Calvino Noir – Recensione

Calvino Noir

Un indie d’altri tempi per i giocatori estivi

L’estate sta finendo, e con l’approssimarsi dei mesi invernali, si apprestano a fare la propria comparsa sugli scaffali i pezzi da novanta dei mesi freddi, con i vari Call of Dutyed Assassin’s Creed sugli scudi. Certo, gli ultimi bagliori d’estate non sono l’ideale per approdare sul mercato, visto il rischio elevato di trovare impreparati i videogiocatori, magari ancora parzialmente immersi in acqua. Sono quindi prevalentemente giochi indie quelli che approdano sul mercato in quel di agosto – eccezion fatta per un certo Metal Gear Solid V, previsto per il 1 Settembre, ma ovviamente qui il discorso è totalmente diverso – con il chiaro obbiettivo di accaparrarsi quella fetta d’utenza già tornata dinanzi la propria console, e con fame di nuove esperienze videoludiche. È quindi in circostanze favorevoli come queste che titoli del calibro di Calvino Noir riescono a vedere la luce, grazie allo sforzo di sviluppatori meno blasonati che, con le loro idee, riescono a farsi apprezzare dal grande pubblico.


Sogno di una cospirazione di fine estate

Il titolo dei Calvino Noir Ltd (fantasia portami via, ndr) trasporterà i videogiocatori nell’Europa cospirazionista degli anni ’30: gangster, mercenari e complottisti, unitamente ad un grande dispiegamento di forze militari, prenderanno vita sugli schermi dei videogiocatori, in un’avventura dalle fortissime tinte noir.

Nei panni di Wilt, meglio conosciuto nel suo ambiente come “L’inglese”, daremo il via all’avventura: in cerca di un lavoro degno delle abilità del nostro alter ego digitale, ci imbatteremo in un’offerta alquanto intrigante. Poco importa se le azioni da compiere saranno moralmente o eticamente sconvenienti, la pecunia è la pecunia. Una serie di peripezie porteranno il nostro Wilt a ritrovarsi invischiato in un meccanismo decisamente più grande di lui, dove chi non gira finisce schiacciato. Parte così, senza troppi fronzoli, l’esperienza di Calvino Noir, un’avventura a scorrimento in 2D dove lo stealth si miscelerà sapientemente al platform in architetture tanto verticali quanto orizzontali, dove il giocatore dovrà raggiungere determinati obbiettivi, meticolosamente segnalati nell’inquadratura. Vari saranno i personaggi controllabili dall’utente, da avvicendare all’inossidabile Wilt, ed ognuno avrà le proprie peculiari abilità che andranno dalla predisposizione all’attivazione di marchingegni alla capacità di aver ragione di qualsiasi tipo di serratura. L’alternanza sapiente dei vari membri del team a propria disposizione sarà il perno dell’intera esperienza ludica, nonché fattore indispensabile per aver ragione dei numerosi grattacapi confezionati dagli sviluppatori.


Chi non prova, non sbaglia

La peculiarità di Calvino Noir, inutile dirlo, è insita nel suo comparto tecnico: l’impianto grafico decisamente particolare ben si sposa con le atmosfere tenebrose e fumose degli anni ’30, ed aiuta i giocatori ad immergersi adeguatamente nell’ambientazione squisitamente retrò. Le musiche, dal canto loro, sottolineano bene i vari momenti dell’azione, da quelli di allerta, dove sarà bene trovare un riparo per non finire sotto i colpi nemici, a quelli di stanca, dove ci si potrà dedicare a ragionamenti più tranquilli sul come aver ragione di determinati enigmi ambientali. Intrigante poi è la possibilità, data ai giocatori, di determinare le battute di Wilt in determinati frangenti, con una selezione multipla che farà la gioia dei maniaci del controllo.

Certo, non sono tutte rose e fiori, come si capirà fin dai primi momenti di gioco: la sensazione di trovarsi dinanzi ad un semplicissimo titolo dalla natura trial-and-error è fortissima quando, cercando di aver ragione dei seppur semplici comandi, si finisce varie volte vittime di un fuoco nemico tanto semplice nell’attivarsi quanto imprevedibile nelle sue tempistiche. Un difettuccio si fastidioso, ma che, se ben assorbito, non disturberà più di tanto i giocatori che vorranno calarsi nelle fumanti atmosfere di Calvino Noir, per fumose e fumanti notti di fine estate.

Un titolo decisamente particolare, che mi ha colpito per le sue ambientazioni ben strutturate sia dal punto di vista meramente architettonico che da quello delle atmosfere anni ’30. Qualcosa in più si poteva fare sotto il profilo della giocabilità, ma non è di certo tutto da buttare via.

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