Lost in Random The Eternal Die Recensione

Recensito su Steam Deck

Lost in Random: The Eternal Die Recensione

In questo mio “The Eternal Die Recensione” voglio raccontarti di un gioco… E se ti dicessi che in un mondo governato dal caso, l’unico modo per salvare tutto è tirare un dado? No, non è una metafora della vita moderna. È il cuore pulsante di Lost in Random: The Eternal Die, nuovo capitolo della saga surreale di Zoink, e probabilmente il roguelite più strano (ma affascinante) di questo 2025.

Dopo il primo Lost in Random, che mescolava platform, narrativa dark e combattimenti a carte in una formula bizzarra ma intrigante, The Eternal Die cambia tutto, o quasi. Perché stavolta non siamo più davanti a un action-avventure, ma a un vero e proprio roguelite in stile Hades, con livelli generati proceduralmente, build personalizzabili e il solito, onnipresente, dado parlante. Fortuna (è proprio il suo nome) è tornato, e ha ancora voglia di farti sudare freddo.

Lost in Random The Eternal Die Recensione

La novità più evidente è il sistema di progressione. Dimenticate la mappa lineare del primo episodio: ogni partita è una run diversa, composta da stanze casuali, nemici sempre nuovi e ricompense variabili. Il cuore del gameplay ruota ancora attorno al mix tra azione e strategia, ma qui viene potenziato a livelli superiori.

Puoi scegliere una delle quattro armi base: spada, arco, martello o guanto da pugile. A ogni arma puoi affiancare carte abilità (più di 15 sbloccabili), reliquie passive (oltre 100) e modificatori temporanei. Il tutto condito da effetti randomici ogni volta che lanci Fortuna, il dado-compagno, che sblocca abilità speciali, rallenta il tempo, altera i nemici o l’ambiente.

Lost in Random: The Eternal Die Recensione

Il combattimento è frenetico, ma richiede ragionamento. Non basta premere tasti a caso: ogni run è una partita a scacchi giocata con armi e combo improbabili. E ogni volta che muori (perché morirai), riparti da capo, ma con nuovi potenziamenti e opzioni da sperimentare. La sensazione è chiara: perdi, impari, migliori. Classico loop da roguelite, e funziona alla grande.

Un mondo che si muove a scatti… ma con stile

L’estetica è, ancora una volta, il vero punto di forza. Lost in Random: The Eternal Die non cambia registro: resta nel territorio del dark fantasy burtoniano, fatto di burattini, castelli sbilenchi e creature inquietanti con occhi troppo grandi.

Ogni bioma (ognuno con varianti interne) è visivamente distinto. Si passa da foreste contorte a città fatte di dadi, fino a fabbriche d’incubi e teatri decadenti. La varietà artistica è una gioia per gli occhi e riesce a mascherare, almeno in parte, la natura ripetitiva dei layout roguelite.

A livello tecnico c’è chi ha da fare qualche appunto tecnico. Se visivamente The Eternal Die colpisce, la fluidità non è sempre impeccabile con alcuni cali di frame (almeno nella demo e build preview) che non si notano, nemmeno durante gli scontri più caotici a patto di limitare leggermente il frame rate (45 FPS su Steam Deck ti permetteranno di andare liscio come sul velluto). Nulla di drammatico, ma va detto.

Lost in Random: The Eternal Die Recensione

La musica fa il suo lavoro senza strafare. Toni malinconici, ambientazioni sonore suggestive, con sprazzi di tensione che sottolineano i momenti clou. Nulla che entrerà nella playlist Spotify di fine anno, ma perfettamente in linea con il tono del gioco. Il doppiaggio, invece, è una sorpresa. Fortuna, il dado parlante, è ironico, cinico, ma mai fastidioso.

I dialoghi sono scritti bene, il voice acting è solido e contribuisce a creare un legame con il protagonista silenzioso e il mondo che lo circonda. Peccato solo per l’assenza del doppiaggio in italiano. I sottotitoli ci sono, ma una localizzazione completa avrebbe aiutato ad ampliare il pubblico, specie tra i giocatori più casual.

Quanti lanci ti servono per diventare forte?

Una partita dura mediamente dai 30 ai 60 minuti, a seconda della build e della fortuna (ehm). Ma The Eternal Die non è pensato per essere “vinto” in un colpo. È fatto per essere rigiocato, sperimentato, assaporato a piccoli morsi. Ogni morte ti riporta al Santuario, dove puoi spendere valute raccolte in run per potenziare il dado, sbloccare nuove reliquie, e personalizzare le future partite.

Lost in Random: The Eternal Die Recensione

È qui che emerge il lato più intrigante (e anche rischioso) del gioco: la rigiocabilità. Se sei il tipo da “ancora una run e poi smetto”, il gioco ti cattura. Se invece non sopporti di rifare più volte gli stessi ambienti con minime variazioni… potresti stancarti presto. Dipende tutto da quanto ami il genere.

Rispetto a titoli simili (Dead Cells, Hades 2, Rogue Legacy 2), The Eternal Die si colloca in una via di mezzo: meno dinamico di Hades, più narrativo di Dead Cells, ma anche meno profondo in termini di build rispetto ai top del genere. Un buon equilibrio per chi cerca un roguelite accessibile ma non banale.

Steam Deck, prestazioni e accessibilità

Testato su PC, ma pensato anche per console (e in arrivo su Game Pass), The Eternal Die sembra ben ottimizzato anche per il gioco in portabilità. In attesa della versione finale, possiamo dire che il gioco gira alla grande su Steam Deck dove esprime il suo potenziale al massimo, anche se serve – a mio avviso – un piccolo lavoro sui testi e i menu (alcuni elementi UI risultano piccoli e fitti, specie nelle sezioni di gestione carte e potenziamenti).

Lost in Random: The Eternal Die Recensione

Il titolo dice “eterno” e in effetti, tra collezionabili, build da provare e stanze da scoprire, Lost in Random: The Eternal Die può tranquillamente offrire 20-30 ore di contenuto base, con molto di più per i completisti. Se ti affezioni al gameplay loop e al mondo di Random, le ore volano. Se invece cerchi una narrazione profonda o un obiettivo chiaro… potresti trovarti un po’ perso nel caos.

Ma il fascino del gioco è proprio lì: non sapere mai davvero cosa ti aspetta nella prossima run.

Considerazioni finali

Lost in Random: The Eternal Die è uno di quei giochi che non ti aspetti, e forse proprio per questo ti conquista. Non è perfetto: ha margini di miglioramento nella varietà delle stanze, nell’ottimizzazione e nella progressione a lungo termine. Ma è originale, audace, con uno stile che lo rende immediatamente riconoscibile.

Per i fan dei roguelite, è una ventata d’aria fresca. Per i curiosi che si affacciano al genere per la prima volta, potrebbe essere una porta d’ingresso più accessibile rispetto ai colossi del settore.

Non sarà il dado della tua vita, ma è un lancio che vale la pena fare.

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7.9
Uno di quei giochi che non ti aspetti, e forse proprio per questo ti conquista

Pro

  • Atmosfera unica
  • Gameplay profondo
  • Varietà artistica eccezionale

Contro

  • Ripetitività
  • Piccole sbavature tecniche
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