Velvet Assassin – Recensione Velvet Assassin
Ormai i giochi "stealth" hanno trovato un loro spazio ben definito tra le tipologie videoludiche esistenti, e ciò grazie a titoli che hanno riscosso un grande successo di pubblico e di vendite entrando radicalmente nella storia di questo genere. Ovviamente anche cavalcando il fascino di questi titoli non sono mancati giochi che si sono rilevati poveri o scadenti, ma altre volte ci troviamo di fronte a titoli di ottima fattura che passano inosservati dinnanzi ai nostri occhi, ed è questo il caso di un titolo come Velvet Assassin.
Tra le tenebre del Reich
In Velvet Assassin impersoneremo Violette Summer, personaggio ispirato all’omonima agente che per conto della resistenza francese e degli alleati si adoperò da dietro le linee nemiche in numerose azioni di sabotaggio nei confronti dell’esercito tedesco, ed è proprio in questo contesto che il gioco riesce a calarci perfettamente. Fin dal primo secondo di gioco si può avvertire in modo palpabile l’atmosfera della vecchia Europa nel corso del secondo conflitto mondiale: grazie a scelte cromatiche azzeccate che tendono all’oscurità, al nebbioso e alla luce color rame, si avverte pienamente l’ ambito drammatico di una guerra. A rafforzare tutto ciò vi è l’umanità dei nostri avversari, che proprio perché umani alle volte esprimono sentimenti di pietà nei loro commenti, in altri sono mossi in modo cinico verso le più atroci mostruosità della guerra, e seppur tutto ciò venga espresso tramite espedienti che si ripetono nel corso del gioco o con dialoghi legati a momenti determinati, ciò non stona affatto con lo stile e le meccaniche del gioco e quindi non viene avvertita come cosa spiacevole dal giocatore.
Trama assente?
Molti titoli ci hanno abituato in questi anni ad avere trame molto chiare e definite o al massimo spezzate dalla suspance creata da sequel e prequel, ciò non è ovviamente una cosa negativa, ma ha probabilmente abituato i giocatori ad aspettarsi sempre ciò da un videogioco. Velvet Assassin è invece uno di quei casi in cui un giocatore potrebbe trovarsi spaesato. Le luci, le ombre, i suoni e le colonne sonore, tutto in questo gioco, alle volte tendendo a uno stile così buio da sembrare quasi da film horror, portan il giocatore ad avere una sensazione d’indeterminatezza ed è proprio ciò che questo gioco vuole esprimere; poiché seppur a prima vista si può avere la sensazione che la trama abbia qualcosa di meno rispetto ad altri titoli, quest’ultima gioca proprio sulla sua impalpabilità, non è manchevole ma anzi sviluppa in modo diverso dal solito il suo approccio con il giocatore. Violette non è il classico eroe che ci aspetteremmo di sentire riguardo la seconda guerra mondiale, non è il guerriero invincibile che cambierà la sorti della guerra, la sua è una storia, un’esistenza come tante in un grande conflitto, né più né meno importante delle altre. Attorno a lei regna la morte, la devastazione e una solitudine che non dipendono da lei, ma allo stesso tempo non riusciremmo ad immaginar il suo personaggio diversamente. Ed è qui la grandezza della trama, la nostra protagonista è un tassello nel vortice della guerra e sta al giocatore fare i propri pensieri o riflessioni.
Parliamo di tecnica.
Come già è stato fatto intuire, Velvet Assassin non è un gioco che potrebbe essere apprezzato da tutti i palati e ciò dipende non solo da alcune sue scelte stilistiche ma anche dalle meccaniche di gioco e dalle scelte tecniche. Come già detto all’inizio, il titolo in questione è un gioco stealth, le azioni della nostra protagonista saranno prevalentemente occulte agli occhi degli avversari che anzi dovranno essere eliminati da noi in modo silenzio e furtivo, dovremmo quindi sfruttare ombre ed evitare di passare dinnanzi fonti di luce che potrebbero rilevare la nostra presenza. Fare ciò è fondamentale, poiché Violette non è né Altair né Rambo, ma come per una normale persona anche un solo proiettile può essergli fatale ed è ciò che potrebbe essere considerato problematico e frustrante da parte dei giocatori; anche perché, oltre a questo, non ci sono nel gioco salvataggi rapidi ma checkpoint prestabiliti. Fortunatamente in aiuto del giocatore vi è una grafica che oltre ad essere molto gradevole è anche leggera, e ciò conferisce a questo titolo di avere dei caricamenti quasi istantanei, inoltre l’ uso di checkpoint e la scarsa resistenza della protagonista non sono fattori da considerare negativi ma anzi sono perfettamente funzionali al gioco nel suo complesso: studiare le pattuglie e i movimenti degli avversari e riuscirlo a fare in una serie di situazioni fino al prossimo checkpoint è addirittura soddisfacente, e una volta presa confidenza con il gioco non è per niente impossibile o anche solo difficile. Certo, eliminare nel modo più efficace possibile i nostri avversari ci darà molte soddisfazioni, però ci permette anche di accorgerci a poco a poco di alcune caratteristiche di quest’ultimi e dei metodi che usiamo per eliminarli, come somiglianze tra i vari soldati tedeschi che incontriamo nel gioco, il ripresentarsi di situazioni seppur con importanti differenze, ingiustificate cecità e leggerezze sempre da parte dei soldati del Terzo Reich, ma tutte cose che all’interno del contesto e dell’atmosfera del titolo non sono gravi, né penalizzanti.
Conclusione.
Velvet Assassin è un titolo che forse non fa fare un balzo nel futuro al genere, ma di certo non ne farà fare nemmeno all’indietro. Un titolo interpretabile sotto molti aspetti, che puoi odiare o amare senza vie di mezzo, cosa che dipende ovviamente dalla soggettività del giocatore, ma che di certo in una valutazione complessiva e oggettiva merita positivamente di essere preso in considerazione.