Suikoden Tactics – Recensione Suikoden Tactics

Un genere di nicchia…O forse no?

Nella metà degli anni novanta uscirono per il mercato nipponico una serie di titoli sviluppati per console Nintendo (16 e 64 bit) che mescolavano sapientemente le classiche trame di stampo jrpg ad un gameplay che fino a quel momento aveva spopolato solamente su PC: il genere strategico.
Uscirono così degli ottimi titoli come Ogre Battle: March of the Black Queen, e Tactics Ogre.
Nel 1997 anche la più grande software house produttrice di rpg, la Squaresoft, decide di cimentarsi in questo nuovo (per il mercato console) genere videoludico e riesce al primo colpo a creare un vero e proprio capolavoro conosciuto con il nome di Final Fantasy Tactics, che andò così ad affiancarsi (superandoli peraltro nettamente) ad altri due titoli prodotti da Konami per psx, Vandal Hearts 1 e 2.
Negli ultimi 10 anni altri titoli hanno seguito le orme di questi precursori del genere, ed ora Konami torna finalmente all’attacco, proponendo un rpg strategico sfruttando però il nome della saga che da oltre un decennio ha conquistato sulle console di casa Sony una buona fetta di appassionati.
Nasce così Suikoden Tactics.
Il protagonista della storia è Kyril, un giovane guerriero il cui padre muore durante delle ricerche su dei cannoni runici capaci di trasformare esseri umani in uomini pesce.
Kyril, rimasto orfano decide di vendicarsi e di scoprire cosa si nasconde dietro queste temibili armi.

Kyril e gli altri.

La trama di Suikoden Tactics si presenta in modo abbastanza lineare, e allo stesso modo prosegue per tutta la durata del gioco, mancando di quel pizzico di mordente che avrebbe potuto renderla sicuramente più appassionante.
Purtroppo si sente la mancanza di colpi di scena rilevanti, e non bastano i 60 personaggi arruolabili (dal momento che utilizzerete quasi sempre i personaggi principali che risultano allo stesso tempo quelli meglio caratterizzati) per dare spessore ad una trama forse un po’ piatta.

Dal un punto di vista del gameplay il titolo Konami non si discosta molto da ciò che si è già visto precedentemente: attraverso l’utilizzo di mappe isometriche l’esercito alleato e quello nemico si muoveranno a turno dandosi battaglia su un territorio diviso in piccole caselle come in una scacchiera. Ogni personaggio potrà attaccare, difendersi o utilizzare magie attraverso le rune equipaggiate (come ci ha da sempre abituato la saga di Suikoden), mentre le classi di appartenenza di ogni unità influiranno sulla mobilità del personaggio stesso e sul tipo di strategia da tenere durante lo scontro.
Konami ha tuttavia inseritò una novità in questo titolo: l’influenza che hanno gli elementi sul campo di battaglia. Ogni personaggio ha infatti delle affinità con un determinato tipo di elemento, di conseguenza avrà dei bonus trovandosi in un territorio influenzato dal suo elemento favorito, o dei malus se la casella sulla quale si trova è influenzata da un elemento opposto (ad esempio fuoco/ghiaccio).
Una volta finito uno scontro otterrete dei punti esperienza e dei skill points che vi permetteranno di potenziare le statistiche del personaggio o di imparare nuove abilità.
C’è da sottolineare la diversità e l’originalità di ogni membro che entrerà a far parte del party, che si esplica dal tipo di armi utilizzate fino alle abilità speciali, il che porta sicuramente ad una maggior dose di strategia e preparazione dello scontro.

Tecnicamente qualcosa non va…

Per quanto non sia certamente la grafica l’aspetto più rilevante nel giudicare la bontà di un rpg o in questo caso di un rpg strategico, c’è purtroppo da sottolineare il pessimo lavoro svolto dal team di sviluppo nel creare i vari personaggi, non tanto per lo stile super deformed utilizzato, quanto per la cattiva realizzazione dei modelli poligonali e una caratterizzazione il più delle volte anonima. Oltre a questo dobbiamo purtroppo rimarcare la poco ispirata realizzazione delle ambientazioni: ben poco dettagliate e il più delle volte statiche, oltre alle animazioni dei protagonisti che sono decisamente al di sotto delle possibilità di una PS2.

Il comparto audio se la cava leggermente meglio: l’accompagnamento musicale è più che buono e gli effetti sonori sono anche ben realizzati, ma il doppiaggio in inglese è sicuramente al di sotto delle aspettative e risulta il più delle volte piatto e ben poco partecipe.

La longevità di Suikoden Tactics si attesta su ottimi livelli, per essere completato il titolo Konami necessità di svariate ore di gioco e si presenta come molto impegnativo, specie se si considera la non troppo remota possibilità di perdere per sempre i propri personaggi sul campo di battaglia, il che porta il più delle volte a resettare e a riprovare la stessa missione. Se a questo aggiungiamo che la durata dei combattimenti più impegnativi non si discosta molto dall’ora di gioco, possiamo certamente affermare che da questo punto di vista Suikoden Tactics si difende egregiamente.

Square batte Konami (con un decennio di svantaggio)!

Nonostante risenta di un comparto tecnico al di sotto delle aspettative, lo spin off strategico della saga Suikoden è comunque un buon titolo che saprà strappare molte ore di divertimento a chi ama i giochi di strategia e l’inconfondibile stile nipponico nel creare rpg.
Tuttavia la mancanza cronica di colpi di scena e la presenza di dialoghi abbastanza piatti colloca il titolo Konami su un gradino ben diverso da quello in cui è situato Final Fantasy Tactics, che a distanza di un decennio si può ancora considerare un valido metro di paragone per tutti i titoli di questo genere.

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