The Fight: Lights Out – Recensione The Fight: Lights Out

Fin da quel famoso E3 in cui Sony ci ha presentato un rudimentale funzionamento di quello che poi sarebbe diventato il Playstation Move, tutti han subito sognato quello che si sarebbe potuto fare. Ci han mostrato una battaglia con spada e scudo, quindi perché non immaginarsi un bel gioco di combattimenti, con movimenti 1:1 come promesso? ColdWood Interactive ci accontenta. Vediamo come è venuto questo picchiaduro fuori dalle righe.

Fight Club poco Fight e poco Club

La nostra esperienza con questo gioco inizia alla grande, non c’è che dire. Il video iniziale, e i successivi video di tutorial, ci vedranno in compagnia dell’attore Hollywoodiano Danny Trejo. Nei panni di un rude allenatore, Trejo ci sputerà contro i suoi insulti, facendoci capire che nullità siamo e il modo in cui dovremo batterci per avere una minima speranza di sopravvivere nel mondo dei combattimenti clandestini. Condito con toni cupi e colori grigi, il tutorial che seguirà ci farà scegliere innanzitutto il controllo che sceglieremo di attuare. Il gioco è stato creato con l’intento di farci giocare con 2 controller di movimento Playstation Move, uno per ogni mano. Ma per coloro che non ne fossero in possesso, si può sempre usare un Move e un Controller Sixaxis (o il Navigation Controller al suo posto), ma come prezzo da pagare per questo, il gioco sarà irrimediabilmente deturpato nella sua giocabilità.
Sin nelle fasi del tutorial ci renderemo conto di che tipo di gioco abbiamo di fronte. Il titolo vorrebbe mimare alla perfezione i movimenti che noi facciamo con le mani, dandoci la possibilità di sferrare pugni di qualunque tipo con estrema precisione, ma la realtà dei fatti è che i nostri movimenti in gioco non risulteranno affatto naturali e ben assestati. Vedremo invece un personaggio muovere le braccia in maniera goffa, lenta, e il più delle volte lisciando miseramente l’avversario; le schivate dovrebbero essere gestite dal movimento della nostra testa. Scordatevelo, la PsEye non riuscirà quasi mai a rendere reale tale funzione, costringendoci a usare gli scomodi tasti sul controller di movimento, a causa di un non corretto riconoscimento del fondale della stanza o magari di scarsa illuminazione.
La posizione di guardia funziona sempre al meglio, ma quando è tempo di andare all’attacco, saremo costretti più volte a ricalibrare il tutto.
La sola cosa che sembra funzionare al meglio, in questo gioco, è lo spostamento del personaggio: premendo il tasto Move e inclinando il gelato, infatti, il nostro pugile si muoverà nella direzione in cui incliniamo il controller, con grande precisione e reattività. Purtroppo un buon movimento non basterà per giocare una buona partita, naturalmente, e fin troppo spesso i combattimenti sembreranno più che altro danze sconclusionate di persone che hanno qualche problema di troppo. Durante il tutorial una fase ci costringerà ad atterrare l’avversario entro un dato tempo (ed essendo il tutorial dovrebbe ovviamente essere un obiettivo piuttosto semplice, per imparare). Beh, complimenti a chi ne sarà in grado.
Una volta terminato il tutorial, anche troppo lungo, verremo catapultati alla creazione del personaggio. L’editor estetico è quanto di più scandaloso si sia mai visto in un gioco, il personaggio è predefinito totalmente, e ne cambieremo solo il taglio di capelli (a scelta tra 4 o 5 diversi) e il colore di essi. Per il resto, saremo tenuti ad assegnare dei punti in alcune caratteristiche: Forza, Tecnica, Velocità, Mento (la capacità di resistere ai montanti) e Cuore (quanto siamo in grado di resistere senza crollare). Avrà poi inizio la campagna, dove gireremo in arene dal nome diverso ma tutte uguali, scontrandoci con una quantità industriale di avversari dal nome diverso e quasi tutti uguali. Vincendo le battaglie il nostro personaggio guadagnerà dei soldi che potrà spendere per curarsi, oppure per usare gli attrezzi della palestra, utili per incrementare i punteggi nelle nostre caratteristiche. L’unico problema di questo passaggio è che l’utilizzo della palestra propone minigiochi orribili e tediosi, passando da un sacco da colpire ininterrottamente per 5 minuti, arrivando ad una prova di resistenza dove dovremo tenere la guardia il più possibile contro partner che tenteranno di colpirci.
E a questo punto avremo già visto tutto, tranne l’online. Ma cosa potete aspettarvi da un gioco che funziona male già in giocatore singolo? Solo il tentare di battersi con un avversario in rete significherà fare i conti con una lag che peggiorerà soltanto le cose.
Purtroppo l’aggiunta di altri piccoli dettagli, come abilità passive o colpi scorretti (che funzionano anche male), non aiuta a risollevare un titolo che, una volta provato, non vi darà mai alcuna voglia di continuare.
 

 

In alto troviamo le barre della vita, della stamina, e della rabbia. Diamogli sempre un’occhiata, altrimenti potremmo rischiare di finire KO senza sapere il perché.

Scheda tecnica

Graficamente, The Fight non sarebbe nemmeno tanto male: buoni modelli dei personaggi e ottime texture a ricoprire ambienti e lottatori. Il problema principale è una grigiosità che sembra ricoprire tutto il mondo, e anche se inizialmente può rendere bene l’atmosfera, alla lunga finisce col diventare monotono, e monotono arriva ad essere anche il comparto audio, che a prescindere dai pochi effetti sonori e dal doppiaggio, ci martellerà le orecchie con musiche hip-hop che paiono non terminare mai. Il gameplay è minato irrimediabilmente da un sistema di controllo mal congegnato, mentre la longevità, nonostante l’online e la campagna, è inesistente causa l’odio che questo gioco farà nascere in voi dopo poche ore.

 

 

Non vi sembra tutto un tantino… grigio?

In conclusione

The Fight è un gioco creato così alla buona, giusto per seguire la moda dei controller di movimento e dare alla PS3 un gioco di combattimenti con cui utilizzare il Move. Se avete un solo Controller Move lasciate proprio perdere; se ne avete due, e dopo questa recensione state comunque pensando di comprare il gioco, allora sappiate che vi state addentrando nel limbo dell’imprecisione e della frustrazione più totale. La prossima volta sarebbe meglio che Sony impiegasse le proprie risorse per un gioco che possa intrattenere e soprattutto che funzioni, piuttosto che fare qualcosa di affrettato a questo modo. E le risorse per farlo, lo sappiamo, le ha.

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