Bulletstorm – Recensione Bulletstorm

Diciamoci la verità. Ultimamente il mondo dei first person shooters sta diventando piuttosto affollato. I vari Call of Duty, Medal of Honor o Battlefield stanno settando nuovi standard di realismo estremo e le differenze tra questi titoli sono sempre più sottili e impercettibili. È da un po’ che si sente l’esigenza di una sorta di voce fuori dal coro, una boccata d’aria fresca in grado non solo di stupire per veridicità delle situazioni rappresentate ma anche e soprattutto di divertire. People Can Fly, team di sviluppo legato a Electronic Arts ma soprattutto a quei geniacci di Epic Games responsabili del capolavoro Gears of War, hanno deciso di stupirci con un gioco dannatamente vario, scorretto, ironico, divertente e basato sullo stupefacente Unreal Engine 3.

Uccidi sì, ma con stile

Bulletstorm è uno shooter che non si prende molto sul serio ma basa tutta la sua esperienza di gioco su una sorta di violenza goliardica. La parola d’ordine, coniata dai programmatori stessi, è Kill With Skill, ossia uccidi con abilità. Tutto è violenza gratuita ed è dannatamente divertente. Avremo a disposizione un arsenale realmente vastissimo e pazzo e ogni volta che utilizzerete una nuova arma avrete una sensazione di stupore un po’ come quando utilizzaste per la prima volta tutti i gingilli di Duke Nukem 3D. Avremo una selezione di armi da fuoco realmente invidiabile che va dai normali normali fucili a potentissimi mitragliatori, a un fucile a pompa a quattro canne mozze, fino a un inceneritore istantaneo, un lancia missili perforante, delle bolas che deciderete voi quando far esplodere o a un fucile da cecchino che vi consentirà di guidare la pallottolla fino al suo impatto finale. Non solo. Farete anche un grande uso dei vostri arti per infliggere più dolore possibile ai vostri malcapitati avversari. Capiterà infatti spesso di mettere in ginocchio qualcuno dopo avegli sparato nei gioielli di famiglia e successivamente finirlo con un calcione ben assestato in faccia. Altro strumento fondamentale all’interno del gioco è rappresentato dall’indispensabile cappio elettrico che vi consentirà d’immobilizzare i nemici, tirarli a voi e massacrarli senza pietà. Maggiore sarà la fantasia durante le vostre combo e maggiori saranno naturalmente i punti ottenuti grazie a queste particolarissime skillshots che vi serviranno poi per potenziamenti vari o per l’acquisto di nuove armi. Menzione d’onore anche per il level design che vi agevolerà non poco il compito in questo massacro. Alcuni esempi: nemici spinti giù da dirupi altissimi, scaraventati contro cactus dalle spine molto acuminate, eliche in movimento perfette per tranciare arti e barili esplosivi ovunque.


Tale e quale a Marcus

La trama del titolo ruota attorno al personaggio molto carismatico che risponde al nome di Grayson Hunt. Coloro che hanno adorato Gears of War non potranno certo non notare una spiccata somiglianza fisica con il leggendario Marcus Fenix, omaggio probabilmente di People Can Fly ai mentori di Epic. Grayson Hunt è un ex militare dal passato molto burrascoso. Obbligato infatti dal corrotto generale Serrano a eseguire violenze indicibili, il nostro protagonista giunge sul pianeta Stygia nelle vesti di pirata intergalattico in cerca di vendetta. Da cacciatore, però, ci ritroveremo ben presto preda, a causa dei molto poco ospitali abitanti del pianeta. Senza raccontarvi troppo per evitare inutili spoiler, possiamo dirvi che non mancherà il salvataggio della bella donzella di turno ma anche che la trama prenderà pieghe inaspettate che vi porteranno a compiere azioni e vivere vicende realmente incredibili. Stygia infatti è un pianeta dalle mille sorprese che alterna ambientazioni assolutamente lussureggianti e primitive a altre molto più futuristiche e tecnologiche.

Sopra alla media

Il gioco presenta una longevità nettamente sopra la media. Per portare a compimento la campagna sono necessarie circa 8 ore ma tutto il gioco è stato costruito per una grande rigiocabilità.  In primo luogo sarete invogliati a ripetere parecchie volte gli stessi checkpoint per ottenere molti più punti sfruttando migliori skillshots grazie all’ambiente circostante. Associato a questo troviamo la modalità Echo che in maniera molto simile vi permetterà di affrontare nuovamente 20 sezioni di livelli per ottenere il massimo del punteggio. Dovremo tenere in considerazione sia i punti in sè che i moltiplicatori e il tempo impiegato per terminare il livello. I livelli di difficoltà sono quattro, da Easy a Very Hard, per un buon grado generale di sfida. In Bullestorm è presente anche una modalità multiplayer, benchè piuttosto limitata rispetto alle modalità in singolo. La modalità è chiamata Anarchy e ricorda molto da vicino l’Orda visto in Gears of War 2, ossia vi ritroverete in un’arena insieme a tre amici a fronteggiare frotte di nemici agguerriti. Il sistema di ranking prevede 65 livelli differenti, collegati a skin, armi e potenziamenti vari.


Metti una tigre nel motore

Il gioco, come annunciato nell’introduzione, sfrutta al massimo l’Unreal Engine 3. Bulletstorm, dal punto di vista grafico dà il meglio di sè per quanto riguarda le ambientazioni, sempre dettagliatissime, ricche e soprattutto molto diverse l’una dall’altra. Grandiosa anche l’alternanza tra scenari vastissimi e altri molto stretti, quasi claustrofobici. Spettacolari anche gli effetti di luce, con un gioco d’ombre sempre volto a mettere in risalto alcuni punti particolari dello scenario. Il motore grafico si comporta molto bene anche per ciò che concerne i momenti d’azione più concitati, dove non si è mai riscontrato, in nessun caso, alcun rallentamento.  Anche gli effetti sonori sono assolutamente di livello, soprattutto per quello che riguarda esplosioni e colpi delle armi da fuoco. Grande lavoro è stato fatto anche nella localizzazione della nostra lingua con un doppiaggio molto curato e puntuale.


Bullestorm è un titolo che ci ha stupito molto positivamente. Un gioco scorretto al punto giusto, tanto da farci divertire parecchio con la sua violenza volutamente gratuita. Il comparto tecnico è altrettanto strabiliante grazie all’ottimo lavoro svolto dal team rivelazione di People Can Fly. Finalmente un first person shooter che esce dal gregge, di cui si sentiva da un po’ di tempo la mancanza.

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