Tomb Raider II – Recensione Tomb Raider II

Dopo il grande successo di pubblico e critica che aveva accolto il primo Tomb Raider, nel 1997 inoltrato Core Design rilasciò, a coronamento di una massiccia campagna pubblicitaria che cavalcava l’inaspettata e grandiosa onda di popolarità in cui era incorsa la formosa e sarcastica Lara Croft, l’atteso seguito delle avventure della sua nuova eroina prediletta. Anche Tomb Raider II riscosse consensi che fecero sensazione, vendendo in breve 5 milioni di copie ed essendo per molti persino molto migliore dell’originale. Sarà stato così?

Il pugnale di Xian

Ancora un’entrata ad effetto per Lara Croft, che stavolta all’inizio del gioco si cala da un elicottero nei pressi della Grande Muraglia Cinese, dispensando pose plastiche ed inquadrature ammiccanti. L’interesse della predatrice di tombe è stavolta attratto dalla Daga di Xian, arma mistica dal potere micidiale con cui in passato una tribù cinese assoggettò gran parte delle terre dell’Impero. Si dice che il pugnale doni l’immortalità ed il terrificante potere di un drago a chi trapassi con esso il proprio cuore. Riuscirà Lara ad impossessarsene prima che lo faccia Marco Bartoli, pericoloso esponente della malavita italiana, e lo usi per i suoi scopi malvagi?

La trama di TR2 è originale e, ancora una volta, basata su leggende realmente presenti nelle mitologie. Tuttavia può far storcere il naso il fatto che ricorrano situazioni già viste nel primo episodio, come la porzione del gioco in cui Lara viene scoperta, imprigionata e privata delle proprie armi. Ad ogni modo altre, come il ritrovarsi fortuitamente in templi sommersi a grandi profondità, vestiti di una attillatissima muta da sub (il cui logo in posizione panoramica è, peraltro, una vera pubblicità nel gioco! Potenza mediatica raggiunta da Lara Croft) sono certamente originali ed inedite.

Nulla di negativo da segnalare circa la longevità del titolo, che conta ben 18 livelli lunghi ed impegnativi. Essa non è particolarmente accresciuta dalla sfida costituita dal raccogliere tutti i manufatti segreti del gioco – in numero di tre per livello – in quanto al loro ritrovamento non corrisponde alcun premio, ma solo la soddisfazione di averlo fatto; il percorso di guerra nel giardino della Casa di Lara presenta invece una interessante sfida a tempo che possiamo provare a vincere.

Nuovi Orizzonti

La qualità tecnica di TR2 è senza dubbio superiore rispetto al titolo che lo aveva preceduto. Il che è già evidente al primo impatto visivo: il motore grafico di PlayStation si ritrova stavolta a gestire più raffinati algoritmi di illuminazione, nonché molti più poligoni contemporaneamente. A cominciare dal personaggio di Lara, che ne guadagna in definizione e nell’acconciatura: vanta ora una sinuosa e lunga coda di cavallo che non manca di ondeggiare nel vento; come non notare poi il bel seno, più rotondo oltre che decisamente ingrossato, della nostra archeologa. Ma migliorano anche gli altri personaggi, come i nemici animali ed umani che dovremo affrontare, i quali godono generalmente di un accettabile livello di dettaglio.

Tutte le nuove ambientazioni che fanno da sfondo alla nuova peripezia di Miss Croft sono grandi e luminose, molto più godibili, almeno per quanto riguarda l’aspetto grafico, rispetto a quelle di TR1; il che ci permette poi di cogliere il significativo passo in avanti fatto dalla qualità delle textures utilizzate. I luoghi si sono fatti nella maggioranza dei casi più spaziosi, ma in alcuni punti lo sono persino troppo per Psx: data la geografia del livello Alloggi Abitati, ad esempio, dovremmo poter vedere quello che ci aspetta più in basso, ma tutto ciò che ci è permesso ammirare è un impietoso orizzonte nero.

Tutto sommato un aspetto estetico godibile, soprattutto al confronto col primo episodio della serie, comunque: a migliorare sensibilmente sono anche le scene di intermezzo in FMV, in cui i poligoni che compongono le figure risaltano decisamente meno che in quelle di TR1; i modelli 3d così ottenuti sono poi molto più plastici e aggraziati che in passato. C’è da dire che però tali scene si sono fatte più rare e brevi.

A-ah!

Il secondo episodio delle avventure di Lara Croft non brilla particolarmente per la qualità dei suoi effetti sonori, che quasi sembrano registrati ad un basso bitrate: i colpi di arma da fuoco suonano come attutiti, e lo stesso vale per i rumori causati dai movimenti di Lara. Viceversa, tanto il doppiaggio dei personaggi parlanti quanto i versi degli animali ostili che incontreremo (come tigri o corvi) sono di buona qualità e soddisfano appieno.

La caratterizzazione sonora della protagonista merita però un breve discorso a parte: dato il successo del personaggio, era parte dei progetti di Core ed Eidos puntare anche, come è logico, sulla sensualità di Lara: e ciò non è solo palesato dal seno ingigantito (che presenta serie difficoltà pratiche: come è possibile restare appesi ad una sporgenza senza colpo ferire se si ha un davanzale così abbondante?), ma anche dalla tipologia di sbuffi e grugniti che la educatissima duchessa di Abbington emette nel corso delle sue scorribande, suoni che potrebbero benissimo essere inseriti in un film a luci rosse, se isolatamente considerati. Meno esplicito ma altrettanto sensuale ed ammiccante è l’ “A-ah!” di soddisfazione che sfugge a Lara ogni qualvolta trova un artefatto segreto abilmente nascosto nei meandri del livello di turno, esclamazione che ha fatto poi come da marchio di fabbrica per il personaggio.

The Italian Job

L’esperienza di gioco proposta dal primo Tomb Raider era qualcosa di innovativo: il suo seguito vuole porsi in quello stesso solco arricchendo il tutto ove possibile. E lo fa innanzitutto aumentando il parco mosse a disposizione della sua protagonista, la più importante essendo senza dubbio quella di potersi arrampicare su scale a pioli o particolari tipi di pareti, con il che aumenta enormemente la tipologia di ostacoli affrontabili nel corso dei livelli. All’aumentata difficoltà del gioco corrisponde una semplificazione del sistema di salvataggio, che ora è possibile ovunque ed in ogni momento tramite l’apposito menù accessibile dal passaporto di Lara.

Meno funzionali novità ma che certamente contribuiscono ad arricchire l’esperienza di gioco sono l’accresciuto arsenale di Lara (comprendente una assolutamente inutile, ma rilevante sul piano tecnico essendo segno di lavoro di programmazione, pistola subacquea), l’utilizzo di razzi segnalatori per illuminare zone buie, nonché il potersi mettere alla guida di veicoli, come il mitico motoscafo da condurre tra i moli di Venezia. Già, perché la città lagunare fa da magnifico sfondo ad una porzione del gioco, come del resto accadeva nel terzo film della serie di Indiana Jones per cui la serie Tomb Raider ha sempre un occhio di riguardo; visiteremo inoltre la muraglia cinese e le vette hymalayane. Altro elemento diversificante è costituito dall’ampliarsi del guardaroba di Lara, che vestirà più o meno pesante a seconda del clima che andrà ad affrontare nelle diverse parti del mondo ove si recherà in nostra compagnia.

Ancora una volta le più varie peregrinazioni, ma già adesso notiamo un particolare solo all’apparenza secondario: a dispetto del titolo del gioco, in Tomb Raider II non visitiamo nessuna tomba. Nemmeno una piccola piccola. Per quanto siano di per sé belle e ben realizzate, le locations di TR2 non possono competere, quanto ad appeal, con quelle viste nel prequel: è poi a tratti imbarazzante il fatto che i livelli ambientati in una prigione sottomarina presentino una gran quantità di luoghi pressoché identici tra loro.

Si sposta verso il moderno non solo la scelta dei luoghi, ma anche l’impronta generale dell’esperienza ludica: dimentichiamoci il magico tocco aureo di Mida, e prepariamoci ad affrontare motorizzate turbine affetta-intrusi. Inoltre si può affermare tranquillamente che l’intero sistema, in precedenza ben calibrato tra le sequenze d’azione e l’esplorazione / risoluzione di enigmi, è stavolta fortemente sbilanciato verso le prime. Aspettatevi molte più sparatorie che di dover usare il cervello: la materia grigia sarà più che altro impegnata a ricordare la strada da percorrere una volta premuto il giusto interruttore.

Peraltro, a suo tempo il gioco fece scalpore per l’eccessiva nonchalanche con cui Lara si liberava indiscriminatamente di nemici umani ed animali, a volte selvatici e protetti. Una certa dose di violenza gratuita riscontrabile in TR2 che non mancò di suscitare polemiche; in seguito, il tema sarà molto più ponderato all’interno della serie, ed affrontato con minor leggerezza.

Una conferma, ma non un nuovo mito

E’ da molti considerato un capitolo migliore del precedente, ma davvero Tomb Raider II batte l’avventura originale? Pur essendo più vario, dinamico, lungo e graficamente più accattivante, la risposta è… no. TR2 è un buon gioco, un ottimo gioco considerando il periodo di uscita, ed un sequel che consolida sapientemente la posizione di primo piano raggiunta dal titolo e dalla sua carismatica protagonista. Ma, allontanandosi fallacemente dalle atmosfere volute da Toby Gard per TR1, questo secondo capitolo non brilla di luce propria, ma solo riflessa. Resta in ogni caso un videogame che vale l’acquisto oggi (che costa poco) così come lo valeva allora, nonché un vero e proprio must per gli appassionati di Tomb Raider.

 

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