Death Stranding: verso la recensione – W come…

Tutte le ispirazioni, reali e presunte, del titolo di Kojima Productions... con la lettera W

Come forse noterete in questo nostro viaggio verso la recensione di Death Stranding, Kojima e la sua creatura sembrano aver assorbito diversi aspetti da molteplici ambiti intellettuali: dalla narrativa alla psicologia, dall’astrofisica alla cinematografia. Oggi sconfiniamo addirittura nella radiofonia.

W come Well(e)s

Ormai dovreste averlo capito: tutto ciò che Death Stranding è, o più che altro sembra essere, è legato a doppio filo con l’embrione di ciò che era Silent Hills.

Le contaminazioni incrociate si percepiscono fin dai trailer e se a volte le influenze del “mondo esterno” su Kojima sono più opache di una valle annebbiata, ci sono situazioni in cui il citazionismo è talmente diretto da diventare inequivocabile.

Se molti degli avvenimenti extra-ordinari che sembrano avvenire in Death Stranding potrebbero essere giustificati da un sottotesto soprannaturale, il rasoio di Occam ci insegna che se vediamo delle entità che sembrano aliene, è giusto pensare agli alieni.

Death Stranding W

Questa è l’ennesima conferma dell’influenza di Silent Hills sul nuovo titolo di Kojima e dobbiamo usare P.T. come ponte logico fra Death Stranding e quello che non si può che definire un classico intramontabile: “La guerra dei mondi” di H.G.Wells, in particolare la trasposizione radiofonica di Orson Welles del 1938.

Trasmesso dalla CBS, era un adattamento contemporaneo del romanzo del 1897 nato con l’idea di trasmettere, durante il normale palinsesto della serata, diversi notiziari radiofonici che inscenavano notizie di cronaca di un’invasione aliena in corso.

Death Stranding W

Il richiamo a questa famosa trasmissione radiofonica è infatti in P.T. quando, dopo la scena del bambino nel frigo, si sente uno strano idioma uscire dalla radio: in lingua svedese qualcuno annuncia

la trasmissione radiofonica di 75 anni fa aveva ragione, loro sono qui nel nostro mondo, ci guardano, ci controllano, ci osservano

continuando poi con

presto si apriranno i portali per una nuova dimensione

Sicuramente, al pari del formato de “La Guerra dei Mondi” offertoci da Welles, Kojima in P.T. ci ha insegnato a sollevare lo sguardo dalla fragile sicurezza della quotidianità per alzarlo al cielo, verso entità che esistono oltre i nostri concetti scientifici e dimensionali; noi consapevoli del nostro velleitario stato di vetta della piramide alimentare, loro muti scrutatori delle nostre azioni.

Questa sensazione di essere costantemente osservati da inafferrabili entità cosmiche che potrebbero annullare la nostra esistenza con un singolo pensiero è palpabile anche nelle sessioni open-world del gameplay di Death Stranding visto ad esempio allo scorso TGS 2019.

Forse Kojima è un moderno Orson Welles, desideroso di rendere il più verosimile possibile una storia di collisione fra due universi finora inconsapevoli della loro reciproca esistenza, incosciente del fatto che molti stanno cadendo nella tana del bianconiglio per provare a capirci qualcosa… o forse no.

Death Stranding W

Kojima sta sicuramente indicandoci una direzione e spostare lo sguardo dal dito, onestamente, ci affascina almeno quanto ci terrorizza.

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