Soma Bringer – Recensione Soma Bringer
Soma Bringer è stato sviluppato dai Monolith Soft, famosi per la serie di "Xenosaga" per PS2 e per i recenti "Super Robot Taisen OG" per DS e "Disaster: Day of crisis" per Wii. Si tratta di un tentativo di GDR d’azione, che propone di differenziarsi dagli altri esponenti del genere grazie ad alcuni innovativi elementi. Vediamo se il prodotto finale è degno di nota…
Dimensioni perpendicolari
Uno dei punti forti del titolo è certamente la grafica, che propone modelli tridimensionali al posto degli sprite 2D che ci si potrebbe aspettare dalla console Nintendo. Troppo bello per essere vero, dite? In effetti c’è una "fregatura": gli scenari sono interamente bidimensionali. Di per sé questo non sarebbe un grosso difetto, ma purtroppo gli inconvenienti tecnici ci sono: mentre vi aggirate per un campo, ad esempio, incapperete spesso in rocce o altri elementi dello scenario da cui non potrete semplicemente passare dietro, ma vi toccherà aggirarle completamente. Potrebbe non suonare come eccessivamente faticoso, ma vi assicuriamo che a lungo andare diventa tedioso. A parte questo non ci sono difetti rilevanti, e vanno anzi distribuite note di merito alle animazioni degli attacchi, sempre diverse nonostante la grande gamma di mosse a disposizione. I mostri sono realizzati per la maggior parte in modo ottimo: certi boss, giganteschi, non potranno fare a meno di mettervi suggestione. Menzione speciale anche agli effetti speciali, sempre ottimi e mai invadenti.
Il sonoro, purtroppo, non è altrettanto ben realizzato: le melodie che vi faranno da sottofondo mentre giocate non sono orrende, ma non sono nemmeno epiche, e non vi rimarranno in testa come potrebbe invece capitare con musiche realizzate da Nobuo Uematsu.
La grafica è colorata, ma poco pratica
Un punto a me, un punto a te…
Una volta scelto il personaggio da interpretare (non è presente un editor, ma una delle feature più notevoli del gioco è la possibilità di vivere la storia dalla prospettiva del personaggio che più vi aggrada) e la classe (è disponibile una scelta piuttosto limitata, ma fa piacere che in un GDR si possa scegliere una cosa simile) ha inizio l’avventura. A seconda delle decisioni prese prima di iniziare il gioco, il gameplay varia parecchio: selezionate una classe forte in attacco ma lenta e vi vedrete impossibilitati a sfruttare appropriatamente l’equipaggiamento da ninja, e viceversa. La scelta spetta al giocatore, ma favorire una classe a dispetto di un’altra non comporta penalità: dipende tutto dal vostro stile di gioco. Per il resto, tutto si svolge in modo piuttosto standard: la trama vi porterà a scontrarvi con la fauna di determinati luoghi più e più volte. Una volta sterminate sufficienti qualità di scoiattoli e lepri (e più avanti lupi e dragoni) si sale di livello; a quel punto vengono assegnati dei punti da spendere per apprendere nuove mosse e per aumentare le quattro statistiche. E’ possibile assegnare le tecniche apprese ai quattro pulsanti a piacere, e la pressione dei tasti dorsali vi permette di accedere all’inventario. Nonostante la giocabilità di base sia solida, però, ripetere sempre le stesse mosse risulta alquanto frustrante, e dopo che ci avrete speso una grande quantità di punti vi risulterà difficile sostituirle con quelle nuove. Le armi variano a seconda di ogni classe, che può utilizzarne al massimo tre tipi, oltre agli scudi. Le categorie più agili saranno in grado di utilizzare un’arma per mano, ma quelle forti in attacco brandiranno imponenti spadoni con due mani. E’ possibile potenziare l’armamentario con delle sfere raccolte in battaglia, che conferiscono determinati e non sempre utilissimi bonus. Esiste anche un sistema di quest, che comunque non sono il massimo dell’originalità: si tratta quasi sempre di recuperare antichi artefatti o sconfiggere mostri che affliggono una regione. Presente anche una modalità wi-fi, che permette di affrontare il gioco con degli amici. La longevità è discreta per un RPG, aggirandosi attorno alle 40 ore: se il videogame vi prende, potete stare certi che vi occorreranno numerose sedute di gioco per portarlo a termine.
Le avventure di un gruppo poliedrico
Anche la trama, purtroppo, non è da premio Oscar: un gruppo governativo, durante un’ispezione, trova una ragazza svenuta. Una volta rinvenuta, si scopre che ha perso la memoria, e il gruppo decide di portarla con sé. Spunteranno presto delle connessioni fra lei e la banda di cattivoni che vuole impadronirsi del mondo. Se pure è vero che la storia non regala grandi sorprese, bisogna dire che la possibilità di viverla come un membro a piacere del gruppo è ben accolta: si può decidere se essere la nuova recluta, il burbero vicecomandante o il comandante stesso, o svariati altri membri dell’allegra cricca.
Conclusione
Soma Bringer si rivela quindi un prodotto valido, certamente non un must have per gli appassionati del genere, ma se disponete di un DS e della possibilità di farlo importare (è uscito solo in Giappone e non è prevista la localizzazione in altri paesi), oltre a una sfrenata passione per i GDR, potreste farci un pensierino.