Correva l’anno 2006, Namco Bandai per la gioia di numerosi appassionati di JRPG nipponici e non, decide di pubblicare un nuovo capitolo della serie “Tales of” su Nintendo DS : Tales of the Tempest. Quest’ultimo, fu il primo titolo della saga ad approdare sulla console portatile di Nintendo, a cui seguirono successivamente “Tales of Innocence” e “Tales of Hearts”. Sviluppato da Dimps e Namco Tales Studio sotto il nome di “RPG that Awakens the Soul”, non arrivò mai in terra occidentale, nonostante la serie fosse già positivamente conosciuta grazie a Tales of Symphonia.
L’avventura di un licantropo
La storia ci catapulta nei panni di Caius Qualls, uno spensierato quindicenne del tranquillo villaggio di Fern. Un giorno, girovagando per il bosco con l’amica d’infanzia Rubia, s’imbatte in un guerriero ferito, il quale gli affiderà in segreto una misteriosa pietra. Nel giro di poche ore la vita del protagonista non sarà più la stessa, un gruppo di mostri attaccherà la pacifica Fern per impossessarsi dell’oggetto e, nella disperata difesa dei suoi concittadini, il ragazzino scoprirà di esser stato adottato da un licantropo e di esser egli stesso uno di loro.
Da questo evento, il giovane intraprenderà un viaggio per compiere le ultime volontà del soldato, “proteggi e porta alla capitale ciò che ti ho affidato”, soprattutto per scoprire le sue vere origini. L’incipit parte con buone premesse mantenendole, i plot twists inaspettati non mancheranno pur non astenendosi dai tipici cliché jrpigistici che possono essere apprezzati come meno, a discrezione del videogiocatore.
L’arte del “vincere facile”
Una delle caratteristiche che contraddistingue l’intera serie Tales of è il mai abbandonato Battle System in Real Time, Tempest non fa eccezione. Il “3-on-3 Linear Motion Battle System” (3on3-LMBS) come il nome già suggerisce, divide il campo di battaglia in una griglia di tre linee su cui agiscono personaggi e nemici. Purtroppo, il grande difetto, è l’incredibile facilità di intrappolare un nemico fra due fuochi senza possibilità di difesa, qualsiasi mostro e buona parte dei boss cadranno inermi di fronte a questa semplice “strategia”. In senso pratico, quando uno dei nostri alleati attacca frontalmente un avversario, noi possiamo andare alle spalle di esso e continuare ad infierire così da impedirgli di arretrare o qualsiasi altro tipo di difesa. Se un terzo personaggio si unisce all’assalto di lato, la vittoria diventerà ancora più facile.
La varietà di attacchi e magie non è molta ma comunque apprezzabile, anche i ruoli del party non introducono novità, il protagonista avrà la classica spada, l’eroina è l’healer e i restanti tre personaggi sono una maga, uno spadaccino ed il tipico uomo nerboruto con l’ascia, per un totale di un gruppo standard di cinque guerrieri. La trasformazione in battaglia del protagonista in licantropo poteva essere una variante interessante, ma purtroppo si limita solamente ad un boost temporaneo di stat. Il touch screen viene utilizzato principalmente per muovere i personaggi sul campo di battaglia, ma essendo i comandi poco precisi, diventa molto più semplice utilizzare la classica croce direzionale, un vero peccato considerando le innovative potenzialità offerte dal Nintendo DS.
Paese che vai…monotonia che trovi?
Il continente di Areura dove si svolge l’avventura, non si può certamente definire dettagliato, tanto meno esteso. Graficamente si poteva fare decisamente di più, le textures sono molto povere, così come i modelli dei personaggi, minati anche da animazioni semplici e poco curate.
Quei pochi dungeon in cui il gruppo si avventurerà, risultano spogli, composti da lunghi corridoi monotematici, l’unica fortuna, se così si può definirla, è riuscire ad uscirne in massimo dieci minuti vista la poca estensione di essi. I campi di battaglia sono per buona parte banali lande verdi, bianche quando ci avventureremo per i territori del nord, l’unica variante che purtroppo viene offerta.
Tradizioni sonore
L’ost di Tales of the Tempest è stata curata dal brillante Motoi Sakuraba, nome molto conosciuto dai fans della serie e non solo, avendo collaborato per saghe videoludiche dal calibro di Star Ocean e Valkyrie Profile. L’intero gioco vanta una discreta varietà di brani, ma solo alcuni di essi sono orecchiabili, come il battle theme “Confrontation”, altri facilmente dimenticabili. Un’altra delusione, riguarda l’assenza totale del doppiaggio fuori dal campo di battaglia, distaccandosi così da una consolidata tradizione tipica dei Tales of, rendendo più complesso il coinvolgimento del giocatore nella vicenda. Apprezzabile invece, l’opening “Vs.” cantata dalla famosa cantante J-pop Misono.
Tales of delusione?
Tales of the Tempest è purtroppo un prodotto discreto, buono per trama e personaggi ma pessimo sia sotto il profilo tecnico che di gameplay. La longevità stessa non aiuta a risollevarne le sorti, nel giro di dieci ore il viaggio del nostro licantropo sarà già giunto al termine e la rigiocabilità è pressoché nulla non offrendo nessun extra nel “new game plus”. Consigliato principalmente per i fans, in attesa del futuro “Re-Imagination” su PSVita che, secondo le promesse di Namco Bandai, darà nuova vita e soprattutto giustizia a Tales of the Tempest.
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