Fist of the North Star: Lost Paradise – Provato

Grazie a Koch Media abbiamo potuto provare brevemente Fist of the North Star: Lost Paradise (Hokuto ga Gotoku nella versione nipponica), titolo in uscita in Europa e in Nord America il 2 ottobre, sviluppato da Yakuza Studio e distribuito da SEGA.

Il titolo vi metterà nei panni di Kenshiro, in un universo alternativo rispetto a quello conosciuto nel manga e nell’anime, in cui Ken sarà alla ricerca della sua amata Yuria. Al semplice filo conduttore narrativo si affianca un gameplay solido, fondato su granitiche basi come quelle della longeva ip di Yakuza. In termini di ecosistema di gioco, infatti, Fist of the North Star: Lost Paradise è uno Yakuza “in salsa Kenshiro”. I mini giochi, lo stile di combattimento e la gestione di quest e sub-quest è identico a quello visto nella serie legata al Dragone di Dojima. Oltre al setting, alla veste grafica un po’ diversa, ai nemici e alla trama, la principale differenza rispetto a Yakuza risiede nella presenza del buggy e dell’esplorazione delle wasteland.

Fist of the North Star: Lost Paradise

Durante la nostra prova non abbiamo messo le mani sulla modalità storia, ma su una modalità secondaria che elimina la trama e lascia completa libertà di azione al giocatore che potrà dedicarsi al girovagare nelle wasteland, allo svolgimento di sub quest nella città di Eden o semplicemente dedicarsi ai mini giochi. La progressione del personaggio in termini di abilità, a differenza della trama, rimarrà attiva anche in questa modalità; ci pare positivo, in quanto non avendo un vero e proprio obiettivo in questa modalità, l’ottenimento dei globi per aumentare le proprie abilità può essere un ottimo stimolo per quei giocatori che necessitano comunque di un fine ultimo a cui ambire. Per quanto riguarda la struttura delle sub quest e dei mini giochi, ci sono sembrati (per quel poco che abbiamo provato) ottimamente diversificati e stimolanti nonostante una non eccessiva originalità. I mini giochi in particolare ci hanno sorpreso: tutti sono egregiamente contestualizzati, pur essendo una versione 2.0 di quelli visti in Yakuza. Il karaoke per esempio, qui si trasforma in un rhythm game i cui Ken cura dei pazienti della clinica di Eden a suon di pugni e a ritmo di musica.

L’attività che più ci ha intrigato è sicuramente l’esplorazione delle wasteland: essa avverrà attraverso il dune buggy con cui potrete scorrazzare nelle lande desolate attorno alla città in cerca di materiali per migliorare il veicolo e in cerca di sfide: sì, perché in queste terre selvagge si nasconderà ogni tipo di nemico pronto a farvi vedere le stelle (anche se è più probabile gliele facciate vedere voi) con cui scontrarsi. Questa esperienza nelle wasteland spacca molto il ritmo di gioco e permette di effettuare sessioni più confusionarie che a lungo andare permettono al giocatore di respirare tra una missione e l’altra.

Fist of the North Star: Lost Paradise

Infine, un appunto va fatto al combat system, che in Fist of the North Star: Lost Paradise ancor più che in Yakuza risulta esaltante, ben coreografato e di una brutalità senza pari. Combo base si alternano a finisher spettacolari in cui Kenshiro utilizza i nemici come un infante il pupazzo di pezza. Insomma, “Omae wa mou shindeiru” non ha prezzo e lo sanno un po’ tutti. A sostegno del combat system c’è anche una solidità grafica notevole, sperimentata ormai da anni di sviluppo con Yakuza e che, nonostante qualche piccola differenza, riesce a dare ottimo lustro ai personaggi a schermo e un’ottima resa dei combattimenti più concitati.


Fist of the North Star: Lost Paradise è sicuramente un’ottima trasposizione dell’universo di Kenshiro. Originale e ben strutturato, appoggia le sue fondamenta su dei pilastri inamovibili come quelli della serie Yakuza. Nonostante questo, il titolo introduce qualche piccola variante che sembra essere ben riuscita. Per un giudizio completo bisognerà aspettare la recensione, in quanto la progressione del personaggio e la trama vanno necessariamente approfondite.

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