Rhapsody: A Musical Adventure – Recensione Rhapsody: A Musical Adventure

Musica e Rpg

I giochi musicali stanno trovando ampio spazio nell’attuale panorama videoludico; da titoli come Guitar Hero o Rock Band, passando per i portatili LocoRoco e Patapon, il mondo della musica videoludica sta facendo parlare di sé. Che la musica sia importantissima ai fini ludici del videogioco è ormai un dato di fatto, e la colonna sonora è sempre un tassello in più per giudicare la bontà intera di un titolo. Eppure la musica  spesso diventa ben più di mero contorno anche in altre tipologie di giochi, come ad esempio nei Jrpg. Lo avevamo ben visto in titoli come Eternal Sonata, dove le leggiadre note di Chopin accompagnavano in lungo e in largo la nostra avventura, o ben dieci anni fa in un poco conosciuto titolo Atlus per Playstation dal nome di Rhapsody: a Musical Adventure. Ed è proprio di questo gioco che andremo a parlare, sfruttando l’occasione della sua uscita da parte di Nippon Ichi Software per la console portatile Nintendo, ossia quel DS che sta spopolando in tutto il mondo.


Tra bambole, note e avventure

Il gioco si apre su un sogno, un terribile e innocente sogno adolescenziale, dove una ragazza rincorsa da giganteschi mostri viene salvata da un principe abile e coraggioso. Quella ragazza non è altri se non la nostra protagonista Cornet, dotata della particolare abilità di parlare con le bambole. Cornet è seguita dall’insostituibile quanto giocherellona fatina Kururu, che in ben più di un’occasione si dimostrerà fondamentale per la trama generale.
La vita di Cornet cambia quando, nella foresta, viene salvata dal principe dei suoi sogni, in un incontro che farà nascere nella nostra protagonista un colpo di fulmine a dir poco scottante. Da qui prenderanno il via le vicende del gioco, presentando una trama lineare e non proprio accattivante che potrebbe, nonostante tutto, appassionare qualche giocatore per lo stile infantile e semplicistico, stile che si riscontra anche nei vuoti, se pur simpatici, personaggi.
Il gioco non comprende tuttavia una traduzione per il nostro paese, e quindi i vari dialoghi saranno solamente in lingua inglese.

A colpi di tromba!

Nonostante quanto si possa pensare, Rhapsody si presenta come il più classico degli jrpg. Appena cominciata l’avventura ci ritroveremo a girovagare per il paesino, dove potremo parlare con gli abitanti e comprare oggetti, armi e altre utili cianfrusaglie. Lo schermo in alto ci mostrerà la mappa delle varie aree, limitandosi a illuminarci il blocco della mappa dove saremo capitati.
Il discorso cambia quando entreremo, finalmente, nell’interfaccia di combattimento. Camminando in alcuni luoghi, infatti, incontreremo i nemici grazie agli amati/odiati incontri casuali, che ci trascineranno nel vivo dell’azione. In questo frangente ecco che potremo decidere le nostre mosse grazie al touchscreen del DS, dove terremo d’occhio lo status dei nostri guerrieri (quattro al massimo), quello dei nemici, e dove potremo scegliere le mosse da compiere e i mostri da mazzolare (la nostra Cornet lo farà a colpi di tromba). Lo schermo in alto ci mostrerà invece la battaglia vera e propria, i mostri e le varie animazioni.
Entrando nel meccanismo capiremo sin da subito di trovarci di fronte a un lavoro fin troppo semplicistico, che fa da sfondo ad una giocabilità veramente troppo banale. Se è vero che molto spesso le battaglie saranno prive di qualsivoglia strategia, e che saranno facilmente superabili grazie al perseverante utilizzo del semplice attacco, è vero anche che non potremo in alcun modo decidere lo sviluppo dei nostri personaggi, che automaticamente ad ogni level up potenzieranno qualche parametro o impareranno qualche nuova abilità. Tutto questo non farà che stancare il giocatore, che ben presto si troverà frustrato da un sistema di battaglie scevro di ogni spunto strategico o di divertimento.
Altro punto negativo del titolo saranno gli intermezzi musicali, tutti rigorosamente in giapponese che, se da un lato potranno interessare i cultori della musica giapponese, dall’altro stancheranno immediatamente i giocatori meno smaliziati che, è il caso di dirlo, non vedranno l’ora di poter saltare ogni intermezzo musicale.
Concludendo il discorso sul gameplay, c’è da dire che se la longevità media si attesta sulle 10-15 ore scarse, sarà comunque bilanciata da una serie di quest secondarie, varie e decisamente vaste, capaci di aumentare notevolmente la longevità del gioco.

Un mondo di colori

A conti fatti, la semplicità è il vero punto cardine di Rhapsody. Semplice è la sua trama, semplice il suo gameplay, e semplice infine è il suo comparto tecnico. Graficamente parlando, Rhapsody può vantare un approccio visivo decisamente colorato e a tratti bambinesco, con uno stile manga dei più delicati, teneri e infantili, che si fonde bene con la scelta delle due dimensioni. Se a prima vista l’impatto visivo sarà dei più positivi, ben presto le varie ambientazioni si faranno stancanti e ripetitive, prive di un vero e proprio fascino. Azzeccati, invece, i portrait dei vari personaggi e delle bambole che incontreremo nel proseguo dell’avventura, la cui bellezza sta comunque nel grado di apprezzamento che abbiamo nei confronti di questo particolare stile grafico.
Parlando delle animazioni, ecco che si apre uno scenario tutt’altro che felice. Se si può chiudere un occhio in virtù della vecchiaia del titolo (abbiamo già detto che usci nel 1999 per Psx), a volte ci troveremo a dover commentare quella camminata più simile al pattinaggio, quei nemici dalle movenze scattose e quelle abilità dalla conclusione non proprio coreografica.
Le cose cambiano quando parliamo del sonoro. Le musiche di sottofondo sono davvero azzeccatissime e ben congeniate, senza parlare di quelle che sottolineeranno i vari intermezzi musicali (che potranno essere odiati dai giocatori poco avvezzi a queste formule), tutte abbastanza allegre e difficilmente fastidiose.

In conclusione

Inutile negarlo, Rhapsody non è proprio un gioco per tutti. Per i più, infatti, parrà noioso, ingiocabile e frustrante, soprattutto se non si ama lo stile infantile e semplicistico dell’opera. Per tutti quei giocatori, infatti, è caldamente sconsigliato. Per gli altri, invece, potrebbe essere una acquisto da prendere in considerazione, ma solo se si chiude un occhio davanti al sistema di battaglie atono e noioso e a quello di sviluppo totalmente inesistente. In fin dei conti Rhapsody rimane uno dei tanti, discreti Jrpg presenti su Nintendo DS, senza la capacità di dire la sua in mezzo a così tanti rivali.

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