Scar-Lead Salvation Recensione

Torniamo a parlare di Compile Heart, stavolta alle prese con una nuova produzione: Scar-Lead Salvation, un titolo che mi ha particolarmente incuriosito fin dal primo annuncio. Conosco bene lo sviluppatore e apprezzo moltissimo i loro lavori, con tutti i pro e i contro che si portano dietro da anni. Qui però ci troviamo di fronte a un genere inesplorato per il team nipponico, ovvero uno sparatutto in terza persona con elementi roguelike e bullet hell.
I trailer pubblicati prima dell’uscita hanno leggermente condizionato la mia percezione iniziale del gioco, facendomi credere di avere tra le mani un Returnal in stile anime. L’idea alla base di Scar-Lead Salvation è infatti molto simile, ma replicare il livello di brillantezza dell’immaginario creato da Housemarque è incredibilmente difficile.
Nonostante apprezzi lo sforzo da parte di Compile Heart di ingegnarsi proponendo qualcosa di “nuovo” nel proprio catalogo, la realizzazione finale di Scar-Lead Salvation lascia parecchio a desiderare. Se dovessi descriverlo con un aggettivo, direi noioso, e vi spiego subito il perché nella mia Scar-Lead Recensione.
Scar-Lead Salvation Recensione
Scar-Lead Salvation mette il giocatore nei panni di Willow Martin, una giovane ragazza che si risveglia in una struttura militare senza alcun ricordo di come sia arrivata lì o del suo passato. L’unica compagnia del giocatore sarà un’IA senziente la quale, un po’ alla volta, ci svelerà diversi retroscena collegati alla struttura militare, composta principalmente da infiniti corridoi e stanze labirintiche, infestati da una miriade di macchine ostili.
La trama viene svelata gradualmente attraverso dialoghi e documenti nascosti all’interno della struttura. Forse la cosa più riuscita sono proprio i dialoghi tra la protagonista e l’IA, che riescono a creare un legame in una situazione particolarmente complessa. Purtroppo, la storia manca di profondità e di conseguenza anche i dialoghi risultano piuttosto lenti e piatti. Tuttavia, ho particolarmente apprezzato il doppiaggio giapponese della protagonista, la cui performance presenta le classiche sfumature di un personaggio tsundere da anime (non giudicatemi!).

Altro tema trattato all’interno di Scar-Lead Salvation è il concetto di morte e rinascita, conosciuto con il termine più appropriato di loop. Abbiamo già visto questo meccanismo in giochi come Returnal o Deathloop, ma Compile Heart lo propone in una versione semplificata. Nel gioco si muore – poche volte, ma si muore – e quando succede il personaggio tornerà in vita da dove tutto è cominciato.
Basandomi sulla mia esperienza, solamente dopo la prima morte avviene un dialogo fondamentale per la storia, mentre nelle morti successive Willow non mostra alcun tipo di emozione. Avrei preferito che il gioco esplorasse maggiormente il lato emotivo della protagonista, con il suo essere intrappolata in un ciclo apparentemente infinito in un luogo così ostile… ma nulla.
In Scar-Lead Salvation l’emotività viene enfatizzata solamente in alcuni dialoghi divaganti e il tema del loop, che dovrebbe essere quello principale, viene utilizzato solamente come una mera meccanica di gioco anziché come la base della storia. Il problema è che anche come meccanica risulta essere insufficiente e questo si riflette anche nel suo gameplay di cui vi parlerò qui sotto.
Tra adrenalina e ripetitività
Devo ammettere che il primo approccio con Scar-Lead Salvation non è stato del tutto negativo, quantomeno per la prima mezz’ora di gioco. Il gunplay mi è sembrato ok, o meglio nulla di eccezionale ma funzionante, mentre il sistema di movimento è veloce e adrenalinico come piace a me. Però, al tempo stesso, sentivo che c’era qualcosa che non andava: una sensazione strana, come se avessi visto già tutto quello il gioco aveva da offrirmi. E, in effetti, era proprio così…
Andiamo con ordine però. Per la sua nuova creazione, Compile Heart ha optato per un classico sparatutto in terza persona con la caratteristica unica e distintiva dei bullet hell, il che significa che il giocatore dovrà schivare una quantità impressionante di proiettili e attacchi nemici, ma che in Scar-Lead Salvation risultano essere molto prevedibili.

Grazie alla nostra tuta, possiamo deviare i proiettili, riempiendo così la barra della Exo Force situata nella parte bassa dello schermo, a sua volta utile a utilizzare alcuni potenziamenti ed entrare nella modalità Onslaught, rendendo il personaggio temporaneamente più forte e invincibile. Il parry è molto semplice da eseguire e non richiede un tempismo perfetto, tuttavia, non tutti i proiettili possono essere deviati.
Il nostro arsenale è composto prevalentemente da armi a lunga gittata. La varietà di armi a disposizione è discreta, spaziando da fucili d’assalto a armi energetiche e lanciarazzi, ognuna con le proprie peculiarità ed effetti di stato. Sconfiggendo i nemici si possono ottenere dei punti per potenziare le armi, ma il potenziamento non è permanente e quindi, se moriremo, perderemo tutta la valuta ottenuta e parte dei progressi accumulati.
Gli unici potenziamenti che rimangono attivi post morte sono quelli legati alle Exo Force Drive, dei set specifici che troveremo all’interno della struttura e che possono essere potenziati raccogliendone altri dello stesso tipo. Questo pone il gioco anche sotto l’etichetta di roguelike, ma a conti fatti si tratta solamente di un reset parziale del nostro equipaggiamento. Willow non ha statistiche personali e l’unica cosa potenziabile sono le armi, quindi morendo perderemo solamente parte del nostro arsenale e ci risveglieremo con un’arma casuale.
Tutte queste meccaniche però vengono sviscerate fin da subito. Tutto ciò che vedrete nei primi trenta minuti è tutto quello il gioco ha da offrirvi: non c’è evoluzione nel gameplay, non ci sono nuove meccaniche, non ci sono altre armi e infine ambientazione e nemici sono sempre gli stessi!

Senza farvi spoiler, il gioco ricicla le ambientazioni, cambiando solamente il colore delle stanze e quello dei nemici, rendendo l’esperienza di gioco estenuante e monotona. Il problema principale è che anche i livelli sono lunghi e tediosi. Non mi vergogno nel dire che, verso la fine del gioco, ho iniziato a saltare le stanze e no, non sto imbrogliando visto che il gioco stesso ti permette di ignorare completamente i nemici nelle stanze e di tirare dritto verso la fine del livello.
Anche perché parliamo di un gioco che dura circa 8 ore e se in tutto questo tempo l’unica cosa da fare è muoversi per stanze tutte uguali e distruggere macchine robot che si ripetono all’infinito, beh nel loop non c’è finita Willow ma noi! Non sono presenti modalità secondarie o missioni extra, quindi i contenuti si limitano alla sola modalità storia. Finita la storia non avrete altri motivi per continuare a giocare.
Scar-Lead Salvation non brilla graficamente
Da Compile Heart non possiamo aspettarci chissà che tipo di livello grafico. L’abbiamo visto anche nel più recente Death end reQuest Code Z (qui la nostra recensione), ma in generale i titoli dello studio tendono a essere molto low budget se si parla di grafica, come anche per questo Scar-Lead Salvation.
Il modello della protagonista non è affatto male e presenta anche un aspetto molto interessante, quello del “danneggiamento dell’abbigliamento”. Esteticamente, l’armatura di Willow si deteriora e la sua tenuta diventa più scarna man mano che subisce danni. Questa scelta di design mi ha ricordato perché adoro Compile Heart! Si tratta di puro fanservice ovviamente, un marchio di fabbrica del team di sviluppo.

Analizzando nel complesso la grafica, però, quella delle ambientazioni, come accennato, soffre di una mancanza di varietà e di un’eccessiva genericità, con stanze che si assomigliano troppo tra loro. Le animazioni sono funzionali, anche se a volte possono apparire legnose o innaturali, specialmente durante il movimento e lo sparo. Nel suo intero la grafica non brilla, ma rimane in linea con le altre produzioni di Compile Heart.
Sul fronte tecnico, invece, Scar-Lead Salvation gira decentemente, con un framerate stabile, grazie anche alla presenza in numero ridotto di nemici e ai corridoi che mascherano i caricamenti tra una stanza e l’altra. Anche se questo permette una stabilità tecnica, dall’altra parte si interrompe il flusso di gioco accentuando ancora di più il senso di ripetitività.
Un passo audace, ma incerto
Scar-Lead Salvation è l’esempio perfetto di come NON va trattato il tema dei loop temporali. La narrativa si rivela piatta e priva di stimoli, fallendo nell’esprimere il potenziale di tale espediente. Nonostante l’eccellente doppiaggio giapponese della protagonista, questo punto di forza non riesce a compensare la carenza di dialoghi significativi e di spessore, che lasciano la storia priva di una profondità emotiva.
Il gameplay è, probabilmente, l’aspetto più noioso del gioco. Il gunplay è ripetitivo e mal calibrato, appesantendo le fasi shooting. Le ambientazioni peccano di originalità, con stanze tutte uguali tra di loro. I nemici, poi, sono anonimi e si ripetono di continuo, variando solamente nel colore e nell’arma che utilizzano. I boss cercano in qualche modo di spezzare questa monotonia, ma il percorso da seguire per raggiungerli risulta essere tedioso, oltre al fatto che sono tre contati.
Scar-Lead Salvation cerca di replicare Returnal fallendo miseramente. Non c’è alcuna progressione del personaggio, il combat system risulta essere monotono e la storia è banale. Adoro i giochi low budget, ma in questo caso quello che fa più male è il prezzo di lancio di € 59.99, come un Tripla A praticamente. Se avete PS Plus Premium, potete provarlo per 2 ore, ma in caso contrario il mio consiglio è quello di lasciar perdere. Ci sono titoli decisamente migliori sul mercato in questo momento.
Scar-Lead Salvation è disponibile su console PlayStation 4, PlayStation 5 (fisico e digitale su PS Store) e PC via Steam, mentre la versione Xbox Series X|S arriverà il 2 settembre 2025.
In una parola: Noioso!
Pro
- Buono il modello della protagonista
- Doppiaggio giapponese ottimo
Contro
- Storia dimenticabile
- Gameplay ripetitivo
- Poca varietà di nemici e ambientazione