Starcraft II: Heart of the Swarm – Starcraft II: Heart of the Swarm – Recensione

Lo sciame è arrivato. Questo momento era atteso sin dall’annuncio della sola razza Terran come protagonista della campagna di Wings of Liberty, deludendo un po’ le aspettative dei fan del primo titolo che dieci anni prima si erano trovati a seguire la storia da tre punti di vista differenti. A rendere l’attesa ancora più snervante ha senz’altro contribuito la fluidità e il coinvolgimento dettato da una narrazione impeccabile, da una trama mozzafiato e da missioni che vanno al di là del puro divertimento, che quando finiscono non possono far altro che lasciare il magone tipico del finale di stagione di una serie televisiva.
Parlando per l’appunto di televisione, c’è da dire che Blizzard ha fatto davvero un ottimo lavoro nel pubblicizzare il suo prodotto. L’uscita di Heart of the Swarm, infatti, è stato un vero e proprio evento mondiale: dall’Australia agli Stati Uniti, passando per Corea e Francia, si è celebrato il lancio di questa espansione con una diretta streaming delle 20 ore precedenti all’apertura dei server, con spettacoli, show match trai migliori player al mondo e interviste alle icone più importanti del mondo di Starcraft II, compresi gli sviluppatori stessi. L’hype non poteva che essere alle stelle.
 
 
Heart of the Swarm (HotS) riprende dal punto in cui era finita la campagna di Wings of Liberty (WoL), proseguendo la storia però dal punto di vista di Sarah Kerrigan, negli istanti successivi dopo che suo aspetto è stato fatto tornare umano con l’aiuto di un artefatto Protoss. Il potere conferitole quando era a capo degli Zerg è ancora presente però, e viene subito testato per assicurarsi di poter esser sfruttato come mezzo per la propria vendetta. Questa, infatti, è rivolta all’Imperatore Arcturus Mengsk, colui il quale ha abbandonato Kerrigan sul pianeta dove gli Zerg, invece che ucciderla, l’hanno trasformata nella Regina delle Lame, e che adesso vuole morti sia lei che il protagonista del primo capitolo, Jim Raynor. Nonostante però la trama giri attorno ad un sentimento così semplice e scontato come l’odio profondo e la voglia di riscatto, la psicologia dei personaggi è veramente ben curata: tra una missione e l’altra, come nel primo capitolo, ci verrà data la possibilità di conversare con tutte le figure più importanti della storia, sia Zerg che Terran e, anche se di fatto non serve ai fini del completamento della campagna, è veramente piacevole assistere ai dialoghi e capire di conseguenza i vari punti di vista riguardo l’approccio di ogni successiva missione. I più coinvolgenti e significativi sono senz’altro quelli tra Kerrigan e una creatura Zerg chiamata Abathur, nonché maestro dell’evoluzione dello sciame: il suo modo di parlare molto primitivo e soprattutto il suo ruolo portano a delle argomentazioni molti profonde che faranno riflettere Kerrigan sul suo passato. Inoltre, si capisce subito quanto il personaggio principale di questo capitolo sia ben curato, prima semi-dea senza sentimenti con l’unico obiettivo di uccidere qualsiasi cosa gli si parasse davanti, adesso umana pericolosamente potente, ma con la lucidità di risparmiare almeno gli innocenti.
 
 
La campagna vede quindi una serie di missioni e cut-scene alternate a filmati che ci accompagnano nello svolgersi degli eventi, anche se in linea di massima l’impostazione rimane sempre quella del primo capitolo: si può scegliere il pianeta su cui operare e ognuno di essi sblocca due unità diverse, fino ad arrivare ad avere il pieno controllo della razza Zerg. La feature degli upgrade alle unità invece è stata leggermente ridisegnata: in WoL, per usufruire dei potenziamenti, era necessario raccogliere gli artefatti Protoss sparsi nelle missioni, così da avere soldi per rendere la propria armata più offensiva o difensiva; in HotS invece ci sono tre piccoli potenziamenti differenti per ogni unità -oltre all’attacco e alla difesa, è possibile aumentarne la mobilità- e inoltre, completando gli obiettivi bonus durante la linea principale delle missioni, saremo in grado di sbloccare le “missioni evoluzione” che ci permettono appunto di evolvere ulteriormente le nostre unità e renderle capaci di scavalcare le alture, diminuire il tempo di spawn o addirittura resuscitare in combattimento. 
Il punto forte della campagna rimane comunque l’utilizzo di Kerrigan e del suo sempre più crescente potere, il quale rende le fasi di “macro” (gestione della base) più veloci e le fasi di “micro” (gestione delle unità in combat) più semplici, grazie ad un set di abilità in grado di annientare o disabilitare intere orde nemiche. Questo approccio, che a primo impatto ricorda un po’ lo stile RPG, in realtà è molto più flessibile ed è stato riadattato ad un RTS come questo, in quanto non troppo vincolante e con la possibilità di tornare indietro, ottimizzare la combinazione di abilità -passive o attive- e portare a termine le missioni con un pizzico di fantasia in più.
 
 
Per quanto riguarda il comparto tecnico, aprendo il gioco notiamo subito che l’interfaccia dei menù è totalmente cambiata ed è adesso più piacevole, sfrutta ogni spazio senza sprechi e non copre lo sfondo animato che in WoL pareva essere inutile e quasi fastidioso. L’assoluta mancanza di un miglioramento grafico viene leggermente compensata dal numeroso cambio di modelli e texture delle unità nel momento in cui vengono potenziate, anche se altrettanto non si può dire dell’audio, che non sembra avere un qualche cambiamento rispetto al primo capitolo. Questo però non vuol essere un aspetto negativo in quanto non bisogna scordarci di essere di fronte all’espansione di WoL, che di per sè ha un motore grafico e una colonna sonora davvero impeccabile: distinguere anche la più insignificante unità in mezzo ad un combattimento che riempie tutto lo schermo è di una facilità disarmante, mentre i suoni accompagnano il giocatore in ogni sua azione senza essere minimamente invadenti. È anche vero che per non accusare il calo di fps con le impostazioni a “Ultra” ci sarà bisogno di un computer di fascia medio-alta, ma chi non aveva problemi a far girare il primo capitolo non ne avrà nemmeno adesso e potrà godere comunque di tutti i più minuziosi dettagli.
Infine, dopo una lunga fase di beta testing è stato deciso di rilasciare 7 nuove unità -3 Protoss, 2 Zerg e 2 Terran- tutte pronte per entrare a far parte delle numerosissime composizioni dell’armata: per adesso non sembrano tutte perfettamente bilanciate, ma come è stato per WoL e ancor prima per Brood War, dovrà passare un po’ di tempo prima che l’esperienza online sia equilibrata in ogni suo aspetto.
 
 
La campagna, seppur possa risultare semplice per i giocatori più esperti nonostante la difficoltà venga impostata al massimo, ha una trama veramente ben scritta ed è tutto sommato molto soddisfacente. Le missioni sono piene di azione si diversificano molto da quelle del primo capitolo, rendendolo più simile allo stile di Warcraft 3 e al genere degli ARTS (Action Real Time Strategy). Insomma, un titolo che non sporca assolutamente il nome di Starcraft e un must have per gli amanti degli RTS, specialmente per chi non avesse ancora provato il primo di questi tre capitoli. Adesso non resta che avere pazienza e aspettare di poter chiudere il cerchio seguendo il punto di vista dei Protoss.
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