla macchinina di cambiare direzione o effettuare un tasto, e quindi, disseminando il percorso di queste caselle, guidiamo la macchinina per recuperare tutti i dolcetti. Potrebbe non essere facilissimo capirlo a parole, ma state tranquilli che si tratta di un minigioco molto ben congeniato, che mette dinnanzi all’utente anche circuiti molto complessi da portare a termine.

Il secondo minigame è a tratti innovativo e senza dubbio piacevolissimo. Così come si trovano nuovi circuiti per il minigioco della macchinina, cioè parlando con gli npc e risolvendo enigmi, si ricevono degli adesivi da attaccare su di un libro, anzi, tre: nei libri viene raccontata una storiella, ma mancano alcune parole, queste parole dobbiamo trovarle noi mettendo nella posizione esatta gli adesivi in nostro possesso nelle illustrazioni del libro. Un passatempo piacevolissimo e divertente, una sorta di puzzle, ma molto più interessante da portare a termine. 

Infine parliamo del minigioco del pappagallo. Durante l’avventura troveremo un uccello particolare che ci seguirà; per mantenere in forma quest’uccellino, Luke si inventa un gioco da fare con lui: il nostro obiettivo è quello di portare il pappagallo, che non è in grado di volare, ma solo di saltare, da una parte all’altra del livello proposto; ciò deve avvenire sfruttando un numero limitato di corde, che devono essere tese vicino a dei paletti sparsi per i livelli, in modo da creare piattaforme dove far volare il nostro amico piumato. Anche questo è di ottima qualità e appassiona il giocatore. Insomma, questi tre descritti sono veri e propri giochi nel gioco, che possono intrattenere il giocatore anche per diverse ore. Qualche altra piccola aggiunta risiede nel sistema di appunti, che ora permette anche di cambiare colore ai tratti che disegniamo per aiutarci negli enigmi, e l’introduzione di un quarto aiuto, che costa ben due monete, e che, praticamente, risolvono l’enigma ai giocatori meno esperti.

 


Commento

Dopo tre capitoli, la saga del professor Layton ha bisogno di una svecchiata per rendere di nuovo fresco e originale il tutto, e nell’attesa di un nuovo rivoluzionario capitolo, come fu il primo, non possiamo che rimanere soddisfatti de Il futuro perduto, che riesce a mantenere alto l’interesse del giocatore per tutta la durata dell’avventura, all’incirca 15 ore. La storia che lega gli avvenimenti è di estrema qualità e stupisce il giocatore ad ogni nuovo colpo di scena; inoltre, i vari riferimenti e le delucidazioni sul futuro e passato del professore, rendono ancor più bello e affascinante il protagonista più carismatico degli ultimi anni. Purtroppo, c’è qualche calo di qualità negli enigmi, ma è comprensibile, dopo tre capitoli. Se avete amato Layton acquistate Il futuro perduto immediatamente, se non lo conoscete, potreste iniziare direttamente da questo, ma il nostro consiglio è quello di cominciare la saga dal primo capitolo, visti i rimandi a personaggi passati; sottolineiamo che le storie non sono collegate direttamente. Allora, dove eravamo rimasti? Ah. Ci sono tre furfanti, uno dice… 

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