Urban Reign – Recensione Urban Reign
Violenza da strada
Con l’arrivo delle consoles a 32 bit il campo dei picchiaduro a scorrimento è stato quasi del tutto abbandonato dalle softwarehouse; questo probabilmente dovuto all’estrema difficoltà di creare giochi per multiplayer all’interno degli ambienti in 3 dimensioni senza l’ausilio dello splitscreen.
Ma sono davvero tantissimi i titoli del genere che hanno appassionato i giocatori di tutto il mondo a cavallo degli anni 80 e 90, basti ricordarsi di: Streets of Rage, Final Fight o meglio ancora di Double Dragon per farsi un’idea. Tuttavia qualcuno ha provato a riportare alla luce giochi di questo calibro, anche in passato, come la Interplay (supportata da Atari ed Infogrames) con Gekido o la Core con Fighting Force; tutti esperimenti forse piuttosto discutibili, ma almeno avevano una parvenza di validità.
Ecco che però nel 2005, a dire la sua arriva niente meno che Namco con questo Urban Reign; la casa produttrice di Tekken e Soulcalibur ha forse qualche asso nella manica da giocare ? Probabilmente si.
Intrighi e guerre fra bande
“Nessuno è innocente. La giustizia ? È un’illusione. L’incertezza è l’unica cosa sicura…l’incertezza crea paura, e la paura porta soldi.
Green Harbor…solo un altro labirinto cittadino, l’El Dorado, piena di paura su cui lucrare. Le gang accorrono per mettere le mani su tutto quell’oro…ma quei giorni appartengono ormai al passato.
Il mio nome è Brad Hawk, sono un professionista, faccio le cose a modo mio e non rendo conto a nessuno. Ecco perché i cattivi mi temono e i buoni mi odiano. Questo è ciò che sono.”
Con queste parole Brad (il protagonista) ci introduce all’interno della città di Green Harbor, un posto pieno zeppo di delinquenti e di bande rivali, le cui vicende prenderanno il via dopo il rapimento di KG, un membro della gang degli Zap. Il nostro Brad è un picchiatore professionista che verrà assoldato da Shun Ying, una ragazza asiatica molto sexy a capo di una delle bande cittadine, accusata dagli Zap di essere l’artefice del rapimento. L’incarico della nostra “datrice di lavoro” consiste nel provare la sua innocenza e fare fuori tutte le bande rivali, un compito che sembra ovviamente più facile a dirsi che a farsi. Detto questo non ci resterà altro che scrocchiarci le dita e scendere in strada.
Regno Urbano
Le componenti di maggior rilievo e divertimento di un picchiaduro sono di certo la varietà di mosse disponibili e la freneticità dei combattimenti; tutti elementi che non mancano mai nei titoli targati Namco. Stavolta però qualche giocatore (soprattutto tra i più giovani) potrebbe ritrovarsi piuttosto spiazzato nel vedere queste caratteristiche spinte a dismisura in un picchiaduro da strada, specialmente considerando che il sistema di controllo è piuttosto ostico da padroneggiare, ma vediamo bene il perché. Le meccaniche di gioco di Urban Reign apparentemente non differiscono troppo da quelle già viste nei più famosi giochi d’azione, questo almeno per quanto riguarda il combattimento contro più avversari: lock-on sugli obiettivi, mosse spettacolari e combo, sono inserite in maniera tale da lasciare tantissimi sbocchi alla fantasia distruttiva dei giocatori; il solo problema è imparare a padroneggiarle a dovere, proprio perché fare affidamento sullo sfrenato (ed insensato) button mashing non è certo una cosa saggia. Gli attacchi standard sono affidati al tasto cerchio e le prese al tasto triangolo; entrambe le funzioni in combinazione con i movimenti della leva analogica (alto, medio, basso o neutro), ci consentiranno di attaccare direttamente le varie parti del corpo dei nostri avversari, e se saremo abbastanza abili (o sadici) da infierire in modo gravoso sulle stesse zone, potremo incapacitarli in modo da avere un vantaggio considerevole prima di finirli del tutto. Il tasto quadrato è sfruttato ai fini delle schivate e delle evasioni dalle prese avversarie, mentre la croce servirà per correre, ma non solo per avvicinarci o ritirarci, bensì anche per correre sui muri per prepararci a sferrare serie di calci volanti e combo con presa aerea di una spettacolarità disarmante.
Il gioco si articola all’interno di ben 100 missioni, in ognuna di esse avremo degli obiettivi particolari da portare a termine, come: sconfiggere tutti, spezzare un braccio ad un particolare avversario, vincere entro il tempo limite e così via; niente di troppo vario oltre al semplice pestaggio, ma la sfida ed il livello di divertimento offerti, sono davvero notevoli.
Con l’evolversi della trama e la crescita del nostro personaggio, avremo modo di affrontare anche dei particolari avversari, che una volta sconfitti andranno ad arricchire la schiera di “amici” di cui potremo farci forte durante alcune missioni; potremo impartire loro dei comandi per darci una mano nei combattimenti, o farli gestire da un amico con il secondo controller, purtroppo però solamente in alcune determinate fasi di gioco, nelle altre dovremo cavarcela da soli.
In 2 si picchia bene, in 4 meglio
Namco non si smentisce mai quando si parla di combattimento; nel gioco è disponibile una modalità multiplayer fino a 4 giocatori se si dispone di un multitap. Il roster di selezione dei personaggi è probabilmente uno dei più grandi mai visti in un gioco del genere, è possibile infatti sbloccare fino a 60 personaggi differenti, alcuni accessibili solo dopo aver completato la storia, ed altri soddisfando alcune sfide proposte dalle altre modalità quali “sfida” e “libera”. Inoltre tra i vari teppisti e boss presenti, i programmatori del Tekken Team hanno ben pensato di implementare un paio di guest stars dalla loro migliore creazione; stiamo parlando di Paul Phoenix e Marshal Law.
Stai parlando con me ?
Diciamoci la verità: scendere per le strade e far fuori teppisti a furia di pugni e calci volanti, è sicuramente esilarante, ma è anche vero che una buona realizzazione tecnica non basta per rendere un gioco un capolavoro di prim’ordine.
Tecnicamente Urban Reign si eleva parecchio, soprattutto dal punto di vista grafico; la maggiore attenzione è riservata alla cura e al dettaglio che caratterizzano tutti i personaggi del gioco, dal boss al teppistello da strapazzare, ma non solo nell’ambito delle textures, ognuno di essi gode di un modello poligonale personalizzato e dettagliato perfino nei movimenti. Anche gli ambienti sono molto curati e piuttosto vari, seppur per ovvi motivi di design e libertà di movimento, risentono di una certa circoscrizione, che talvolta risulta un po’ troppo stretta.
L’audio merita una particolare menzione per i sottofondi musicali; il gioco è farcito di musiche Hard Rock e Grunge che si sposano perfettamente con l’ambiente, donando ai combattimenti un’enfasi adrenalinica che non mancherà di trasportare chiunque abbia voglia di menare le mani.
Longevità e controlli sono forse le uniche cose che risentono in tutto il lavoro: come precedentemente accennato, le molteplici missioni presenti non differiscono troppo l’una dall’altra, pertanto il tutto si riduce al “dare mazzate”, il fatto che sia a mani nude o con armi purtroppo cambia poco in un gioco simile, e solo i giocatori di vecchia data potranno forse sorvolare tale difetto.
“Let’s get ready to rumble !“
Namco sotto molti aspetti riesce dove altri hanno fallito, il lavoro svolto è sicuramente degno di nota, seppur sia rivolto principalmente ad un pubblico di giocatori “old school”, ma non è detto che questo titolo non possa essere apprezzato anche da chi ci si avvicina di sfuggita. Probabilmente se fosse stata aggiunta una maggiore varietà d’azione ed un sistema di controllo meno macchinoso, avremo per le mani un vero e proprio capolavoro, ma sicuramente il Tekken Team si merita un applauso anche solo per averci provato.