Wander – Recensione
I Massive Multiplayer Online Games (meglio conosciuti come MMO) non hanno sempre trovato larga diffusione su console. Vuoi per la mancanza di tastiera e mouse, vuoi per la formula di pagamento mensile spesso adottata poco congeniale ai console gamer, ma raramente gli MMO sono riusciti a creare community vaste anche sulle piattaforme disponibili sul mercato. Negli ultimi tempi però la tendenza sembra essere sul punto di invertirsi, grazie alle macchine “social” messe a disposizione dalla current-gen che consentono di creare esperienze online sempre più appaganti. In genere, in un MMO classico si combinano elementi di cooperazione ed elementi di competizione, generati dalla presenza di avversari/alleati da incontrare lungo il cammino. Gli sviluppatori australiani diWander MMO però con il loro ultimo lavoro hanno creato qualcosa di unico (e forse irripetibile).
Una pacifica utopia
Immaginate un titolo completamente online basato unicamente sull’esplorazione del mondo di gioco e sulla scoperta dei segreti che lo riguardano. Un titolo privato di chat vocale e testuale, in cui l’unico sistema di comunicazione è costituito da una lingua creata ad-hoc dagli sviluppatori e da apprendere direttamente sul campo. Agli elementi appena citati aggiungete un protagonista capace di mutare le proprie sembianze per raggiungere luoghi nascosti nelle profondità marine o su vette irragiungibili ed avrete Wander. O meglio, questo è ciò che dovrebbe essere Wander… pad alla mano la realtà è fin troppo diversa, purtroppo.
Pacificamente spoglio
Sin dalle sue prime apparizioni Wander è stato classificato come un MMO “pacifico”. Le isole create dai developer australiani sono prive di pericoli di sorta, e possono essere completamente esplorata sin da subito. Lo scopo del videogiocatore è infatti quello di scoprire tutti i dettagli sulle ambientazioni del gioco e sulle strane metamorfosi che siamo in grado di compiere. A questo scopo, nelle vaste aree esplorabili è possibile rinvenire particolari “lore stones”, delle rocce che contengono messaggi audio riguardanti le isole e le 4 diverse razze che la popolano: gli Oren, una sorta di alberi senzienti, gli Hira, una razza umanoide con delle strane pinne sulle braccia, i Griffins, ibridi a metà fra uccelli e leoni utili per avere una visione dall’alto, ed infine gliAzertash, dei rettili anfibi particolarmente rapidi in acqua. Sin dai primi minuti di gioco è possibile alternare ciascuna delle 4 forme, grazie a delle speciali rocce collocate in punti specifici della mappa. Data l’assenza di una interfaccia su schermo e di qualsiasi indicazione grafica, per facilitare la scoperta di nuove informazioni il team di sviluppo ha pensato bene di fornire ai giocatori uno speciale tipo di segnale: il canto di una Sirena. Ogni volta che ci si trova in presenza di un segreto una sirena comincerà a cantare ad un volume sempre più elevato, fino a condurci nel punto esatto in cui interagire con la roccia speciale. Questo è forse l’unico tocco di pregio della produzione, che va ad arricchire un gameplay altrimenti scarno ed una OST non proprio varia.
Come già detto in apertura, Wander è un MMO che non consente l’utilizzo di chat testuale e vocale, ma non per questo privo di un mezzo per comunicare con altri videogiocatori. Oltre alle rocce già menzionate infatti nelle diverse ambientazioni sono state posizionate altre pietre speciali, grazie a cui è possibile apprendere la lingua dell’universo di gioco: il Rozhda, un idioma privo di parole offensive ma di difficile apprendimento. Dopo aver interagito con una roccia “linguistica” per poter ampliare il lessico a nostra disposizione bisogna tracciare un simbolo sul touchpad di Dualshock 4 seguendo delle indicazioni su schermo. In teoria questa componente dovrebbe rendere le cose ancora più interessanti, ma spesso l’unica cosa in cui riesce è rompere l’atmosfera pacifica del titolo. Nel caso in cui il disegno indicato non venga tracciato correttamente infatti il nostro alter-ego si limiterà a schiarirsi la gola. Ciò comporta la totale assenza di dialogo con gli altri esploratori, e in un MMO dove l’interazione pacifica con altri utenti è forse una delle componenti di maggior pregio, il risultato è decisamente pessimo. In sintesi, il mondo di gioco è sì pacifico, ma anche (fin troppo) vuoto.
Un’isola (pacifica) che non c’è
Se in termini di gameplay Wander non ha molto da offrire, anche dal punto di vista tecnico il lavoro svolto dagli sviluppatori australiani lascia a desiderare. Sebbene il motore grafico impiegato sia il noto CryEngine, tutti gli elementi che compongono le ambientazioni di gioco non convincono affatto, e in alcuni casi l’impressione che si ha esplorando le isole è che forse qualche mese di sviluppo aggiuntivo avrebbe giovato alla produzione. Anche le animazioni delle quattro razze disponibili sono tutt’altro che entusiasmanti, soprattutto per quanto concerne la lentezza estrema degli Oren e il volo del Griffin, difficile da gestire e sgraziato. Al design poco curato del titolo si aggiunge poi qualche caso di compenetrazione di troppo. In alcuni casi infatti durante la nostra esplorazione siamo rimasti intrappolati in più di una occasione in pareti rocciose o alberi. Per ovviare a questo difetto i developer hanno aggiunto l’opzione “Can’t Move?”, spesso impiegata su titoli simili su PC, ma sicuramente poco elegante dal punto di vista estetico.
In conclusione, il mondo pacifico di Wander non ha mantenuto nessuna delle sue premesse. Le isole create da Wander MMO per ora hanno ben poco da offrire, e in nessun modo ci sentiamo di consigliare l’acquisto del titolo.
Ho seguito Wander sin dal suo annuncio, e le premesse offerte dal titolo sembravano davvero intriganti. Purtroppo però i developer di Wander MMO dimostrano ancora una volta che le idee servono a poco, se a sostenerle c’è una realizzazione tecnica insufficiente. Il titolo che tanto desideravo rimane una pura e semplice utopia.
Pro
- - Vaste aree da esplorare
- - Un mondo rilassante e pacifico…
Contro
- - … fin troppo incontaminato
- - Il comparto tecnico lascia a desiderare