Deus Ex: Human Revolution – primo impatto

Potenziamento ludico

Non possiamo raccontarvi oltre sulla trama del gioco, che verrà meglio approfondita con il prossimo articolo, ma cogliamo l’occasione per analizzare meglio ciò che vi abbiamo descritto finora. Anzitutto, la cura per il dettaglio e l’interazione, dimostrabile sin dai primi minuti: il solo l’ufficio di partenza straripa di oggetti e sono almeno cinque quelli con cui il giocatore può interagire. Questi oggetti sono computer e dispositivi di vario tipo, finalizzati a fornire informazioni utili al giocatore e/o ad approfondire il background, e più si avanza e più ci si rende conto come tutto intorno al giocatore sia "vivo", non limitandosi ad essere un banale contorno. L’adattamento del mondo di gioco al comportamento del giocatore è infatti senza dubbio il secondo punto chiave: non sono solo grandi bivi nella trama che modificano gli eventi e l’atteggiamento dei personaggi non giocanti nei nostri confronti, ma anche azioni "innocenti" come controllare i loro computer senza permesso. La caratterizzazione è l’obbiettivo seguente: Adam non è un guscio vuoto, nessun personaggio lo è. Tutti sono dotati di una propria personalità e di vicende personali che influenzano i rapporti tra gli stessi – lo si evince soprattutto nella sequenza in cui saliamo in ascensore verso l’ufficio del presidente, dove il dialogo tra Jensen e la sua collega Reed sfocia in una rivelazione sentimentale, per poi trasformarsi in uno sgradevole ménage à trois con l’ingresso indesiderato nella cabina di Pritchard, tecnico di laboratorio che nutre palesi rancori nei confronti del protagonista. E giunti a destinazione, scopriremo che anche lo stesso David Sarif è una personalità eccentrica che non manca certo di carisma.
Con il giungere dell’assalto prenderemo mano alle armi e avremo uno scorcio alla parte prettamente ludica. L’impostazione è un misto tra azione in prima e terza persona, con la classica visuale da fps in circostanze normali, ma che assume le fattezze di un tps quando usiamo l’ormai comune meccanica delle coperture, con cui ci ripareremo e potremo sparare (alla cieca o mirando), o potremo semplicemente usarle per sgattaiolare via inosservati. Con questo secondo punto, vogliamo sottolineare che Deus Ex non vuole assolutamente essere un gioco d’azione canonico: l’eliminazione dell’avversario è una scelta a discrezione del giocatore, la furtività senza violenza è un opzione sempre aperta. E se proprio volessimo usare un approccio omicida, conviene comunque sfruttare la dinamicità degli elementi, come bombole di gas tossico, in quanto lo scontro aperto è arduo e si traduce spesso e volentieri in un game over.

Nuovo rinascimento

Quando vennero diffuse le prime immagini di un presunto Deus Ex 3, ogni fan di vecchia data rimase perplesso. Perché? Per chi non lo sapesse, Deus Ex era caratterizzato da una fortissima impronta cyberpunk, in un mondo decadente e malsano, dove l’oscurità della notte e la pallette di colori tra il grigio e il blu facevano da padrone. Il nuovo episodio invece è "pulito", splendente, con colorazioni che vanno dall’ocra al nero. I motivi di questa sono giustificati dallo stile rinascimentale del titolo, scelto riferendosi alle idee di progresso e novità, la rivoluzione umana appunto, dorata come la gloria ma nera come la minaccia. Sebbene questo comporti un distacco dal passato, non si può contestarne l’efficacia. L’atmosfera complottista, quella sensazione di qualcosa di marcio nascosto sotto gli occhi di tutti, non manca, e sono innumerevoli i riferimenti al primo episodio, anche sotto un profilo sonoro con musiche sulla falsariga delle originali – sebbene riadattate al nuovo contesto.
Parlando del piano visivo: c’è stile da vendere, e, per quanto limitato dall’hardware delle console, anche il motore grafico si difende bene rivelandosi perfettamente adeguato allo scopo. Lasciamo comunque ulteriori commenti per il futuro, non essendo il caso di citare difetti mentre il prodotto è in fase di ultimazione.
Per quanto riguarda lo svolgimento, vi abbiamo già detto come l’azione dipenda dalla volontà del giocatore. Non possiamo aggiungere molto, ma vogliamo comunque ricordare che, a dispetto della parte di gioco lineare e definita di cui vi abbiamo parlato, il resto sarà tutt’altro che fissato su binari guidati. Stando a quanto riferitoci prima della prova del gioco, pare sia persino possibile completare Human Revolution senza uccidere nessuno!
Importante anche dichiarare che questo gioco durerà tra le 20 e le 25 ore se giocato frettolosamente, mentre si va oltre le 40 se giocato a dovere.
 

Considerazioni

Le parole da spendere sarebbero tante, ben oltre il modo con cui abbiamo affrontato questo primo impatto: è un vero e proprio caleidoscopio di idee messe a nuovo, con una regia impressionante. La posta in gioco è alta, e vi assicuriamo che nessuno ne resterà deluso. La vera essenza di Deus Ex: Human Revolution vi sarà resa nota con il prossimo articolo del 24 Febbraio, data di scadenza dell’embargo, accompagnato da una video intervista a Jean-Francois Dugas, game director del gioco.

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Milano, 7 febbraio, ore 14.00. In un pomeriggio tutt’altro che freddo, sotto la maledizione dei (dis)servizi ferroviari italiani, giungiamo di fretta all’evento tanto atteso. Il cartello Sarif Industries ci accoglie di fronte alla sede di Halifax per l’hands on di Deus Ex: Human Revolution.

Giunti all’interno ci ritroviamo circondati da altrettanti frutti del marketing virale, di indubbio effetto per le menti di noi nerd, sbavanti per l’atmosfera (ma anche per il rinfresco offerto). Tutto questo aiuta ad assumere il giusto assetto mentale per la prova – dopotutto, gli studi di Eidos Montreal si sono imposti l’arduo ruolo di creare un prequel per il primo Deus Ex, titolo che ha fatto della cura del mondo di gioco e della trama i suoi punti di forza.
Arriva finalmente il momento tanto atteso, in cui veniamo chiusi in uno stanzino pieno di postazioni con console Microsoft e Sony (nessun PC, purtroppo). Noi abbiamo potuto giocare su PlayStation3, e in questa prima parte dell’anteprima vi parleremo di tutto ciò che concerne la prima mezzora di gioco.

Il rivoluzionario futuro

Come già saprete se avete seguito le nostre news e la precedente anteprima, Human Revolution è ambientato nel 2027, in una società post-moderna all’apice dello sviluppo scientifico. Impersoniamo Adam Jensen, ex-SWAT ed attuale capo della sicurezza nella suddetta Sarif Industries, impresa leader nella ricerca e sviluppo di protesi tecnologiche, che vanno da "semplici" arti sostitutivi fino ad apparati per uso militare. Uno sviluppo senza precedenti che non può mancare di destare proteste da parte di chi vede queste nuove tecnologie come una minaccia per l’umanità.
Dopo una sequenza di apertura carica di mistero, il gioco inizia nell’ufficio di Adam in compagnia della sua collega ed amica Megan Reed, dove veniamo chiamati alla volta dell’ufficio del signor Sarif, David Sarif. Comincia così per gli occhi del giocatore un tour attraverso l’industria, e passando per i corridoi scorgiamo varie camere dove sono in corso test di ogni tipo che dimostrano le potenzialità dei prodotti in sviluppo. L’aria di magnificenza ed organizzazione è alta, e raggiunge il suo apice una volta raggiunto, tramite ascensore, il fantasiosamente arredato ufficio di padron Sarif. Tutto questo idilliaco universo aziendale del futuro crolla non appena un segnale di emergenza ci richiama ai piani bassi, dove scopriamo che la sede è sotto assalto da forze paramilitari non identificate. Un sacco di ricercatori vengono brutalmente uccisi e lo stesso Adam ridotto in fin di vita, per essere poi salvato grazie agli innesti della Sarif. Ed è in questi crediti di apertura che possiamo assistere al suo risorgimento sotto forma di uomo-macchina.

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