Sword of the Necromancer – Recensione

Recensito su Nintendo Switch

Grimorio of Games, nome davvero suggestivo per uno studio indie di videogames, lancia dopo una campagna su Kickstarter – in collaborazione con JanduSoft S.L e Game Seer Ventures – il suo progetto di un RPG che mischia elementi di Hack and Slash e Dungeon Crawler con una componente Rogue-lite. Il titolo di questo ambizioso progetto proposto per PC (tramite Steam), Nintendo Switch, PlayStation 4 e Xbox One è: Sword of the Necromancer. Andiamo a scoprire insieme se questo ambizioso titolo manterrà le promesse fatte durante la campagna di crowdfunding.

Sword of the Necromancer

Sword of the Necromancer si poggia su una trama banale ma almeno ben costruita e ricca di sfaccettature. Seppur raccontata tramite artwork statici e neanche troppo vari, il filo della storia regge, narrando le vicende di Tama – la nostra eroina protagonista – che cerca di riportare in vita dal regno dei morti la sua amata Koko. Attraverso uno scorcio su gesta passate veniamo a conoscenza dell’esistenza della Spada del Negromante, un oggetto capace di riportare in vita i morti.

Conquistata la lama nella prima fase esplorativa, che funge anche da tutorial, scopriamo però che questa non è ancora abbastanza potente. Dovremo affrontare i nemici nei dungeon procedurali al fine di acquisire il potere necessario al risveglio di Koko, che fredda e immobile ci attende sull’altare.

Sword of the Necromancer

Fin qui tutto bene: la trama regge e coinvolge, seppur sarebbe stata apprezzabile una maggior cura degli artwork, ma dove Sword of the Necromancer presta il fianco è sul lato del gameplay. La nostra protagonista ha la capacità di risvegliare e assoggettare i nemici caduti, disponendone come sgherri al suo servizio. Avremo quindi a disposizione armi e mostri in gran quantità tra cui scegliere, ma sta proprio nella scelta la prima grande limitazione di Sword of the Necromancer. Tama ha infatti a disposizione solo quattro slot equipaggiabili, di cui uno è sempre occupato dalla Spada del negromante.

Se considerate che anche i consumabili che gli indossabili occupano uno spazio va da sé che la capacità di rianimare i morti risulta poco sfruttata. Inoltre i mostri, una volta evocati, non seguono il giocatore nel corso dell’avventura, che si ritrova a doverli richiamare a sé dopo ogni stage. Questa meccanica diventa poco funzionale all’obiettivo e alla lunga anche frustrante, dato che si cercherà sempre di assoggettare e utilizzare il mostro più forte ma ogni morte ci vedrà tornare all’altare dalla nostra amata spogliati di tutto quello che avevamo faticosamente conquistato in precedenza.

Sword of the Necromancer

Per fortuna a lenire questi difetti di Sword of the Necromancer vi è la possibilità, che si sblocca dopo alcune run, di settare le impostazioni di gioco: tra le opzioni potremo scegliere di non perdere i livelli conquistati e le abilità acquisite, oltre che di portare con noi anche i mostri conquistati,  sempre che il boss di turno non li abbia fatti fuori.

Il gameplay non offre nulla più che i quattro attacchi fondamentali e un dash aereo, rendendo di fatto Sword of the Necromancer ripetitivo. I nemici, per quanto vari, non offrono un livello di sfida adeguato fatta eccezione per i boss di fine livello, che offrono pattern più articolati e concept meglio realizzati.

Sword of the Necromancer

Non ci spieghiamo la tendenza nel mondo degli indie di valorizzare i boss a discapito delle creature ordinarie che vengono, anche in Sword of the Necromancer, riciclate di continuo, cambiandone il colore e aggiungendone status come “ghiaccio” o “fuoco” che di fatto ne modificano il solo aspetto estetico.

Infine la mappatura dei tasti poteva essere meglio effettuata dato che attacco, rianimazione e tasto di interazione sono tutti relegati allo stesso pulsante, creando di fatto un po’ di confusione.

Sword of the Necromancer

La colonna sonora e il comparto grafico si difendono abbastanza bene, riuscendo a coinvolgere senza essere invasivi e ad affascinare senza essere melensi. Buona la traduzione in italiano, che vede testi ricchi e profondi, a tratti però troppo lunghi. Si denota una volontà di dare spessore che sarebbe maggiormente apprezzabile se il titolo la riportasse in ogni suo aspetto.

Per chi scrive, dopo un test svolto sulla portatile di casa Nintendo da sempre in grado di valorizzare gli indie, la sensazione è che si abbia avuto troppa fretta di concludere un lavoro che avrebbe richiesto maggior tempo e cura dei dettagli. Peccato, perché i presupposti c’erano ed erano validi.


Sword of the Necromancer – realizzato da Grimorio of Games ed edito da JanduSoft S.L e Game Seer Ventures per PC (tramite Steam), Nintendo Switch, PlayStation 4 e Xbox ONE – è un RPG che mischia elementi di Hack and Slash e Dungeon Crawler a una componente Rogue-lite dalle grandi aspettative ma dalla poca sostanza. Pur apprezzando la grande passione riposta nello sviluppo della trama, ci siamo trovati a scontrarci con una serie di problemi tecnici che precludono la qualità del prodotto finale. Non che Sword of the Necromancer alla fine non regali qualche ora di piacevole intrattenimento, ma si poteva, e a nostro avviso si doveva, fare di più.

6.5

Pro

  • Trama coinvolgente e appassionata
  • Buona l'idea di base...

Contro

  • ... purtroppo la realizzazione non è all'altezza
  • Gameplay mal realizzato
  • Ripetitivo
  • Mappatura dei pulsanti non idonea
Vai alla scheda di Sword of the Necromancer
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