Sleep Awake Recensione
Ci sono giochi che cercano di spaventare il giocatore con jump scare, creature deformi o meccaniche punitive; e poi ci sono titoli come Sleep Awake, che scelgono una strada molto diversa: quella dell’inquietudine lenta, insinuante, malinconica. Un titolo che non vuole far urlare, ma far riflettere—e che basa tutto sulla fragilità dell’essere umano privato di una delle sue funzioni fondamentali: il sonno.
Sleep Awake Recensione
Sin dalle prime battute è chiaro che Eyes Out non ha voluto creare l’ennesimo horror dalla struttura classica. Ha invece scelto una direzione più intimista, psichedelica, onirica. Tuttavia, questa visione autoriale è accompagnata da limitazioni evidenti nella parte ludica, che impediscono a Sleep Awake di raggiungere le sue ambizioni più elevate. Ne risulta un’esperienza affascinante, bellissima da guardare e capace di colpire emotivamente, ma spesso meno incisiva di quanto prometta la sua premessa.
In Sleep Awake il mondo che conosciamo è collassato sotto il peso di un misterioso evento catastrofico. Il sonno, un bisogno naturale, è diventato una condanna definitiva: chi si addormenta scompare nel Silenzio, una presenza enigmatica, quasi cosmica, che inghiotte chi vi cade.

La lotta disperata contro l’oblio del Silenzio
Il giocatore interpreta Katja, una giovane donna provata dagli eventi, costretta a sopravvivere in un mondo dove restare svegli è sinonimo di vita. Le sue motivazioni non sono di grande eroismo globale, bensì profondamente personali: deve consegnare un’infusione salvavita a una persona amata, un gesto semplice ma che assume l’importanza di un’ultima speranza in un mondo allo sbando.
Katja non è l’eroina infallibile di tanti videogiochi. È stanca, a volte irritabile, logorata psicologicamente. Il suo linguaggio diretto, il suo modo di percepire la realtà, le sue allucinazioni rendono la sua voce narrante credibile e umana.
La città di Crush è l’ultimo baluardo della civiltà e anche un simbolo della sua fine. Devastata da terremoti continui e mutamenti atmosferici improvvisi, è un organismo vivo e instabile. Qui convivono diverse fazioni, ognuna intenta a inventare un metodo diverso per rimanere sveglia: droghe, rituali, stimolazioni estreme, auto-mutilazione emotiva. Il giocatore le incontra gradualmente, scoprendo culture e ideologie nate dalla disperazione.

La narrativa ambientale, fatta di rovine, poster, voci e oggetti lasciati indietro, dà forma a un mondo sull’orlo del collasso mentale collettivo.
Il Silenzio non è il classico nemico fisico. È un concetto, un’entità astratta che incarna la dissoluzione dell’identità, il cedimento della mente sotto pressione. Si manifesta come forza invisibile, come segni nel paesaggio mentale di Katja, come minaccia costante più che come pericolo diretto. Questa scelta gli conferisce fascino, ma anche una certa inefficacia ludica: fa paura nella teoria più che nella pratica.
Direzione artistica: psichedelia e malinconia
Il comparto artistico è senza dubbio il gioiello del gioco.
Sleep Awake è un tripudio di immagini surreali: strade sfondate che sembrano pensieri distorti, luci al neon che simulano stimoli sensoriali esasperati per restare svegli, intermezzi visivi che ricordano vagamente un’esperienza allucinatoria più che un incubo classico.
Ogni ambiente racconta qualcosa e l’illuminazione è usata con una maestria rara: costa trovare giochi in cui la luce sia così parte integrante della narrazione psicologica.
Le allucinazioni – visive, sonore, percettive – contribuiscono a un clima di instabilità costante. Sono affascinanti, apparentemente imprevedibili, a volte spaventose più per ciò che suggeriscono che per ciò che mostrano. Avrebbero potuto essere sfruttate in modo più interattivo, ma rimangono comunque un punto di forza dell’esperienza.

Perdita, resistenza e rassegnazione
Al contrario di molti horror, Sleep Awake è una meditazione sulla vulnerabilità umana, sull’impossibilità di sfuggire all’esaurimento, sulla solitudine in un mondo che si sgretola. La domanda centrale diventa quasi filosofica: cosa ci spinge a resistere quando tutto intorno sembra suggerire che sia inutile?
Il gioco riesce in pieno a trasmettere tristezza, disillusione, smarrimento. Riesce a far empatizzare con Katja, con il suo desiderio di proteggere chi ama, con il peso insostenibile di vivere un giorno dopo l’altro.
Le prime vere criticità del gioco
Assurdamente, è nel gameplay che si inizia di più a notare dove Sleep Awake “manca” di qualcosa. Quella offerta dal gioco è un’esperienza prevalentemente esplorativa, e si passa la maggior parte del tempo a esplorare ambienti vasti e tortuosi, a risolvere enigmi relativamente semplici, ad assistere a sequenze narrative e a “gestire” brevi sezioni stealth.

L’enfasi è sulla scoperta e sulla narrazione, non sulla sopravvivenza. Ci sono pochi pericoli “reali”.
Nonostante l’ambientazione apocalittica e la premessa inquietante, le minacce effettive sono poche e quasi mai davvero spaventose: gli abitanti deliranti di Crush non rappresentano un pericolo costante; le creature o le presenze generate dalla mente di Katja sono più simboliche che ostili; lo stealth è lentissimo e poco efficace. La mancanza di un vero antagonista fisico riduce la tensione che Sleep Awake sembrava voler costruire.
Gli enigmi sono funzionali, mai frustranti, ma anche privi di profondità. Raramente richiedono creatività; più spesso si limitano a piccoli passaggi logici o ambientali. L’esperienza è lineare e con un livello di sfida fisso, il che riduce la rigiocabilità e impedisce ai giocatori più esperti di cercare un’esperienza più impegnativa.

Brillare tecnico
Su questo fronte, Sleep Awake brilla: nessun pop-in, assenza quasi totale di rallentamenti, grafica pulita e stabile. Ho avuto solo un crash isolato su PlayStation 5 “base”. È evidente una cura significativa per la qualità tecnica del prodotto. Audio e doppiaggio sono due altri fiori all’occhiello di Sleep Awake.
La colonna sonora, spesso inquietante e ipnotica, accompagna con efficacia i momenti più tesi e quelli più introspettivi. L’audio design arricchisce l’esperienza, soprattutto quando simula: distorsioni percettive dovute all’insonnia; rumori ambientali amplificati; il “respiro” o “richiamo” costante del Silenzio.
Il doppiaggio è uno dei punti più forti: Katja risulta credibile, fragile, a volte sarcastica, sempre umana; i personaggi secondari hanno personalità distintive, con voci che suggeriscono la follia lenta che li corrode.
A livello di longevità e rigiocabilità, Sleep Awake mostra un altro limite forte: non ha alcuna scelta narrativa significativa, nessuna variante di gameplay, nessuna modalità alternativa, nessun elemento che “cambi” tra una run e l’altra. A differenza, ad esempio, di un Cronos The New Dawn o di un Silent Hill f, è un’esperienza da vivere una volta, e questo non è necessariamente un difetto.
In conclusione…
Sleep Awake è un titolo consigliato a chi cerca una esperienza narrativa intensa, più mentale che fisica, più emotiva che terrificante.
Chi desidera adrenalina, paura autentica o sfide impegnative potrebbe rimanere deluso. Ma per tutti gli altri, questo viaggio psichedelico e malinconico resterà nella mente molto più a lungo di molti giochi più rumorosi e appariscenti.
Un gioco affascinante, più emotivamente immersivo, che scioccamente pauroso
Pro
- direzione artistica di altissimo livello
- ambientazioni iconiche e memorabili
- storia toccante, con temi profondi
- prestazioni tecniche notevoli
- audio e doppiaggio eccellenti
Contro
- gameplay poco incisivo e privo di vere minacce
- enigmi facili e linearità marcata
- scarso valore di rigiocabilità
- poca tensione per essere etichettato come horror