Quantum Break – Recensione

Quando un videogioco rappresenta un caso molto prima della sua uscita sugli scaffali di tutto il mondo, solitamente ci si ritrova di fronte a un capolavoro senza tempo oppure a una cocente delusione per tutti coloro che stavano aspettando la release con impazienza. Quantum Break, l’attesissima esclusiva targata Microsoft e realizzata da Remedy, ne è un esempio plastico e lampante. Già da mesi si discute della sua risoluzione o del suo essere cross platform anche su Pc, con un annuncio a sorpresa da parte di Microsoft che ha lasciato tutti di stucco. È innegabile che Quantum Break sia un titolo parecchio ambizioso, dagli standard qualitativi molto alti e con molti elementi innovativi e potenzialità interessanti. Aggiungiamo a questo l’esperienza del team finlandese responsabile di IP della classe e qualità di Alan Wake e Max Payne e possiamo capire bene che il risultato potrebbe essere un titolo veramente esplosivo.

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One pride

In molti si stanno chiedendo quindi se Quantum Break rappresenti quel titolo che tutti i possessori di Xbox One stavano aspettando da tempo. Avere quindi un’esclusiva tra le mani in grado di lasciare a bocca aperta tutti i “sonari” che consideravano la famigerata console war già finita da un pezzo in favore della Playstation 4. In aggiunta a questo, ci si sta anche domandando, in base a quanto trapelato finora, se il gioco sia una vera e propria rivoluzione in termini narrativi. Ebbene vediamo come si è comportata Remedy, implementando una tecnica narrativa da serie televisiva di successo che tra un capitolo del gioco e l’altro propone dei mini episodi di una ventina di minuti l’uno. In questi momenti dovremo letteralmente posare il joypad e goderci queste sequenze tutte d’un fiato per capire meglio la storia che stiamo affrontando.

Gli atti in totale sono cinque e ogni atto si compone di tre parti differenti che convertono nel cosiddetto “punto di svolta” dove controlleremo addirittura Paul Serene, ossia la nostra nemesi. Possiamo anticiparvi che le scelte compiute in questo punto nodale andranno a influenzare sia i livelli che i cosiddetti episodi della serie, favorendo in questo modo l’alta rigiocabilità del titolo.

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La cosa interessante è che la serie arricchirà la trama dal punto di vista dei personaggi secondari e quindi vedere quegli eventi che abbiamo vissuto sotto l’ottica del protagonista, da tutto un altro punto di vista. Questi episodi servono soprattutto a spezzare la tensione nei momenti più concitati e vi farà tirare il fiato per ricaricarvi in modo da fronteggiare al meglio la nuova sparatoria di turno.

La scrittura della trama e di ogni singolo elemento è stata affidata a Sam Lake, dai dialoghi, ai passaggi alla radio, fino alle email che potremo leggere sul nostro terminale o agli sms che i personaggi si scambieranno tra loro. Tutto curato fin nei minimi dettagli con una precisione certosina e senza mai alcuna sbavatura narrativa.

Due fratelli

Dato che il fulcro del gioco sta proprio nella storia molto profonda e nella narrazione di altissimo livello e dato che spoilerare non è mai una bella cosa possiamo dirvi che il protagonista del titolo si chiama Jack Joyce ed è basato sulle sembianze dell’attore Shawn Ashmore. Jack ha un fratello di nome William che in questo caso ha le sembianze di Dominic Monaghan e i due hanno fatto parecchio arrabbiare un tizio di nome Paul Serene, interpretato da Aidan Gillen, e toccherà a noi, quindi, togliere le castagne dal fuoco. Jack Joyce fugge da Riverport proprio a causa delle intemperanze comportamentali di William. Egli è infatti un ricercatore nel campo dello spazio tempo proprio al servizio del mecenate Severe. William trascura completamente Jack e quindi Paul tenta da fargli da tutore legale, ma i risultati sono disastrosi. Jack però dopo anni è costretto a tornare a Riverport per scontrarsi proprio contro Paul.

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Il gioco, appena terminato il rapido tutorial, ci pone al centro dell’azione e ci fa subito capire di trovarci di fronte a un third person shooter puro di ottima fattura, in pieno stile Remedy. Per gli aficionados del team di sviluppo scandinavo in più di un’occasione il senso di dejavù si farà largo prepontemente tra i ricordi.

Il feeling con le armi è ottimo mentre il sistema di coperture è basato su automatismi per cui il protagonista sfrutterà ogni sporgenza abbassandosi e adattandosi all’ostacolo. Non saremo in grado però di passare da una copertura all’altra premendo un tasto oppure scivolando sui bordi senza perdere la copertura né abbassarsi in maniera manuale. Tutto questo inizialmente vi lascerà un po’ di stucco, abituati alle dinamiche dei giochi attuali, ma a lungo andare vi farà apprezzare il ritmo indiavolato dell’azione. Non è stata prevista neppure una capriola o schivata né un colpo di mischia per allontanare i nemici che si sono fatti troppo sotto. Certo il puntamento dei bersagli in questo modo risulta un po’ difficoltoso anche se potremo fare largo uso dei simpatici poteri di Jack e, ad esempio, sfruttare una bolla di stasi per rallentare il tempo e aggirare quindi i bersagli. L’unico tasto deputato a qualche azione è il tasto di salto che quindi va a nozze con il dinamismo la frenesia di atmosfere già viste in Max Payne. Rispetto a titoli come Gears of War poi l’asticella della difficoltà è nettamente spostata verso l’alto, cosa che per gli hardcore gamers non è elemento di poco conto.

Manipolo il tempo

Abbiamo accennato ai poteri che Jack Joyce può utilizzare in battaglia. Ma quali sono esattamente? Un po’ come accade al protagonista di Infamous, anche il nostro personaggio si ritroverà suo malgrado a dover padroneggiare queste forze sovrannaturali che sono quasi tutte relative alla manipolazione del tempo. Questo accade dopo uno strappo temporale che potrà portare a conseguenze realmente catastrofiche. Alla fine del primo atto li avremo già tutti a disposizione. I tasti adibiti ai poteri sono i due dorsali e i frontali, con funzioni speciali in base a quanto si preme il tasto.

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Alcuni poteri sono molto basilari: ad esempio la possibilità di mettere in evidenza armi, la posizione di collezionabili, nemici o munizioni. Oppure potremo attivare uno scudo temporaneo che ci permetterà di rigenerare la nostra barra energetica, una volta subiti troppi danni. I poteri più succosi comunque, quelli che influenzano maggiormente il sistema di combattimento sono certamente lo sprint temporale che ci farà attraversare larghe porzioni di scenario in men che non si dica, magari aggirando i nemici, e quindi potendo mirare comodamente alle spalle, e la già citata bolla temporale, con la quale potremo congelare temporalmente tutti gli elementi dello scenario al suo interno, nemici inclusi. Questa feature ci sarà utile anche per qualche puzzle ambientale. Nella bolla inoltre potremo sparare vari colpi che raggiungeranno il bersaglio solo una volta esaurito l’effetto della bolla stessa, oppure potremo generare esplosioni a sorpresa altamente spettacolari. I molti collezionabili presenti nel gioco poi, quelli a base di chronon, potranno accrescere ulteriormente tali poteri e conferire ad esempio maggiore durata all’azione.


Sì oh ma la grafica?

Il gioco dal punto di vista tecnico si comporta bene con trenta frame al secondo, giochi di luce ed effetti particellari meravigliosi, soprattutto per quanto concerne l’utilizzo dei poteri. Ottima anche l’interazione con gli scenari e l’alta distruttibilità. Buoni anche gli interni, realizzati con molta dovizia di particolari. Polygon count ricchissimo, texture ad alta qualità e il filtraggio funziona bene. Grandiosa naturalmente la recitazione e le animazioni legate ai personaggi principali, degne di una produzione cinematografica, anche se qualche legnosità di troppo, soprattutto durante le sparatorie, poteva essere smussata.

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Nota positiva anche per il doppiaggio in italiano, anche se si poteva lavorare meglio nel mixaggio e nel volume generale.

[signoff icon=”quote-circled”]Un buon titolo senza dubbio, con una componente narrativa curatissima e un gameplay solido e divertente, con poteri speciali che divertono e coprono parzialmente qualche problema a livello di una gestione delle coperture quantomeno spregiudicata ma non sempre funzionale. Non é la rivoluzione che in molti hanno profetizzato ma una killer app Remedy e Microsoft sicuramente l’hanno confezionata.[/signoff]

8
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