E3 2018: Phantom Doctrine – Provato

Capita a tutti di aver sempre ignorato uno specifico genere letterario, cinematografico o videoludico. Capita anche che, nel momento in cui lo si degna di attenzione, improvvisamente tutto ciò che lo riguarda sembra più interessante. Ad esempio, chi scrive non si era mai interessato alla narrativa di spionaggio, poi si è trovato faccia a faccia con Phantom Doctrine, scoperto all’E3 dopo aver visto Red Sparrow durante il volo intercontinentale tra Milano e Los Angeles. Ed è veramente bello.

Fingiamo per un attimo che XCOM non parli di alieni ma di agenzie di intelligence americane e sovietiche durante la Guerra Fredda. Non importa da quale lato siete, quello che è importante è che siete costantemente in conflitto contro le altre agenzie e spesso e volentieri contro gli interessi del vostro stesso paese. Peggio ancora, siete a conoscenza dell’esistenza di un’entità segreta superiore a tutto questo che sta cospirando al fine di sfruttare il caos globale per prendere il controllo, ma non sapete ancora chi ci sia dietro o che nome abbia. State facendo passi da gigante, la vostra base operativa è in piena attività, i vostri agenti sono esperti di ogni disciplina e rodati da mille battaglie.

Poi succede l’inaspettato: la vostra base viene scoperta e attaccata, perdete innumerevoli risorse e agenti. Salvate il salvabile, vi rimettete in piedi, ma fate un’amara scoperta: la talpa era uno dei vostri agenti. Uno di quelli che controllavate, a cui avete affidato decine di missioni e su cui avevate piena fiducia. Ma nemmeno lui (o lei) sapeva di essere una talpa: il lavaggio del cervello che aveva ricevuto gli aveva fatto credere di essere uno dei vostri, ma grazie al condizionamento psicologico è bastata una frase chiave al momento giusto per risvegliarlo e fargli compiere quel sabotaggio per il quale era stato destinato sin da quando lo avevate assunto.

Creato dallo stesso team dietro Hard West, Phantom Doctrine è un gioco strategico a turni dove la fiducia è la più scarsa delle valute. Che siate della CIA o del KGB (o del Mossad, sbloccabile dopo aver finito il gioco una volta), chiunque può tradirvi in qualsiasi momento. Non esistono certezze, nemmeno sulle vostre unità: tutti gli agenti che controllate potrebbero essere doppiogiochisti dell’una o dell’altra fazione, senza nemmeno sapere di esserlo. Ma avete tanti strumenti a disposizione: essere più efficienti delle agenzie rivali, sviluppare contromisure più in fretta di loro, investigare senza dare nell’occhio, e usare le loro stesse armi contro di loro.

Non c’è limite a quanto si possa giocare sporco: catturate spie avversarie, torturatele per estorcere loro informazioni, persuadetele a lavorare per voi, usate il condizionamento psicologico o il lavaggio del cervello. O fate altrettanto con i vostri agenti, al quale potete persino impiantare bombe senza che loro lo sappiano al fine di essere utilizzati come veri e propri kamikaze contro le basi operative avversarie.

Le somiglianze con XCOM sono più evidenti nel combattimento, che tuttavia è molto meno orientato all’azione. Sebbene ci siano tantissime armi differenti, spesso e volentieri le missioni richiedono cautela e furtività: entrare a fucile spianato in un centro di ricerca nucleare protetto da decine di guardie armate, ad esempio, è un ottimo modo per essere uccisi prima ancora di varcare l’ingresso. Molto meglio invece muovere i propri operativi con furtività, travestimenti, strumenti di infiltrazione, e stando alla larga da ufficiali che potrebbero rendersi conto che non siete dei loro. L’aspetto degli agenti è fondamentale in questo senso: siete della CIA e volete mandare un agente sotto copertura in Cina? Sarà bene che abbia un passaporto adeguato, sia asiatico e parli il cinese.

Se poi proprio non potete fare a meno di usare la violenza, ci sono diversi modi per risolvere la situazione senza allarmare l’intero complesso, come ad esempio stordire o uccidere le guardie silenziosamente e nascondere i loro corpi. E che fare se non c’è modo di prendere i nemici di sorpresa uno alla volta? C’è la modalità “breccia”: è possibile appostare i propri agenti a ogni ingresso di una specifica stanza e compiere irruzione tutti simultaneamente sparando ciascuno a un diverso obbiettivo – se i vostri agenti hanno armi silenziate, nessuno si accorgerà di nulla.


Abbiamo avuto circa un’ora di tempo per provare Phantom Doctrine, un gioco con una quantità di informazioni e dettagli sui quali sarebbe superfluo andare punto per punto prima che il gioco venga ultimato. Siamo tuttavia sicuri di aver ottenuto la vostra curiosità verso uno dei giochi sicuramente più interessanti di questa E3. Phantom Doctrine dovrebbe arrivare entro fine estate su PC, Xbox One e PlayStation 4.

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