Afro Samurai – Recensione Afro Samurai

Dal manga al Videogioco il passo è breve

Il manga di Takashi Okazaki, con protagonista un duro quanto fuori luogo samurai con i capelli Afro, ha fatto incette di premi e riconoscimenti, anche grazie allo stile Pulp, i riferimenti Hip Hop e tanta, tanta violenza, rapendo e facendo suoi una marea di fan incantati dall’arte di Okazaki . Dall’avventura di carta si è passati ad un adattamento, in 5 episodi, per l’universo animato. Anche l’anime di Afro Samurai ha riscosso successo, ed ecco che, quindi, mancava un piccolo passo perché il samurai Afro rompesse le barriere comunicative e giungesse anche sulle nostre tanto amate console. Possiamo scorrazzare per le strade di un Giappone fuori dagli schemi sia su Playstation 3 che su Xbox 360, ma intanto osserviamo con i nostri occhi cosa è realmente questo Afro Samurai, portato avanti e sviluppato dalla Namco.
 

Un Giappone feudale a suon di Hip Hop
 
Cosa potranno mai avere in comune Giappone Feudale, Samurai e Daimyo con la cultura Hip Hop, slang americani e capigliature Afro? È presto detto: praticamente niente, ed il fascino di un manga come Afro Samurai sta anche qui. Ricapitolando brevemente la trama, che sarà ripercorsa anche nel gioco, ci troviamo davanti ad una vendetta. Il padre di Afro era il Samurai numero uno del Giappone finché, colpendolo alle spalle, il numero due non prese il suo posto. Ora, per cercare giustizia, Afro solcherà la strada che lo porterà a diventare il numero due del Giappone, così da aver diritto di scontro contro il numero uno, batterlo, e riabilitare il nome del padre.
Una trama semplice quanto cruenta farà da sfondo a personaggi carismatici ed incredibili che, e questo è uno dei maggiori pregi del titolo, rivivranno grazie a texture e poligoni nella trasposizione videoludica dell’opera di Okazaki.

A colpi di Katana

Non sempre, quando ci si imbarca nel progetto di portare su console quanto già visto su carta o TV, la scelta del genere è semplice o scontata. La Namco, per questo Afro Samurai, ha scelto la via degli Hack’n’ Slash. Che sia un genere amato ed odiato allo stesso tempo non vi sono dubbi, ma è anche vero che i sostenitori di questo approccio videoludico sono tanti, e le vendite di giochi come Devil May Cry non possono che confermarlo. Nonostante tutto, la Namco potrebbe aver scelto bene le sue carte, riuscendo a sollevare ben più di qualche curiosità.
Parlando del Gameplay vero e proprio, Afro Samurai non si distanzia troppo dai canoni del genere. I comandi, che in linea di massima si riveleranno intuitivi e mai macchinosi, ci daranno la possibilità di mazzolare i nostri avversari a suon di spadate, il tutto mettendo da parte la componente esplorativa per preferire, e quasi celebrare, quella più action e immediatamente adrenalinica. Il fulcro del gioco, infatti, saranno i combattimenti, tutti contro schiere folte e motivate di nemici. Per dare ancor più rilievo all’azione vera e propria, ecco che sarà presente un aiutante, che ci indicherà la strada da seguire nel caso dovessimo perderci e vagare senza meta, e inoltre, se ancora non bastasse, saranno presenti semplici enigmi, più riempitivi ed atti a spezzare l’azione che non veri e propri rompicapo.
Per quanto concerne la battaglia vera e propria, avremo a disposizione le classiche mosse del genere che, combinate assieme, daranno luogo a combo coreografiche e potenti, capaci di tenere alta la nostra adrenalina mentre abbattiamo nemici su nemici. Oltre a questo, sarà presente anche una barra che, anche se riempita poco, ci permetterà di rallentare il tempo in quello che sarà a tutti gli effetti un "bullet time" (ma qui chiamato Focus), ormai non proprio novità nel genere.
Aggiunta interessante, che concorre a valorizzare ancor di più l’effetto visivo e action degli scontri, sarà la possibilità di martoriare i nostri avversari mirando e colpendo determinate parti del corpo, mozzando braccia, gambe, tagliandoli in due, fino ad arrivare a fargli lo scalpo. Naturalmente, questo spacca e distruggi sarà reso meno ripetitivo dall’entrata in scena di nemici diversi, tra i quali spiccano generali dalla robusta armatura ed altri tosti avversari da gettare sul terreno in schizzi di sangue. Ed è qui che si arriva a parlare dei Boss, non tosti come ci si aspettava, visto che si riveleranno tutt’altro che ostici avversari, solamente un piccolo ingorgo lungo la nostra strada.
Peccato per l’aggiunta di sessioni di platforming che, se potranno risultare piacevoli prese a piccole dosi, risulteranno alla lunga ripetitive quando si prolungheranno per ben più di qualche minuto, spezzando fin troppo l’azione di gioco e annoiando appena. E peccato anche per un sistema di telecamere un pò balordo, tale da dar fastidio in qualche frangente, bloccandosi in qualche piano mal calibrato e costringendoci a combattere quasi alla cieca, o a dover invertire i comandi quando cambierà visuale.
A conti fatti, il gameplay di Afro Samurai è comunque incentrato unicamente sulle battaglie contro numerosi nemici, e sulla carneficina fine a se stessa. Tanto action dunque, con tutto il resto a fare da semplice contorno. Questa scelta, se da un lato potrebbe essere divertente, calcerà fin troppo sulla ripetitività del titolo, rovinando qua e la le buone idee gettate nell’impasto. Nonostante tutto, comunque, il titolo risulta godibile da questo punto di vista.  


Tagliuzzare gli avversari è un brivido da provare

Lo stile conta più della forza

Chi l’ha detto che una buona grafica deve basarsi su una tecnica esorbitante? Afro Samurai sta qui a dimostrare il contrario, facendo dello stile la sua arma vincente. Prendendo atto che tutto, dai personaggi all’ambiente, saranno fedeli a quanto visto nel manga e nell’anime, possiamo affermare che la forza del gioco potrebbe passare anche per la sua forza visiva: l’uso sapiente del Cell Shading si fonde con il carisma dei personaggi, con poligoni solitamente ben disegnati (almeno per i personaggi principali) e con schizzi rosso sangue che inonderanno lo schermo ben più di una volta. Certo, neanche qui mancano note negative, come strutture poligonali non proprio eccelse per quanto riguarda gli avversari, che tra l’altro sembreranno fatti con lo stampino, e come le animazioni che, pur dimostrandosi ben congegniate per quanto riguarda le movenze di vesti, capelli e personaggi, peccheranno appena nelle mosse più concitate e complesse, che sembreranno quasi svolte da un robot.
Non proprio eccelso nemmeno il motore fisico, così che quando colpiremo un nemico parrà che il colpo arrivi qualche secondo in ritardo, rendendo le movenze davvero strane. Ma non solo, perchè anche quando cammineremo su terreni scoscesi, come le scale ad esempio, il nostro Afro camminerà letteralmente sull’aria (anche se di pochissimo). Le collisioni, dunque, non sono proprio il punto di forza del motore fisico del titolo, attestandosi come una delle maggiori pecche del comparto tecnico.
Parlando del sonoro, ecco che possiamo affermare di trovarci di fronte ad un prodotto di tutto rispetto. Nonostante si possa non amare il Rap, è innegabile la forza della colonna sonora (presa anche in prestito dall’anime) composta in parte da RZA degli Wu Tang Clan, capace di fondere suoni orientali con ritmi Hip Hop e slang americano. Sopra le righe anche il doppiaggio, che presenta nomi illustri di Hollywood come Samuel L. Jackson e Ron Perlman, un vero toccasana per le orecchie anche perché, in contro alle tendenze, Afro Samurai ha mantenuto il doppiaggio americano originale non venendo ridoppiato in italiano, presentando solo gli oramai classici sottotitoli.
 


Lo stile del titolo risulta davvero accattivante

In conclusione

Difetti non proprio marginali lasciano spazio ad un carisma generale elevato, che da solo può alzare per le sorti del titolo in questione. Che non ci troviamo tra le mani un titolone in grado di fare storia si è già ben compreso, ma in un videogioco conta anche il divertimento, e Afro Samurai è in grado di donarcene a iosa, così che i fan dell’opera di Okazaki non potranno che ringraziare.
Consigliamo questo Afro Samurai a tutti gli amanti del genere, che potranno divertirsi con meccaniche banali ma ben congeniate, ed uno stuolo di nemici da abbattere e martoriare. Per tutti gli altri, ebbene, se non siete amanti dell’anime o del manga potreste aver bisogno di toccare con mano prima di prendere in considerazione questo Afro Samurai.

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