Ratchet: Deadlocked – Recensione Ratchet: Deadlocked

Il più grande Platform degli ultimi anni diventa un Action

parliamo di Ratchet & Clank, gioco del quale tutti hanno sentito parlare, almeno una volta,dopo esser uscito vittorioso dalla sfida a distanza con la Naughty Dog per il primato tra i Platform degli ultimi anni. Ebbene, dopo una trilogia superba, dopo capitoli che si miglioravano l’un con l’altro, l’Insomniac, invece di cedere il passo o provare a sfondare con qualche altra idea, prova a consolidare l’immagine del Lombax proveniente dal pianeta Veldin, non solo cambiando genere ma anche abbandonando il suo umoristico compagno robotico di nome Clank: mossa azzardata, infatti nessuno si aspettava che Ratchet potesse distaccarsi anche dal genere Platform, nel quale aveva trionfato con grande stile. Stavolta ci troveremo di fronte ad un Action caotico ma sempre ben organizzato, con esplosioni ad ogni minuto, e insomma, tutt’altro che il vecchio gioco che avevamo imparato ad amare.

Un Lombax in Televisione

Deadzone, un programma che potremmo paragonare ai nostri reality, ha bisogno di un nuovo eroe della gabbia: un protagonista che sappia correre pericoli e tenere incollati gli spettatori agli schermi, iniziando da una piattaforma con pubblico, pazzo protagonista del reality che dovrà seguire un percorso pieno di avversari, robot, bombe e tantissimi pericoli che metteranno a repentaglio la sua vita. Ovviamente l’obiettivo di Deadzone e dei conduttori non sarà quello di salvarvi la pelle, ma quello di tenere alta l’audience e quindi farvi incappare nei pericoli più assurdi possibili ed immaginabili. Naturalmente chi meglio di Ratchet per questa impresa? Ed ecco quindi il nostro Lombax gettato nell’arena dei gladiatori ad affrontare quanti più pericoli possibili, guidato dal suo oramai inseparabile amico Clank che, tramite un microfono nascosto, gli fornirà quanti più suggerimenti possibili allo scopo di preservarlo dalle varie insidie disseminate per le arene. Un qualcosa di nuovo sì, ma niente a che vedere con le esilaranti trame che era stata capace di tessere l’Insomniac nei tre capitoli precedenti e la menomazione di Clank, che sarà rimpiazzato da piccoli robottini che seguiranno il Lombax per tutta l’avventura si fa sentire, soprattutto per quanto riguarda il fattore di giocabilità.

Vince chi sopravvive

Il nucleo del gameplay è l’abbattimento dell’esercito avversario all’interno di arene prestabilite; gli obiettivi includono amenità come il raggiungimento di locazioni predeterminate, l’attivazione di scudi difensivi o la protezione di strutture amiche, ma alla fine si tratterà solamente di riempire di piombo i nemici sul campo. Si parla di “piombo” solo in senso figurato: l’arsenale a disposizione di Ratchet include una nutrita selezione di armi non-convenzionali dalle denominazioni pittoresche che spaziano dal Cannone al Magma al Decimator B-6, dal Fucile a Fusione al Lanciatorrette, ognuna caratterizzata da tempo di ricarica, potenza e frequenza di sparo differenti. Naturalmente sarà indispensabile un costante upgrade del proprio equipaggiamento, effettuabile presso negozietti Megacorp disseminati un po’ ovunque all’interno del gioco; prevedibile come tutto il resto l’opportunità di condurre in sezioni apposite vari mezzi d’assalto, sia corazzati che di perlustrazione, in grado di introdurre un minimo di variazione sul tema anche nella tipologia del sistema di controllo. Volendo trovare un barlume di novità nella generica routine di spara, respingi, uccidi e vivi, non si può che menzionare l’introduzione dei bots, nominati poc’anzi come sostituti di Clank, automi tuttofare che accompagneranno l’eroe come fidi cagnolini, pronti al combattimento ed indispensabili all’esecuzione di specifiche azioni contestuali; tramite le frecce direzionali sarà possibile impartire ordini alla propria squadra di ferrivecchi, facendoli riunire in formazione o indirizzarli verso zone anguste come spianastrada. Tra una sparatoria e l’altra si alternano fasi di stampo platform che prevedono successioni di salti e ondeggiamenti nel vuoto degni di un Tarzan del futuro, facilmente emulabile grazie all’ uncino magnetico in dotazione o l’attivazione di particolari switch tramite l’Ominchiave: l’arma di Ratchet.Purtroppo ciò non contribuisce al miglioramento di questo Platform diventato Action per chissà quale oscura ragione.

Niente è meglio di un Lombax mascherato

La grafica non presenta problemi, eccezion fatta per qualche trascurabile rallentamento durante gli scontri più frenetici: il motore grafico è sempre stato uno dei punti di forza del team Insomniac e non c’è quindi molto da dire, se non che l’estensione degli ambienti di gioco ne limita in parte la magnificenza che si manifesta comunque nella maniacale attenzione per i dettagli: quindi una cura più attenta nei particolari, poco interesse negli spazi aperti, mantenendosi comunque nei limiti del bel lavoro. Alcuni effetti speciali: quali le astronavi che scendono in picchiata per distruggere qualcosa, i bombardamenti e gli stessi nemici che andrete a neutralizzare voi stessi, sono degni di un grande motore grafico, un’immancabile lusso di questa serie, del quale spesso ha potuto vantarsi la di sviluppo. Anche i personaggi sono molto ben caratterizzati, sia come grafica che come AI, confermando l’ evidente influenza cinematografica: i boss in particolare, ma anche i due commentatori di Pox News, Juanita e Dallas, lasciano il segno. Per non parlare della miriade di nemici di ogni forma, dimensione e potenza, ognuno ben rappresentato.
Sonoro al solito a livelli ottimi: gli effetti lasciano il segno anche se stavolta la colonna sonora lascia un po’ a desiderare. Esilarante poi l’onnipresente telecronista: Dallas, insieme all’assistente Juanita: i due tengono costantemente alto il livello di ironia e divertimento durante l’intero svolgersi della storia, supplendo, almeno in parte, alla virata negativa che avrebbe potuto stravolgere la leggerezza degli episodi precedenti, risultando alla fine come l’episodio più divertente della saga. E tutto ciò nonostante la mancanza di Qwark, una figura che aveva accompagnato i nostri eroi per parecchio tempo che compare solo in voce, alla fine del gioco. Prima dei crediti è presente anche un breve filmato dove ritroveremo il boss di Ratchet & Clank 3: Nefarìous, con il suo assistente Lawrence, che continua a suonare il basso, perennemente alla deriva nella galassia, relegato su un asteroide dopo l’ ennesima dipartita.

Platform? No. Action? Quasi. Sparatutto? A quanto pare si.

È difficile affermare che questo sia davvero il capitolo della serie più appassionante degli ultimi tempi nell’ambito del Platform, com’è difficile anche dichiarare che assomigli molto ad un Action: ci è difficile nascondere che dopo un po’ risulti un semplice sparatutto in terza persona, dove vince chi spara di più e chi crea più baccano con le proprie armi. Un’esagerazione che non ci aspettavamo di certo, ma forse, come la Naughty Dog, successivamente alla cessione dei diritti di Jason Rubin, ha trasformato Jak e Daxter in un gioco di macchine, così la Insomniac ha voluto distaccarsi dal puro genere Platform per mostrare di essere capace anche altrove. Purtroppo però il risultato è solo una mera illusione di poter eguagliare il lavoro della precedente trilogia. Ora si aspettano altre novità, sperando di non dover enunciare un definitivo crollo del duo più famoso degli ultimi tempi videoludici.

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