Dark Souls: Prepare to Die Edition – Recensione Dark Souls: Prepare to Die Edition

Descrivere Dark Souls è semplice: il titolo di From Software è un gioco coerente, tecnico ed elitario. 

 

Non serve una lunga e noiosa recensione per descrivere l’esperienza che regalano le decine e decine di ore spese per completare Dark Souls, il titolo è perfettamente sintetizzabile con questi tre aggettivi. Lo scopo dell’esperienza di gioco non significa classificare il titolo come semplicistico o banale, tutt’altro. Per spiegare gli aggettivi nel contesto videoludico, non basterebbero qualche decina di pagine e centinaia di thread infuocati sulla maggior parte dei forum. Questa capacità di sintesi di Dark Souls, per quanto possa sembrare superficiale, risulta essere il punto di forza dell’intera produzione. E’ la capacita’ di sintesi dell’esperienza a conferire una precisa e singolare identità del titolo. Dove molti titoli cercano di offrire sempre più varietà possibili al giocatore diventando anonimi, Dark Souls offre un’esperienza di gioco profonda ma lineare, fedele ad un’idea di gioco unica, per coinvolgere il giocatore ed immergerlo nell’azione per ore. Non è sicuramente privo di difetti, ma l’anima di Dark Souls emerge comunque con chiarezza dalle bassezze di un porting sbrigativo, riuscendo a incantare ancora una volta gli intrepidi avventurieri.  

 

 
Dark Souls: il gioco
 

Quello che offre Dark Souls, in prima analisi, è molto semplice. Si tratta di un RPG Dungeon Crawl a progressione lineare, dove al giocatore è chiesto di attraversare una lunga serie di dungeons per sconfiggerne i boss, affrontando quest prestabilite. La trama non riveste mai il ruolo di protagonista nell’opera di From Software, ma affascina, in quanto, tramite semplici accenni o corti filmati in CG, sembra nascondere continuamente al giocatore un quadro molto più complesso, tutto da scoprire. Il plot può essere costantemente ampliato per scoprire sempre più dettagli, rintracciando gli indizi disseminati fra i livelli dagli sceneggiatori, che possono prendere la forma di brevi dialoghi con PNG oppure descrizioni degli oggetti ottenuti in battaglia.  La direzione artistica del gioco risulta di primo ordine, con modelli 3D finemente caratterizzati e dal design ispirato, soprattutto per quanto riguarda i micidiali boss. Le ambientazioni sono tetre e suggestive. Molti panorami a volte lasciano senza parole per la loro complessità o il senso di grandezza che riescono a trasmettere. Il personaggio principale per la maggior parte del tempo in Single player è solo a combattere, le avversità che gli si pongono davanti, anche se saltuariamente può essere aiutato. I personaggi secondari essenziali, riducendo il cast allo stretto necessario, sono una decina scarsa, due dei quali funzionali a modificare il finale del gioco. Queste premesse non devono trarvi in inganno: il titolo è un RPG esclusivamente incentrato sulla giocabilità, pertanto il combattimento risulta essere il vero protagonista di Dark Souls, ovvero l’unico fine e mezzo con cui il gioco riesce a catturare per ore il giocatore. Lo stile di gioco può cambiare lievemente assecondando la classe scelta dal giocatore, ma il core è composto da un mix di una classica struttura Action Hack and Slash in terza persona, con una più implicita e nascosta struttura a turni. Come nel vecchio titolo PS3 vi ritroverete quasi sempre a vagare per sterminati dungeons, potendo contare solo sulle vostre statistiche, oggetti e sul drop rate dei vostri avversari, unito a riflessi felini che vi salveranno la vita nella maggior parte delle occasioni. La parte celata del sistema di combattimento, quella che segue una struttura a turni, metterà a dura prova la vostra pazienza nella prime fasi di gioco, finche’ non capirete che per ogni arma o spell utilizzati occorrerà imparare rigide e determinate strategie, e questo implica riuscire a determinare l’esatto momento per attaccare, la frazione di secondo esatta per contrattaccare, chiudersi per molto tempo in difesa attendendo gli attacchi nemici e curarvi quando ve lo consente.

Riassumendo il concetto alla base del sistema di combattimento del gioco: Dark Souls è il più frenetico strategico a turni che abbiate mai provato.

 
 

Gli spunti originali del titolo riguardano alcune meccaniche di gioco come la raccolta delle anime ed umanità del protagonista ed il comparto multiplayer. Il sistema di evoluzione di Dark Souls è basato sulla raccolta delle anime, custodite all’interno di ogni avversario. Queste potranno essere investite per aumentare le caratteristiche del vostro personaggio. Con il passare del tempo ed un’oculata gestione delle anime il vostro personaggio potrà diventare estremamente potente, ma il livello di difficoltà non ne risentirà in maniera eccessiva, restando molto alto in quanto vengono proposti al giocatore nemici progressivamente sempre più potenti.

 L’umanità rappresenta una merce ben più rara rispetto alle anime all’interno del mondo di Dark Souls, che, oltre ad avere precise conseguenze estetiche sul vostro alter ego, saprà ricompensarvi con boost di statistiche e bonus di vario tipo, oltre a semplificarvi la vita aumentando fattori di gioco come il drop rate dei nemici.

La dipartita del vostro personaggio significherà dover essere costretti a recuperare la propria essenza vitale per non perdere i progressi fatti fino a quel momento e non salvati tramite l’ausilio di un falò.

Una seconda morte, se non avrete recuperato la vostra anima precedentemente perduta, vi penalizzerà severamente, facendovi perdere i vostri precedenti progressi.

Il Multiplayer, molto spesso, nei giochi fortemente orientati sul single player è fonte di rottura netta con la struttura del progetto, il recente Mass Effect 3 o Max Payne 3 sono esempi calzanti al riguardo. Anche in questo caso gli sviluppatori sanno stupire, svolgendo un lavoro eccellente, integrando un multiplayer cooperativo e competitivo all’interno del gioco.

I giocatori potranno collaborare lasciando particolari segni per terra, che appariranno nel mondo degli altri player. Queste visioni potranno essere usate per indicare la presenza di tesori nascosti, ma anche più maliziosamente per ingannare i giocatori più sprovveduti. Gli stessi giocatori potranno anche invadere i mondi altrui per cercare di uccidere l’eroe in epici PvP e razziare la sua umanità e anime conquistate, oppure aiutare un altro giocatore in combattimento, dopo essere stati evocati nel suo regno.

 

 
Coerente
 

E’ possibile definire l’esperienza di gioco di Dark Souls come fortemente coerente. Se applicato ad un film o ad un libro, questo aggettivo significa l’abilità del media di mantenere, nel corso della narrazione, immutata la propria identità. Ogni elemento del gioco si muove all’unisono per fare sentire il giocatore costantemente in bilico fra il terrore di una minaccia e l’adrenalina dell’avventura. La trama introduce un personaggio debole, un non morto, ripudiato e gettato in un manicomio a marcire per il resto dell’eternità, a cui viene data una disperata possibilità di redenzione. Il level designer ci fa attraversare ambientazioni a volte fatiscenti, ma che conducono sempre più verso l’alto e la salvezza, donando al giocatore una straordinaria capacità di movimento e reattività dei controlli. Subito si percepisce che i nemici non vi daranno tregua, che combattete contro qualcosa molto più forte di voi. Il sonoro fa capire, con tutta la sua potenza, che non siamo mai benvenuti negli angusti dungeons e che si può celare una insidia dietro ogni angolo.

 

 
Tecnico
 

Il comparto tecnico impressiona soprattutto grazie alla direzione artistica che conduce il giocatore da angusti corridoi di caverne abbandonate a spettacolari cime di montagna con un orizzonte sconfinato. Piccoli dettagli, come il sangue sulle armi e le minuscole venature della carne degli avversari, regalano un grande impatto visivo. Purtroppo tale bellezza è sciupata dal mancato passaggio al Full HD che ormai ogni pc di fascia media può permettersi. Sono soprattutto gli sfondi in lontananza e gli shader delle armature troppo “slavati” a soffrirne. In alcuni frangenti noterete anche vistose sgranature sulle skybox in lontananza degne della generazione precedente, poco nascoste da filtri Anisotropici o FXAA. Occorre quindi precisare che il porting per PC risulta di bassa qualità se comparato a quello di produzioni multipiattaforma come Skyrim. E’ veramente un peccato vedere i contenuti del gioco subire uno strazio simile a causa di  un porting troppo affrettato su piattaforme molto più potenti delle console attuali.

Inoltre i controlli da tastiera, possono essere abbandonati dopo i primi 20 minuti di gioco. L’intero gameplay è stato creato tenendo in considerazione il pad dell’X360. Il gioco comunque si attesta su alti livelli di qualità grafica, mostrando come la caratterizzazione artistica riesca comunque a sopperire egregiamente alle mancanze tecniche della conversione.

Sono soprattutto le ambientazioni e gli innumerevoli modelli 3D di scudi, spade, ma soprattutto nemici e boss che stupiscono in continuazione il giocatore, invogliandolo sempre ad andare avanti nel gioco.

Un’altro punto di forza "tecnico" del gioco, infine, risulta nel sistema matematico che gestisce le statistiche alla base del gameplay. Tutti i parametri, che includono anche l’aggressività dei nemici ed i loro punti di forza, sono stati ingegnerizzati a dovere in modo da mantenere sempre alto il livello di sfida, ma al tempo stesso facendo percepire al giocatore l’efficacia dei suoi progressi nell’arco dell’avventura.

 

 

 

 
 
Elitario
 

E’ bene precisare che questo gioco non è per tutti. Esistono persone a cui questo gioco non è adatto perchè non possono accettare una struttura così punitiva. Esistono altre persone che non accettano sensazioni quali la costante tensione di essere sconfitti e di dover riniziare a giocare, soprattutto quando vogliono solo essere intrattenuti davanti ad un titolo. Niente da biasimare, ovviamente, il gioco non fa per loro. Il titolo al tempo stesso, però, non è nemmeno un gioco per masochisti o che ha deciso di guadagnare pubblicità puntando soltanto sulla sua difficoltà da hard core gamer. 

La difficoltà del gioco è molto alta, ma mai enfatizzata all’impossibile. La non estremizzazione della difficoltà si evince da alcuni elementi (la salute non rigenerativa dei boss, le fiale che si rigenerano gratuitamente ad ogni falò, …) che permettono, seguendo strategie di gioco prudenti e con pazienza, di arrivare alla fine del gioco, anche da chi non è un esperto di RPG o non sopporta gli Hack and Slash tradizionali.

Dark Souls è per quei giocatori che non cercano non una sfida usa e getta, ma un’avventura, un cammino, con tutte le emozioni di gioia e delusione che può comportare. Questa caratteristica, anche da chi non ne apprezza la struttura di gioco, basta per collocare Dark Souls in una zona di eccellenza all’interno del panorama videoludico, e le decine di centinaia di pareri discordanti sul titolo che si trovano online, sono un’ulteriore prova di questo.

 

Volete un’unica ragione sintetica che giustifichi il voto di Dark Souls? 

In un’epoca di mass market sfrenato e prodotti sempre più anonimi e confusionari, Dark Souls è il primo gioco che, da molto tempo a questa parte, non mostra, all’interno della propria struttura di gioco, nemmeno una contraddizione.

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