Back in Time – Tactics Ogre: Let Us Cling Together

Oggi la nostra rubrica dedicata al retrogame cade proprio a fagiolo: in questo giorno, ventitré anni fa, fece il suo debutto su SNESTactics Ogre: Let Us Cling Together, sostanzialmente il padre dei tattici custom, a cui Final Fantasy Tactics deve moltissimo. In seguito il gioco uscì anche su Sega Saturn e PlayStation, ma noi ci concentreremo sull’enhanced port per PSP, anche perché si tratta dell’unica versione del gioco ad essere stata pubblicata in Europa.

Tactics Ogre è il settimo capitolo della serie Ogre Battle (ma in realtà ne sono usciti solo tre!), giocabile come stand alone, in fin dei conti. Narra la storia di Denam Pavel, un giovane di etnia Walister intenzionato a liberare il suo popolo dalla tirannia di Galgastan. Per riuscire nell’impresa, dovrà affrontare una strada irta di pericoli e di scelte morali che metteranno a dura prova anche noi giocatori, dal momento che saremo chiamati a prendere decisioni sofferte in grado di modificare significativamente l’intreccio. Proprio questo è uno degli elementi centrali per quanto riguarda il comparto narrativo: entro i primi due capitoli, il playthrough sarà definitivamente inquadrato in uno dei tre path (Lawful, Chaotic e Neutral), con conseguenze sullo svolgersi degli eventi e sui personaggi reclutabili. I plot della saga si caratterizzano per le tematiche politiche e belliche, trattate con toni maturi (siamo dalle parti del dark fantasy).

Rispetto al suo epigono Final Fantasy Tactics, Tactics Ogre risulta meno legato a temi sovrannaturali in favore del realismo, comportando anche svolte più credibili, ma magari meno fantasiose. Le corpose aggiunte allo script operate da Matsuno stesso completano un quadro che brilla di una intensa luce nuova.

Tactics Ogre è un JRPG tattico veramente complesso a causa della sua incredibile ricchezza e vanta anche una certa difficoltà, quantomeno nelle fasi iniziali e centrali; d’altro canto, è anche uno dei migliori giochi per approcciarsi al genere, grazie alle aggiunte di questa versione (che i veterani possono scegliere di non usare) e alle caratteristiche del gameplay, imitate un po’ ovunque dagli altri tattici.

La prima agevolazione consiste nel Chariot Tarot System, che consiste in una sorta di macchina del tempo, permettendo di tornare indietro fino a 50 turni per correggere errori nell’impostazione dello scontro. In modo lungimirante, però, è stata annullata la possibilità di barare: se un attacco è stato fallito la prima volta, non andrà mai a segno. Un’altra feature meravigliosa è legata al tasto Select, del quale vi consigliamo di abusare: in sostanza, qualunque scritta o “simbolo misterioso” che compare sullo schermo ha una sua esaustiva spiegazione immediata. A ciò deve aggiungersi anche un ricco tutorial tematico, suddiviso in argomenti di base e tattiche; esso è ubicato all’ultima voce del Warren Report, una sorta di enciclopedia a cui si può accedere dalla World Map. Il Warren Report contiene tutte le informazioni possibili e immaginabili su storia e personaggi, sviluppando un lore impressionante, le musiche sbloccate, il summenzionato tutorial e anche la nuovissima Wheel of Fortune, grazie alla quale potrete rivivere tutti gli eventi della trama e, una volta portata a termine l’avventura, intraprendere nuove strade nei già citati bivi.

Per il resto, si tratta soltanto di applicarsi con una certa dedizione e mettere insieme i vari meccanismi appresi, in modo da sviluppare uno stile versatile: grazie a un job system flessibile, che si combina con uno skill system ampio ma decisamente meno diversificato rispetto al primo, è possibile plasmare i personaggi a proprio piacimento ed elaborare approcci strategici personalizzati. In fin dei conti, la gestione delle truppe fuori dal campo è importante almeno quanto la tattica bellica vera e propria: operazioni come valutare l’impatto di un class change su statistiche, skill, equipaggiamenti e dinamiche interne al party sono fondamentali.

Ad ogni modo, se tutto ciò vi riesce difficile e le sconfitte si susseguono senza soluzione di continuità, è possibile racimolare esperienza e skill point con gli incontri casuali. L’allenamento è stato pensato in maniera intelligente, in particolar modo la gestione dell’esperienza, ripartita in eguali quantitativi sulla base non del singolo personaggio, ma della classe. Ciò significa che i combattenti non hanno un livello personale, bensì solo quello della classe, mentre rimane proprio di ciascuno il quantitativo di Skill Point, anch’essi ripartiti in uguali porzioni, ma non fra classi, appunto. Questo eccellente sistema ha tre conseguenze positive: la prima è che non è necessario grindare con i personaggi che sono stati trascurati o che sono entrati nel party con un livello basso, perché il livello è determinato dalla classe; in secondo luogo, si pone fine alla noiosa pratica primitiva di far compiere più azioni possibili ad un guerriero in modo da farlo expare; infine, la gestione diversa di esperienze e skill point permette comunque di favorire (giustamente!) i “titolari” rispetto ai “panchinari”.

In definitiva, il maggior pregio del gioco, oltre alla completezza incredibile raggiunta da questo remake, è proprio la logica che si cela dietro le scelte di game design, scelte che migliorano le vecchie meccaniche dove possono e che aiutano i principianti, senza tediare gli hardcore gamer. Raramente qualcosa è lasciato al caso o appare irrazionale, tanto che, nel suo genere, Tactics Ogre probabilmente è la miglior approssimazione dell’idea di perfezione.

Ciò non significa che non ci siano piccole ingenuità o aspetti perfettibili. Il primo che balza all’occhio, ovviamente, è la grafica, nonostante qualche opera di restauro sia comunque stata svolta. Il vero rimpianto è che gli scenari, per quanto tridimensionali, non siano ruotabili, rendendo di difficile lettura alcune situazioni. Fortunatamente è stata aggiunta una visuale dall’alto per risolvere i problemi. Gli ultimi due appunti si devono fare all’intelligenza artificiale e ai menù. La prima non è traumatica e la difficoltà intrinseca del gioco la adombra: affiora, però, quando ci siano guest in squadra o personaggi destinati ad unirsi al gruppo nel caso in cui sopravvivano, che spesso andranno spavaldamente incontro alla morte, per evitare la quale vi toccherà consumare oggetti curativi o far avanzare pericolosamente i curatori. Per quanto riguarda i menù, invece, essi si rivelano poco pratici quasi esclusivamente nei negozi, complicando le operazioni di rinnovamento degli equip e di crafting, altra novità di cui non abbiamo parlato per evitare di trasformare questo pezzo in una sorta di compendio enciclopedico.

Tactics Ogre: Let Us Cling Together


Le parole da spendere su Tactics Ogre sarebbero infinite, ma a questo punto si sarà già capito che stiamo parlando di un capolavoro imprescindibile per chiunque non disdegni il gaming orientale. Giocateci, scopritelo e studiatelo. Ma soprattutto, divertitevi.

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