The Wonderful End of the World – Recensione The Wonderful End of the World

Se c’è una casa produttrice il cui marchio di fabbrica sono inusualità ed ironia, quella è Dejobaan Games, produttori del simpatico indie di cui vi parliamo oggi: The Wonderful End of the World.


Déjà vu

Diversamente da altri titoli della casa, questo gioco non è frutto di un’idea originale, quanto piuttosto la riproposizione di qualcosa già noto all’utenza console, ma mai approdata su PC. Ci riferiamo alla saga giapponese Katamari, un prodotto di difficile catalogazione all’interno dei classici generi ludici. In The Wonderful End of the World si prende il controllo di un’entità non ben definita, che deve muoversi per i livelli catturando più oggetti possibili entro lo scadere del tempo, e più oggetti si raccolgono più aumenta la capacità di raccogliere elementi più grandi. Scopo? Salvare tutto il salvabile dalla fine del mondo, e questo è quanto basta per giocare.
I livelli sono in tutto 12, ognuno caratterizzato a modo suo: da un internet café in cui si agglomerano nella propria entità caramelle, mouse, tastiere e computer, fino ad arrivare al livello finale, in cui si ha un’intera città da "assimilare", e passando per posti meno realistici come Arcadia, un livello caratterizzato da elementi presi da vecchie glorie quali Pacman e Centipede.
La principale modalità di gioco è quella a tempo, che vi permette di sbloccare i livelli successivi a seconda del punteggio ottenuto. Più grande diventa il vostro agglomerato di cose, persone e animali raccolti, più punti guadagnate. Le altre due sono rispettivamente la modalità esplorazione, utile per poter osservare i livelli e capire come massimizzare il risultato, e quella senza limiti di tempo, che aggiunge un minimo di rigiocabilità ai livelli, permettendo di divertirvi a fagocitarli per intero.

La "non proprio bella" fine del mondo

Da un gioco di basso budget come questo e il cui scopo primario è quello di divertire spensieratamente, l’aspetto tecnico non è sicuramente una priorità: i comandi reagiscono bene e si possono utilizzare sia mouse e tastiera che un pad, e questo è ciò che conta di più. La grafica è qualcosa su cui soprassedere, anche se per un titolo del 2008 c’è davvero bisogno di chiudere un occhio su molte cose: texture, animazioni e modelli poligonali sono veramente retrogradi e non si esagera dicendo che paiono usciti da un gioco 3D dei primi anni ’90. Meno comprensibile è la scelta di non permettere di alzare la risoluzione oltre 1024×768, decisamente bassa e che sicuramente non contribuisce a rendere meno brutta la visuale, tantomeno se non è consentito nemmeno poter ridurre a finestra la schermata, cosa che sicuramente avrebbe giovato. Simpatico invece l’audio, decisamente poco serio e accompagnato da brani che coinvolgono il giocatore nello spirito goliardico dei Dejobaan Games.


Apocalisse

Ciò che dovrebbe portare il PC gamer a considerare questo titolo è la curiosità di provare un esperienza fino ad allora limitata al mondo console. Essenzialmente non si tratta di nulla che rimarrà impresso nelle vostre menti, complice anche una durata decisamente breve; pensate che esiste un obbiettivo che prevede di completare tutti i livelli in una sola sessione di gioco, che richiede massimo un’ora e mezza. È un puro e semplice passatempo, da dedicare a un momento morto della giornata e adatto essenzialmente solo a chi non ha potuto provare nessun episodio della serie Katamari, francamente superiore sotto ogni punto di vista. Senza lode e senza infamia.

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