The Legend of Dragoon – Recensione The Legend of Dragoon

Legend of Dragoon è uno degli innumerevoli RPG usciti nell’anno 2000 e si propone come la risposta della Sony alla saga di Final Fantasy della Squaresoft, il che è facilmente constatabile considerando lo stile grafico e della giocabilità.
Dalla famosa saga questo gioco prende molto, ma aggiunge alcune novità e si differenzia per alcuni aspetti che ora andremo a vedere.

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Come accennato, l’aspetto grafico di Legend of Dragoon prende larga ispirazione da quello degli ultimi Final Fantasy usciti su PSX. Esso consiste in personaggi poligonali che si muovono su sfondi pre-renderizzati e che combattono in arene 3D.
I modelli poligonali, che possiamo vedere sia durante le battaglie sia durante scene non interattive, purtroppo non brillano certo per qualità di precisione e dettaglio, anzi si presentano con un aspetto abbastanza blando; la parola ‘blocchettosi’ è forse la più adatta a descriverli. Essendo un gioco che si pone tra FFVIII e FFIX, una grafica poligonale che può essere paragonata a quella di FFVII è quantomeno inadeguata. Ad ogni modo i movimenti dei personaggi in battaglia sono abbastanza fluidi e realistici, soprattutto in occasione delle loro tecniche speciali.
Se l’aspetto dei protagonisti lascia molto a desiderare, quello dei vari mostri che si incontrano durante il viaggio è anche peggiore, e questo vale anche per le loro animazioni; anche le arene di battaglia sono piuttosto povere di dettagli e spoglie.
Paradossalmente, gli sfondi che rappresentano le varie locazioni sono davvero ben fatti, probabilmente tra i migliori visti per un RPG su PSX. Ottimamente colorati e affascinanti, vantano inoltre delle ottime animazioni ed effetti vari.
Parlando di effetti, un altro punto favorevole da assegnare all’aspetto grafico del gioco riguarda proprio gli effetti speciali. Durante i combattimenti si avrà modo di assistere a magie e tecniche ricamate da ottimi effetti di luce, trasparenze ed espedienti per rendere gli elementi che possono essere facilmente definiti spettacolari.
Infine, i filmati in CG FMV riescono a rivaleggiare persino con quelli degli ultimi Final Fantasy. Non sono molto frequenti, ma quando ce ne sono danno una buona prova di effetti visivi in azione. Ci sono alcuni difetti rispetto ai capolavori Squaresoft, ma niente di eccessivamente fastidioso.

Dragon Campaign

La storia di Legend of Dragoon prende il via in uno dei modi più classici del genere: durante una notte il villaggio di Seles viene attaccato e raso al suolo da un’armata misteriosa il cui obiettivo è catturare Shana, una ragazza molto amica del protagonista del gioco: Dart. Egli durante l’assedio si trovava lontano dal villaggio in uno dei suoi viaggi alla ricerca del "Mostro Nero" responsabile della distruzione del suo vero paese natio. Dopo essere arrivato in soccorso dei sopravvissuti, Dart parte subito per la prigione di Hellena, dove Shana è custodita, allo scopo di salvarla.
Durante la sua avventura il protagonista incontrerà diversi personaggi che si uniranno al suo viaggio che, prevedibilmente, dopo il salvataggio di Shana volgerà a ben altri orizzonti.
Nonostante abbia alcuni spunti interessanti e si estenda per ben quattro cd, la trama di Legend of Dragoon può essere considerata un’apologia di luoghi comuni e cliché ‘presi in prestito’ da altri giochi. Sono davvero pochi gli elementi originali che vengono proposti e, molti giocatori, nello svilupparsi degli eventi è probabile che avvertano spesso delle sensazioni di dejà-vu, considerando le similarità con altri RPG in circolazione.
Nonostante questa evidente mancanza di vera originalità, la trama del gioco può risultare comunque godibile, anche considerando che si tratta di un’avventura piuttosto lunga.
Altro aspetto da segnalare è il fatto che la storia tarda un pò ad ingranare. Solo dal 3° cd in poi (quindi circa dalla seconda metà del gioco) si cominciano a capire i vari retroscena della storia e quindi i veri obiettivi per cui combattere. I personaggi seguono bene o male la linea di stereotipi propria della storia generale, quindi difficilmente troverete protagonisti molto differenti da altri incontrati in altri giochi o che si distaccano da soliti archetipi. Anche l’approfondimento dei singoli lascia molto a desiderare; solo a pochi è stata data vera profondità e sviluppo caratteriale.

La via dei cavalieri del drago

Il gameplay del gioco è del tipo molto comune ad altri suoi simili.
Dart dovrà esplorare vari ambienti costellati di incontri con vari nemici ed arrivare al classico boss per poter andare avanti con la storia. Questo è lo schema fisso al quale ci si attiene, senza particolari innovazioni.
Le sezioni varieranno tra dungeon con incontri casuali ed ambienti in cui i nemici saranno visibili. Nel caso degli incontri casuali una piccola miglioria ben accetta riguarda il cursore sopra la testa di Dart: a seconda dell’approssimarsi dell’incontro successivo questo cambierà di colore, quando sarà rosso vuol dire che un incontro è ormai prossimo.
I combattimenti si svolgono col classico sistema a turni nei quali l’ordine e la frequenza sono decisi dal grado di velocità dei personaggi.
Legend of Dragoon introduce alcuni elementi di innovazione per quel che riguarda l’azione in-battle. Prime tra tutti le Dotazioni, che in pratica consistono in combinazioni di colpi che un personaggio può eseguire. Quando durante la battaglia si usa un attacco fisico, è possibile attivare queste combinazioni premendo al momento giusto il tasto X; il giusto ritmo e tempismo sono fondamentali per portare a compimento le Dotazioni, che sono diverse per ogni personaggio e sono potenziabili man mano che si utilizzano. I personaggi con l’aumentare del proprio livello ne apprenderanno di sempre più potenti e così via.
Altra grande novità è rappresentata dal Dragoon System. Mandando a segno molti attacchi fisici verranno accumulati SP che andranno a riempire una speciale barra la quale, una volta riempita, permetterà al personaggio di tramutarsi in Dragoon, cavaliere del drago.
Una volta trasformati, si potrà effettuare una combo, molto simile alle Dotazioni, ma sempre uguale, che se portata a termine senza errori attiverà un attacco speciale; oppure potrà eseguire una magia (preclusa ai personaggi nelle vesti ‘normali’) tramite l’uso di MP.
Ogni personaggio avrà la propria affinità elementale e si trasformerà quindi nel Dragoon del proprio elemento, quindi anche i suoi attacchi saranno elementali.
La strategia delle battaglie sta tutta nel saper gestire i membri del party nella loro veste normale e in quella di Dragoon. La condizione normale è meno forte, soggetta agli status negativi, ma capace di difendersi e di utilizzare gli oggetti, (fondamentali per curarsi) tra cui alcuni che danno luogo a magie consumabili; mentre il Dragoon è decisamente più forte e resistente, ma le possibilità di combattimento sono volte unicamente all’attacco, pochi sono gli incantesimi di cura o supporto.
Con l’aumentare di livello i personaggi otterranno l’incremento delle barre di SP (potendo quindi rimanere Dragoon per più turni) e del numero massimo di MP per le magie.
Il sistema delle Dotazioni è certamente ottimo per movimentare le battaglie e renderle più interessanti e i Dragoon aggiungono certamente spettacolarità. Non tutti i giocatori però potrebbero essere entusiasti di questo essere ‘forzati’ a prestare attenzione ad ogni singolo attacco di ogni singolo incontro casuale; le Dotazioni nonostante tutto potrebbero risultare ripetitive e tediose quando quelle più complesse proprio non si riescono completare.
Anche gli attacchi speciali dei Dragoon hanno un lato negativo: seppur spettacolari, sono indubbiamente lunghi da vedere, il che spezza parecchio l’azione di gioco.
Altro punto a sfavore riguarda gli oggetti: innanzitutto l’assurdo limite di soli 32 oggetti che possono essere trasportati, considerando il fatto che sono il modo più comune per curare i propri personaggi; in secondo luogo gli oggetti-magia vanno potenziati con la ripetuta pressione del tasto X in perfetto stile Track & Field, una pratica stressante e del tutto fuori luogo in un RPG.
In ultimo, da segnalare alcuni casi di cattivo bilanciamento. Questo riguarda non tanto alcuni boss del gioco, quanto la potenza e l’utilità di alcuni personaggi. L’esempio più eclatante è quello di Shana, visibilmente debole e soprattutto impossibilitata ad eseguire le Dotazioni, che sono molto importanti nei combattimenti.

Echi del passato

Il sonoro di Legend of Dragoon non è male, ma di sicuro non è tra i più riusciti per un RPG per PSX.
La colonna sonora composta da Dennis Martin e Takao Miratsu presenta chiare ispirazioni al genere jungle, a volte sfociando nell’electronic; questo in particolar modo per quanto riguarda i temi dei combattimenti che propongono ritmi piuttosto orecchiabili e ritmici adatti all’azione.
Per il resto sono presenti temi abbastanza classici, spesso ricorrendo al pianoforte come strumento di base. Niente di speciale, ma niente di orribile dopotutto. Una nota particolarmente negativa va al doppiaggio italiano, probabilmente tra i peggiori mai sentiti.
Le voci durante i filmati e durante l’esecuzione delle Dotazioni sono ridicole, assolutamente inadatte, addirittura irritanti.
Visto che il doppiaggio in inglese era davvero di buona fattura; sarebbe stato molto meglio lasciare le voci in inglese e tradurre solo i testi.

La storia si ripete…?

La storia di Legend of Dragoon è decisamente longeva e vi trascinerà per ben 4 cd tra misteri e combattimenti vari,
ma oltre all’avventura principale non c’è molto. I mini-giochi presenti sono davvero di scarso interesse e utilità. Ci sono alcune sub-quest, una delle quali è la classica "affronta il Boss più forte del Boss Finale"; entrambe forniranno piccoli particolari aggiuntivi sui retroscena della trama.

Per concludere

Per essere un primo, importante tentativo da parte della Sony non è male. Ci sono alcuni spunti interessanti che sapranno intrattenere chiunque cerchi un po di novità. Oltre allo stile generale che sembra voler toccare tutti i luoghi comuni degli RPG fantasy, ci sono alcune incongruenze che inevitabilmente minano la qualità complessiva del gioco, anche così però si tratta di un discreto titolo.
Poco dopo la sua uscita la Sony manifestò interesse allo sviluppo di un seguito, ma evidentemente l’ideazione non fu più presa in considerazione. Davvero un peccato, perchè dopotutto poteva ancora essere detto molto e si sarebbero potuti correggere gli errori commessi.

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