One Piece Burning Blood – Provato

Il 2017 sarà l’anno in cui la celebre serie di One Piece, di Eichiro Oda, compirà 20 anni. Dalla sua prima pubblicazione, sul fronte videoludico, siamo stati letteralmente invasi da giochi legati al brand. Si parla di quasi 40 titoli dedicati, senza contare i crossover, come il recente J-Star Victory. Molti di questi, almeno la metà, sono ovviamente rimasti confinati in Giappone, in particolare i primi titoli pubblicati dal 2000 al 2005, in quanto One Piece non si era ancora affermato in occidente. La cosa che più stupisce è che, tra tutti questi, non sia presente alcun picchiaduro, a differenza di altri shonen di successo come Dragon Ball, Bleach e Naruto.
E’ dunque comprensibile che l’annuncio del recente One Piece Burning Blood abbia entusiasmato i fan che da anni continuavano a chiedere a gran voce un picchiaduro della loro serie preferita.
Il 3 marzo 2016, invitati da Bandai Namco, ci siamo recati a Milano per un evento stampa dedicato proprio a One Piece Burning Blood dove abbiamo avuto modo di provarlo in compagnia di Koji Nakajima (producer), e Hiroyuki Kaneko (game director).

One Piece Burning Blood provato

Il titolo è sviluppato da Spike Chunsoft, team particolarmente noto per produzioni come DanganRonpa, Dragon Ball Budokai Tenkaichi e, soprattutto, il più recente e già citato J-Star Victory, di cui questo Burning Blood ne trae evidentemente ispirazione. One Piece Burning Blood è infatti un picchiaduro TAG 3 contro 3, con oltre 34 personaggi provenienti dall’universo di One Piece.
L’arco narrativo di riferimento è quello di Marine Ford proposto attraverso una modalità storia denominata “Guerra Suprema” e che verrà narrata attraverso 4 punti di vista differenti: ovvero quelli di Akainu, Barbabianca, Ace e, ovviamente, Rufy.
La decisione di focalizzarsi solo su questo specifico arco, probabilmente, non farà la gioia di tutti gli appassionati, ma è giustificata, dichiara Nakajima durante una nostra intervista, dalla presenza di una grande mole e varietà di personaggi, ciascuno caratterizzato da poteri diversi, come l’Haki e i frutti del diavolo. Questa differenziazione si rispecchia poi nel gameplay e, in particolare, nel delineare lo stile di combattimento di ciascun personaggio presente nel roster. Chi utilizza il potere dell’Haki, ad esempio, sarà generalmente più potente in quanto, tramite il tasto R1, può accedere ad attacchi particolari che altri personaggi non possono disporre. I personaggi Rogia (tipo Sabo, Ace, Enuru o Crocodile), invece, possono contrattaccare con la Rogia Guard, una speciale difesa che, se usata con il giusto tempismo, può annullare gli attacchi Haki.

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Infine, ci sono i personaggi con la capacità di trasformarsi e di ottenere nuove abilità e nuove mosse. Tra quelli annunciati troviamo la forma Shogun di Franky, la forma dinosauro di X-Drake (che per la prima volta in assoluto appare in un videogioco di One Piece), la forma Amaru di Eneru e, finalmente, il tanto atteso Gear Fourh di Rufy (inedito per chi ancora sta seguendo il manga in Italia).
E i personaggi che non dispongono di poterii? Lo abbiamo chiesto a Kaneko il quale ci ha prontamente risposto dicendoci che i personaggi senza poteri, come ad esempio Nami, potrà combattere alla pari grazie alla presenza dei personaggi di supporto. Oltre ai 3 personaggi che compongono la squadra, è infatti possibile selezionare altri 3 personaggi che verranno in aiuto durante il combattimento, ciascuno con effetti diversi, tipo il ripristino della salute, l’aumento della difesa o dell’attacco e così via. I personaggi privi di poteri, avranno dunque il vantaggio di poter richiamare più spesso l’aiuto di questi personaggi di supporto e combattere alla pari contro tutti gli altri.

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Pur non raggiungendo i livelli estetici di Naruto Shippuden Ultimate Ninja Storm 4, tecnicamente il gioco si presenta molto bene e con un’ottima fedeltà visiva alla serie animata, anche perchè si tratta del primo capitolo sviluppato principalmente per le console di nuova generazione, a cui si aggiungono le versioni PC e PS Vita, quest’ultima sviluppata in separata sede e che quindi risulterà ovviamente inferiore dal punto di vista grafico.
Pad alla mano, l’unico neo che abbiamo potuto notare è una certa legnosità in alcuni movimenti e concatenazioni di combo, mentre per il resto non siamo poi tanto distanti dalla formula di combattimento adottato dal già citato Naruto, paragone che viene naturale giocando One Piece Burning Blood. Le differenze, comunque, non mancano vista la presenza di due pulsanti per le combo automatiche, la possibilità di schivare i colpi (se si ha il giusto tempismo) e di accedere a particolari mosse speciali tramite la combinazione dei tasti L1 più triangolo, quadrato o cerchio. Non mancheranno, invece, le spettacolari ultramosse, eseguibili con la semplice pressione del tasto R3, una volta riempita un’apposita barra.
Appuntamento, dunque, per il 3 giugno 2016 (giugno inoltrato, invece, per le versioni PC e PS Vita) per un’analisi più approfondita e per un giudizio globale su quello che, almeno per ora, potrebbe rivelarsi un primo interessante capitolo di una potenziale serie.

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