Total Overdose: A Gunslinger’s Tale in Mexico – Recensione Total Overdose: A Gunslinger’s Tale in Mexico

Premettendo fin da subito che Total Overdose non è un capolavoro, è innegabile che riesce a divertire tanto, anche di più di quanto Unreal 2 o Doom 3 riescono a fare, pur essendo stati dei capolavori di grafica e costati milioni e milioni di dollari.

La software house responsabile di Total Overdose, fino a quel momento, aveva pubblicato una manciata di titoli mediocri che sfruttavano le licenze dei cartoni animati di Hanna & Barbera come unica caratteristica e pregio, nel 2005 è stata messa alla prova dall’ormai fallito produttore Eidos nella realizzazione di un videogame  dai contenuti più impegnativi con un budget estremamente limitato.

Nonostante il genere estremamente differente dalle precedenti produzioni, ed i già citati problemi di finanziamenti, Deadline Games è riuscita a tirare fuori dal nulla quella che può essere ritenuta una piccola, splendente perla nel suo genere.

 

Il Messico come non lo avete mai visto!

Il gioco sin dalla prima schermata riesce nel difficile compito di non presentarsi come una banale caricatura messicana di GTA, ma sfodera subito la sua caratteristica principale: vale a dire un carisma ed un proprio stile scanzonato e ironico che incanteranno almeno per qualche minuto il giocatore di fronte al divertente filmato introduttivo, che mostra molte delle potenzialità del gioco.

Il titolo nei suoi primi minuti di pura e semplice azione decolla, facendo divertire il giocatore con una trama piena di battute ed una dose massiccia di sparatorie sorrette da una fantastica colonna sonora a base di sano Hip Hop messicano, composta in gran parte da brani sconosciuti nella nostra patria, ma a tal punto evocativi che non passerà tanto tempo che li avrete già aggiunti alla playlist del vostro iPod.

Avrete giusto il tempo di creare un profilo e sarete già nel bel mezzo dell’azione a sparare ai trafficanti di droga.

Vi accorgerete ben presto che, purtroppo, per apprezzare il titolo fino in fondo dovrete sorvolare su certi difetti, e non sono certo pochi: primo fra tutti la grafica.

L’estetica del titolo è senza dubbio accattivante, molto colorata, allegra, con alcuni effetti grafici molto carini esaltati dal mitico Bullet Time, che anche se cambiato di nome, ci regala sempre gli stessi esaltanti momenti d’azione.

Purtroppo nel rovescio della medaglia troviamo gravi difetti come una bassa risoluzione, povertà di poligoni, texture di qualità medio bassa, frame-rate incostante quando girerete per le strade e in certi casi durante i combattimenti, ambienti a volte dettagliati altre assolutamente spogli. iE per finire numerosi bug che vi faranno venire voglia di lanciare il disco dalla finestra quando vi “colpiranno” in un momento particolarmente delicato come sul finire di una difficile missione.

Se saprete sorvolare su questi dettagli, vi ritroverete di fronte solo problemi minori, che difficilmente pregiudicheranno il divertimento.

 

Un’overdose di adrenalina

La trama si presenta piacevolmente originale, anche se rincorre, ridicolizzandoli, tutti gli stereotipi dei film d’azione.

Il gioco inizia avendo come protagonista un anonimo padre di famiglia, agente della DEA, che scompare ucciso da un misterioso individuo al termine di una furiosa sparatoria. Nella missione successiva impersoneremo invece lo sfortunato figlio Tommy Cruz, anch’egli agente della DEA, che dopo la solita sfrenata sparatoria finirà infortunato, in seguito ad una violenta esplosione di una granata caduta a pochi centimetri da lui.

A questo punto entrerà in scena il vero protagonista del gioco: Ramiro Cruz, un delinquente fatto uscire di prigione per poter fare proseguire l’inchiesta sui traffici di droga iniziata dal fratello. Da questo punto in avanti il compito del neo agente della DEA spazierà dal distruggere enormi piantagioni di droga fino a uccidere i maggiori responsabili del commercio di stupefacenti.

La trama non presenterà troppi colpi di scena, ma sarà comunque irresistibile, grazie anche alle migliaia di battute, alle numerosissime citazioni di film celebri e all’umorismo nero che fanno da sfondo alla vicenda.

Imparerete ad apprezzare da subito il carattere spensierato ed arrogante del protagonista, come le sue impressionanti acrobazie che comprendono corse sui muri e voli degni delle pellicole più esagerate di Hong Kong. Allo stesso tempo riderete ascoltando gli assurdi monologhi degli imbranatissimi e fanatici cattivoni di turno, che sembrano usciti direttamente da una produzione di Scary Movie.

Gioco dunque sì d’azione, ma che ha l’umiltà di non prendersi sul serio e scherzare più e più volte sulle situazioni che il protagonista si ritroverà ad affrontare.

Forse un atteggiamento del genere non potrebbe piacere ai fan sfegatati degli action seri come Max Payne, ma vi assicuro che è molto piacevole ridere e divertirsi davanti a Total Overdose, sorvolando così sui suoi difetti. Certo, Max Payne rimane indubbiamente migliore, ma questo è un gioco completamente diverso…questo è Total Overdose.

 

La Vita fra Tacos e Burritos

Le sparatorie, come più volte ripetuto, oltre ad essere spettacolari sono anche facilmente gestibili dal giocatore, grazie ad una elementare disposizione dei pulsanti, che si rivelano pochi ma fondamentali.

In aiuto del giocatore, inoltre, per gestire più facilmente i duelli con le armi da fuoco, subentrano due “bonus”, vale a dire il rallentatore, che si può attivare dopo aver ricaricato l’apposita barra e il riavvolgimento temporale, in perfetto stile Prince of Persia, grazie al quale non saremo costretti a ricaricare l’ultimo check point in caso di sconfitta.

In aggiunta ai già citati bonus sono presenti le cosiddette mosse LOCO, che rendono Total Overdose ancora più cinematografico.

Grazie a queste speciali mosse folli che raccoglierete nel corso dell’avventura, sarà ancora più facile sbarazzarvi dei vostri numerosissimi nemici, senza dover sprecare troppe munizioni o senza uscirne feriti più del dovuto.

Le mosse loco comprendono le custodie delle chitarre con  mitragliatori al loro interno, seguendo lo stile del film C’era una volta il Messico, la Pistola d’Oro, arma per tiri chirurgici, il famigerato El Toro dove il protagonista ucciderà i nemici caricandoli, come se si fosse trasformato in un toro assetato di vittime ed infine il 360, una sorta di rotazione aerea del protagonista che gli permette di falciare con le sue due potenti mitragliatrici i cattivi nei paraggi.

Le note dolenti riguardo alla giocabilità, arrivano quando usciamo dalle missioni ed andiamo a testare il “lato GTA” del titolo.

Gli sviluppatori del gioco hanno infatti creato una cittadina all’interno della quale girovagare per spostarsi da un luogo caldo ad un altro (spostamento che può essere reso però inutile da un’apposita schermata di scelta della missione), senza però mostrare nella realizzazione degli ambienti, dei veicoli e della polizia tutta quella cura riservata ad altri aspetti come i già citati scontri a fuoco.

La guida degli automezzi è approssimativa, difficile e frustante, un difetto che vi farà dimenticare ben presto della possibilità di esplorare la cittadina e gli spazi circostanti in cerca di bonus.

 

In Messico è tutta un’altra musica!

Nessun difetto da segnalare, invece, per quanto riguarda la colonna sonora del titolo, riescono benissimo nel loro intento, essendo composte da molti brani, tutti in perfetto stile con l’ambiente e contribuiscono ad aumentare il coinvolgimento del giocatore.

Da lode, due fra i tanti momenti esaltati dalla colonna sonora: il menù iniziale con le note dei Delinquentes e una missione all’interno della villa di un ricco commerciante di droga, con una sparatoria epica, sorretta dalle tranquille e melodiose note di una canzonetta messicana degli anni trenta.

Gli effetti sonori sono all’altezza, con esplosioni sonore, spari credibili e rumori ambientali realistici. Il sonoro è sicuramente uno degli aspetti più riusciti di questo titolo.

 

Quando si torna a casa?

La longevità si attesta nella media, con una trama principale della lunghezza di 20 ore circa e contando anche le missioni secondarie (indispensabili per potere ottenere i bonus alle armi) si può arrivare a dieci ore in più di gioco.

Vista anche la ripetitività del gameplay (cambieranno anche i luoghi, ma l’obiettivo resta comunque quello di sparare) non è da considerarsi un male, in questo modo vi capiterà di finire Total Overdose prima di annoiarvi vista anche la facilità del titolo.

Il livello di difficoltà infatti, sebbene ci siano alcuni punti nettamente più difficili, si attesta sempre su un livello medio basso, secondo me voluto dagli sviluppatori per incoraggiare i giocatori a sfruttare le acrobazie del protagonista senza paura di essere poi sconfitti.

Il vero problema è che una volta completato il gioco (anche se si sbloccano missioni bonus), non avrete più tutta quella voglia di rigiocarlo e finirete per lasciarlo da parte, tirandolo fuori solo per mostrarlo ad un vostro amico o per ascoltare qualche traccia della colonna sonora.

 

A conti fatti

L’ambientazione, i personaggi carismatici, le continue esagerazioni, l’humor che vi farà ridere più e più volte nel corso dell’avventura, l’azione estrema e senza sosta vi faranno stare attaccati alla vostra Playstation 2, al prezzo di saper sorvolare su alcuni difetti, che a volte riescono purtroppo a dare abbastanza noie al giocatore.

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