Where Winds Meet | Provata la BETA

Where Winds Meet: un gioco sui generis da tenere d'occhio

Where winds meet
Un open world denso

Where Winds Meet, versione beta, è stato provato accuratamente durante il fine settimana nel quale era disponibile, grazie all’invito gentilmente concesso a Gamesource, per relazionare voi lettori sullo stato di questo attesissimo titolo.

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, si tratta di un mastodontico action-RPG dello studio cinese Everstone Games, edizione NetEase. Sgombriamo subito il campo da dubbi inerenti l’ambizione e l’imponenza del progetto: la Beta, che permetteva di esplorare solamente una regione della mappa, necessitava obbligatoriamente di un SSD con ben 100 GIGA di spazio (!) e per l’occasione lo studio ha utilizzato un motore grafico proprietario veramente notevole.

Where Winds Meet BETA | Primo impatto

L’impatto iniziale è senz’altro di grande effetto: al netto di un interminabile caricamento dovuto alla compilazione degli shaders (di qui l’obbligo dell’SSD, utile anche per le numerose sessioni di full motion video), pronti, via, partenza a razzo con un video introduttivo che – seriamente – non ci fa nemmeno intuire che in realtà stiamo già giocando. La scena preliminare sciorina senza soluzione di continuità i punti di forza del titolo: impossibile non ammirare il lavoro immane compiuto dal motore grafico, e durante la galoppata iniziale già si fantastica di partecipare ad un gioco con elementi presi dai migliori esponenti videoludici degli ultimi anni. Anche il tutorial iniziale è spaziale, dettagliatissimo e denso di video per ogni informazione, come solo Street Fighter 6 può vantare di essere e fare.

Where winds meet paesaggi
I paesaggi sono veramente magnifici

Il giocatore impersona il bimbo tenuto in braccio dal combattente che sembrava il protagonista iniziale, ed il nostro sogno è quello di imparare tutte le 8 arti marziali più famose, e diventare un avventuriero. Subito il gioco ci para di fronte ad un editor del personaggio dettagliato in maniera impressionante, ed alla scelta – anche casuale -di alcuni attributi, diversi da quelli dei classici RPG e molto più “poetici” . Lo stesso soverchiante effetto ci viene restituito dai menu’ del gioco, estremamente articolati e ramificati, che ci fanno intuire immediatamente la profondità del prodotto, il che costituisce sia un indubitabile pregio, sia uno spauracchio per i giocatori meno avvezzi agli RPG e più votati all’immediatezza del gameplay.

Combat System

Essendo definito dagli sviluppatori (date un’occhiata al sito ufficiale) un action rpg – definizione alquanto limitativa e un pò fuorviante, come spiegheremo in seguito – uno degli elementi fondamentali che interessa il possibile fruitore interessato al gioco è senz’altro il combat System. Ebbene, senza indugi posso affermare che esso costituisce un assoluto punto di forza.

Infatti lo stesso presenta elementi mutuati da Sekiro Shadows Die Twice, quali il contrattacco in risposta alla parata, che effettuata con il giusto tempismo toglie un pò di equilibrio e di postura all’avversario, ed addirittura il “posizionamento” dei tasti principali (salto, colpo, parata, spostamento). Per i cultori di Sekiro viene facile quindi passare da un titolo all’altro, anche se le analogie finiscono qui, sia perchè non c’è paragone tra le difficoltà dei due giochi (Where Winds Meet è molto meno punitivo, anche al livello più difficile), sia perchè il titolo cinese permette anche di deflettere i colpi più potenti, conferendo una breve finestra di contrattacco senza difese mediante la pressione di una croce direzionale indicata a video, nonchè di utilizzare le cast ability tenendo premuto R2. E’ possibile, con l’andare avanti nel gioco, utilizzare anche l’arco, ed innumerevoli armi e tecniche di arti marziali ispirate al mondo animale.

In definitiva il combat system è facile da assimilare e si dimostra molto gradevole ed avvincente anche alla lunga, pur non raggiungendo la profondità e non richiedendo la certosina precisione del maestro Sekiro (qui la nostra recensione). D’altronde queste caratteristiche avvicinano il giocatore medio e rendono evidente di non essere al cospetto di un vero e proprio souls-like.

Gameplay

Non è facile definire il gameplay di Where Winds Meet, in quanto il gioco in questione è, nei fatti, un pò restio ad essere inquadrato dai canonici archetipi: è un adventure game? Un action? Un rpg? Un souls? Un open-world? Nessuno di questi, ma un pò di tutti.

Where winds meet open world
Esplorare mondi così è gratificante

Sembra quasi il tentativo di creare il gioco definitivo, una summa di tutti i generi, prendendo il meglio da ognuno di essi e dai migliori giochi degli ultimi anni, come da tradizione cinese. Ebbene, un pò come fanno i nani sulle spalle dei giganti, sono riusciti effettivamente a vedere più lontano, amalgamando il tutto sapientemente.

L’RPG che ricorda di più è a mio parer Zelda Tears of the Kingdom, ma si respirano citazioni e similitudini anche con Elden Ring (nella mappa, e nel modo di farmare), Red Dead Redemption (è possibile appropriarsi dei cavalli degli NPC, ma attenti a non essere arrestati!), Sekiro per parte del combat System, Ghost of Tsushima per l’ambientazione, Assassin’s Creed per l’indicatore delle quest e degli obbiettivi, Tomb Raider per i puzzle ambientali, Genshin Impact per i menu e una parte della struttura di gioco… e l’elenco potrebbe continuare.

Accanto all’implementazione di caratteristiche già viste nei giochi main stream più in voga, coesistono però altri elementi peculiari, quali le numerose quest grazie alle quali si apprendono le abilità che faranno crescere il personaggio in maniera gratificante – devo dire quelle provate tutte più o meno divertenti e piacevoli – i minigiochi con i personaggi non giocanti (divertente centrare un’anfora da ubriaco con un bastoncino) ed ovviamente la filosofia e la saggezza dell’antica Cina che permea tutto il mondo di gioco, nel quale andando avanti si deve scegliere a quali valori votarsi.

Sul versante open-world va rimarcato che le attività da compiere sono sempre segnalate sulla mappa, e che girovagare all’interno della stessa non lascia mai un senso di vuoto, grazie alla densità del mondo da esplorare, che seppur immenso non comprende fastidiose zone vuote. Inoltre i brevi spostamenti, effettuabili correndo, a cavallo o saltando e quasi volando utilizzando un’abilità inizialmente non presente, sono ripagati dalla ammaliante bellezza dei paesaggi, veramente notevole.

Where winds meet cavallo
Bello cavalcare, peccato che il cavallo vada rubato

Sono poi disponibili delle pietre che fungono da check point e da trasporto immediato sulla mappa, fornendo nuove fiaschette curative, ma anche altre che hanno la stessa funzione delle Statue di Marika, permettendo il rientro in partita nei paraggi in caso di morte (d’accordo, nulla di nuovo, ma utile). E’ possibile anche trovare dei messaggi di altri giocatori con i classici suggerimenti (o depistaggi) così come nei giochi della from software (unico elemento di cui personalmente avrei fatto tranquillamente a meno).

Vi sono puzzle ambientali da risolvere e quest di vario tipo, il tutto condito da una grafica veramente ammaliante e da musiche rilassanti. Pur non facendosi mancare niente, il risultato finale appare un mondo semplicemente immenso e vario in cui è bello immergersi, aiutato come detto dalla potenza dei dettagli grafici: vedere per credere l’acqua negli stagni ed i ciuffi d’erba, ma tutti i paesaggi che ci accompagnano nel cammino – sebbene con qualche clip di troppo, sicuramente emendabile nella versione definitiva – sono estasianti.

Where winds meet acqua
Viene voglia di berla, tanto è fatta bene

Infine, è presente il multiplayer, anche se nella Beta andava sbloccato e non è stato possibile trovare altri giocatori, ma a giudicare dal menu si dovrebbe poter giocare in compagnia di altri utenti da ogni dove sia nell’open world che in attività specifiche come i raid.

Note dolenti

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dal voler mettere troppa carne al fuoco: sviscerare il gioco in ogni suo aspetto, a giudicare dalla vastità dei menù, dal numero delle abilità attive e passive e dalla grandezza della mappa provata, promette di richiedere una quantità di ore devastante, ed in tutto ciò il rischio che il livello delle quest, delle attività e delle interazioni con gli NPC scemi e’ veramente alto, tanto da presentarsi anche sul finale della prova di questa Beta. All’inizio è impossibile annoiarsi, tante sono le cose da fare e da imparare, ma alla lunga gli innumerevoli dialoghi possono stancare.

Questo perchè la lore del gioco, sebbene l’atmosfera sia meravigliosa e mistica, non è affatto chiara: in particolare i dialoghi con gli NPC, presenti ad ogni piè sospinto, che dovrebbero far immedesimare nel mondo e spiegare cosa stia succedendo e cosa è opportuno fare, si rivelano un pò confusionari e troppo lunghi. Sotto questo aspetto poteva (e potrà? in fondo si tratta di una Beta) essere fatto di meglio, ed è un peccato perchè i filmati sono di ottima qualità ed il potenziale c’è eccome.

A questo proposito spero proprio che venga fatto uno sforzo di localizzazione, perchè spesso per i poco avvezzi al mandarino non è facile riuscire a leggere e tradurre i lunghissimi dialoghi, magari mentre si viene attaccati da più fronti. Il parlato in italiano sarebbe un sogno che aumenterebbe non di poco il coinvolgimento globale.

Anche l’inventario, come il resto del menù, non è propriamente immediato, per usare un eufemismo, e tutta questa ridondanza di abilità e di oggetti stride un pò con l’immediatezza del combat system e con la densità dell’open-world. Non è facile miscelare sapientemente tutti gli elementi di cui il gioco è stato infarcito, e trasformare le opportunità in eccessiva complessità è un passo minimo al di là della linea del perfetto equilibrio, ma il responso sul gioco allo stato attuale rischia di essere approssimativo o imprudente: la versione definitiva potrebbe essere un capolavoro come una grande occasione mancata, e tale valutazione potrebbe divergere da giocatore a giocatore come non mai.

Certamente sarebbe uno spreco annegare nelle ripetizioni ridondanti, nell’eccessiva complessità e nella trama confusionaria un lavoro grafico ed un combat system così ben eseguiti che fanno da cornice e da punto di forza di un’ambientazione assai interessante. Non resta che attendere l’uscita definitiva, con somma curiosità.

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