Remothered Tormented Fathers – Recensione PS4

Recensito su PlayStation 4

A distanza di mesi dalla pubblicazione su PC, Remothered Tormented Fathers è infine arrivato anche su console. Si tratta di un titolo indipendente di genere horror, realizzato da un team di sviluppatori italiani e che, nonostante alcuni problemi, è riuscito a ritagliarsi la sua fetta di apprezzamento nel pubblico e voti più che soddisfacenti da parte della critica di settore.

Avviare la propria carriera creando un titolo tanto ambizioso non è sicuramente semplice e per questa ragione Remothered Tormented Fathers riesce a stupire nonostante diverse sbavature. La versione console del gioco ha un binding comandi soddisfacente e la reattività del software al controller è più che ottima; tuttavia, anche su versioni “potenziate” degli hardware come PS4 Pro, il gioco ha sgradevoli cali di framerate, soprattutto durante i filmati realizzati con l’engine di gioco.

Remothered Tormented Fathers

La regia delle cutscene è estremamente cinematografica, così come molte inquadrature fisse all’interno delle quali la protagonista, Rosemary Reed, dovrà muoversi nel tentativo di far chiarezza sui misteri che avvolgono il passato del Signor Felton e la sua famiglia. La cura posta nella realizzazione degli ambienti è impressionante e, nonostante il titolo sia ambientato per un buon 95% all’interno di una villa antica, la varietà dei luoghi e il livello di dettaglio e attenzione nella creazione di questi ultimi è lodevole.

Purtroppo, Remothered Tormented Fathers deve scontrarsi con la dura realtà dei fatti: budget ed esperienza sono comunque fattori molto importanti nella realizzazione di un titolo videoludico e il principale limite del gioco è appunto quello tecnico. Oltre alla già citata ottimizzazione infelice delle versioni console, Remothered Tormented Fathers non vanta né enigmi particolarmente brillanti o complessi, né animazioni o modelli particolarmente curati e questo inficia inevitabilmente l’immersività negli eventi e nelle situazioni; per fortuna l’illuminazione ambientale riesce a “nascondere” spesso e volentieri questi problemi e il gioco offre un’atmosfera curata e con la giusta tensione, sempre accompagnata da doppiaggio, effetti audio e colonna sonora di alto livello.

Remothered Tormented Fathers

Ostacoli ambientali e level design sono ovviamente rimasti identici a quelli della versione PC del titolo, per cui c’è poco o nulla da aggiungere rispetto alla recensione master race: va in ogni caso evidenziato che il panorama console ha carenza di titoli indie tanto ambiziosi e complessivamente così tanto curati e il lavoro di Stormind Games e Darril Arts risulta dunque un acquisto consigliatissimo per ogni “peasant gamer” appassionato a un genere videoludico che punta più al terrore psicologico che all’orrore fisico nudo e crudo.

Senza ausilio di una guida, la (dis)avventura della dottoressa Reed terrà compagnia ai giocatori per circa quattro ore, al termine delle quali l’unica reale ragione per riprendere il titolo in mano sarà quella di completare la raccolta di collezionabili e scoprire i numerosi e interessanti retroscena della storia.

Remothered Tormented Fathers

Remothered Tormented Fathers è un prodotto più unico che raro nel panorama console, oltre che motivo di orgoglio e vanto per gli sviluppatori del Bel Paese. Si tratta senza dubbio un lavoro con le sue imperfezioni , oltre che primo capitolo di una trilogia che lascia più confusi che persuasi nelle battute finali, oltre che un po’ amareggiati per come tutta la tensione emotiva accumulata venga scaricata in un’acchiapparella ben poco cerebrale. Rimane comunque un lavoro encomiabile e che, a fronte dell’esperienza accumulata e di un investimento economico superiore, ha tutto il potenziale per stupire pubblico e critica con il proseguimento dell’avventura di Rosemary e Stormind Games.

7.1

Pro

  • Registicamente ispirato
  • Gli ambienti sono curati e vari
  • Musiche perfette per l'atmosfera
  • La narrazione intriga e incuriosisce

Contro

  • Animazioni e modelli non sempre all'altezza
  • Il framerate cala parecchio durante i filmati
  • Superata la barriera d'ansia, il gameplay sa di già visto
  • Il finale lascia più domande che risposte
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