The City of Lost Heaven sfidò GTA
In attesa dell'arrivo di Mafia: The Old Country ripercorriamo le tappe del primo capitolo della saga.

Nei primi anni 2000, stava per arrivare sul mercato Mafia: The City of Lost Heaven in uno scenario certamente diverso da quello di oggi, comandato sempre da lui: GTA. Giunto al suo terzo capitolo e lanciato nel 2001 su PS2 era il titolo più venduto. In attesa del prossimo capitolo Mafia: The Old Country, torniamo dove tutto è iniziato.
L’idea di Illusion Softworks
Il progetto curato da Illusion Softworks, iniziò a prender forma nel 1998, ma tanti furono i cambiamenti dal progetto originale, nemmeno l’engine rimase quello di partenza. Questo per un motivo ben preciso. Inizialmente Gangster (il nome del progetto iniziale) doveva esser un gioco il cui scopo principale era la guida dei veicoli con sparatorie, poi però il team ha pensato più in grande.
Questo passaggio ha probabilmente segnato il destino del gioco, in quanto gli sviluppatori hanno pensato di trasformare la loro idea iniziale in qualcosa di diverso: fare il primo titolo sui veri e propri criminali, con una narrativa tipica da film quali il Padrino e Quei bravi ragazzi. Stava nascendo Mafia The City of Lost Heaven.
Non è un passaggio così immediato: bisognava tenere conto di tutta una serie di elementi per riuscire a rendere il titolo credibile: intanto i personaggi devono assumere quei comportamenti tipici da gangester, poi l’ambientazione dev’esser curata nei minimi dettagli anche per dargli un contesto storico e soprattutto va scelto il tipo di approccio con il quale raccontare la storia.
Mafia: The City of Lost Heaven
Non era affatto facile partire con un’idea – quella di Gangster – tramutarla in quella che sarebbe poi diventato un gioco di tutt’altro tipo. Mafia all’epoca prese in contropiede tutti. Gli sviluppatori riuscirono ad inserire tutti quegli elementi di cui accennavo sopra senza sbagliarne uno anzi: stupirono per quel senso di progressione che c’era ogni volta che nel gioco trascorrevano anni; Lost Heaven aveva veicoli più moderni, progrediva in tutto.

Non possiamo sottrarci dal parlare dei veicoli: ci sono auto per tutti i gusti, tutte sotto falso nome ma per chi è appassionato di auto storiche probabilmente avrà riconosciuto la Studebaker Dictator del 1929 altro non è che il Taxi di Thomas Angelo. L’auto di Morello invece è una Pierce – Arrow Silver Arrow del 1933, ci son poi tantissime Ford e qualche auto italiana. Il gioco prevedeva già i danni alle auto.
Erano gli anni di Max Payne, un periodo in cui l’industria si stava cimentando con narrative sempre più solide e Mafia fu in grado di stupire anche in questo: la storia di Thomas Angelo, un uomo che si guadagna da vivere facendo il tassista, si trova nel punto sbagliato al momento sbagliato, diventerà uno dei gangster più temuti e rispettati al seguito di Don Salieri, fino a quando non prenderà una decisione.
Nessuna scelta è banale, nemmeno la collocazione degli eventi: gli anni trenta, son stati difficili per ragioni diverse: la grande crisi del 1929 e il proibizionismo. Diversi studi evidenziano che quest’ultimo ha favorito l’aumento della criminalità organizzata negli Stati Uniti. Stesso dicasi per la crisi sociale derivante dalla crisi economica del 1929.
Avanzato su pc
Uno degli aspetti che colpì di più all’epoca dell’uscita di Mafia, fu la città di Lost Heaven: era una Chicago/New York anni 30 in cui nulla veniva lasciato al caso. Per l’epoca era tutto molto definito, oltre alla cura dei veicoli, anche i cittadini avevano le loro linee di dialogo. I continui riferimenti al crollo del 29, al fumo, contribuivano a creare l’atmosfera. Tutto riprodotto magistralmente su PC.
Una vera Studebaker Dictator del 1929Il più grande difetto di questa pietra miliare dei videogiochi, è stato il porting su PlayStation 2 e Xbox. Il livello tecnico era imbarazzante, non solo a livello grafico: la fisica dei veicoli, danni e armi erano meno curati. L’illuminazione era molto bassa inoltre la versione PS2 era sprovvista dei fari sui veicoli, oltre ad esser priva di sangue.
Mafia: The City of Lost Heaven ha al suo interno una colonna sonora dove jazz e swing la fanno da padrone e badate bene: non c’erano proprio quattro sconosciuti come autori. Possiamo trovare Django Reinhardt, Luis Armstrong, Duke Ellington con Juan Tizol e Irving Mills tanto per far qualche nome. Una delle più conosciute, è Belleville di Django Reinhardt.
Mafia vs GTA III
L’obiettivo dichiarato di Mafia era chiaro: offrire un’esperienza che raccontasse la storia del crimine mafioso negli anni 30 ispirandosi a opere cinematografiche come Il Padrino e Quei bravi ragazzi. In game questo si tramutava in una struttura molto diversa da quello che era il riferimento per tutti all’epoca: GTA III. Un open world, con un protagonista muto ma in grado di far qualunque cosa.
Illusion Softworks non voleva sfidare GTA III ma Mafia debuttò su PC nell’agosto 2002: un periodo nel quale il titolo Rockstar aveva già un anno su console. Per PC sarebbe uscito a maggio. Lo scontro fu quasi inevitabile.
Se guardiamo attentamente cosa e come potevamo fare le cose su GTA III, intuiamo immediatamente che Mafia è un altro mondo. Qualunque paragone tentiamo di fare, il titolo di Illusion Softworks si difende bene rispetto a quel GTA. Il titolo di Rockstar era rivoluzionario senza ombra di dubbio ma Mafia non scherzava. All’epoca quasi nessuno provava sostenere una discussione su questo tema, nascondendosi dietro a “son due giochi diversi”.
Erano giochi diversi vero, hanno lasciato il segno in modi diversi. Mafia ha dato l’inizio ad una delle migliori saghe videoludiche, l’altro ha gettato le basi per i GTA attuali. Di Mafia ti entrano dentro atmosfera, dialoghi, colonne sonore, l’odio per quella dannata missione dove ci ritroviamo a fare il pilota, l’altro? Probabilmente ce siamo dimenticati ma i GTA precedenti al terzo non avevano nemmeno la grafica 3D.

Il titolo di Illusion Softworks, si è sicuramente imposto come il primo a raccontare il crimine mafioso con ottima qualità per l’epoca: godendo anche di un ottimo doppiaggio non c’era praticamente nulla che si avvicinasse a quel livello all’epoca. Purtroppo la stessa cosa non si può dire per le versioni console. Il terzo GTA, invece ridefinì per l’ennesima volta il concetto di open world confermandosi un fenomeno di cultura pop.
Il grottesco teatrino della politica italiana
Mafia (e anni dopo GTA) arrivò quando ancora la politica nostrana non aveva ancora compreso (a volte non lo fa tutt’ora), le capacità del medium. Inoltre quel 2002 era un anno particolare: dieci anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, dieci anni di misteri e depistaggi. Perché prendersela con un videogioco?
Il titolo rischiò di non uscire in Italia: a portare avanti l’iniziativa furono l’allora presidente della Commissione Antimafia Roberto Centaro e l’ex sottosegretario alla Giustizia Carlo Taormina. C’era anche chi sosteneva un’ idea più moderata, come Giuseppe Lumia, ex presidente della Commissione Antimafia.
Le pressioni esercitate non portarono al ban ma tutt’altro: Cidiverte lanciò una raccolta firme a favore del titolo da sottoporre al Governo. Mafia approdò sugli scaffali nell’agosto del 2002. La politica italiana non si arrese e cercò nuovamente di bannare il titolo quando era vicino alla pubblicazione su console nel 2004. A muoversi fu il deputato Rino Piscitello ma la cosa non ottenne nessun seguito e il videogioco uscì regolarmente.
Sebbene siano trascorsi ventitré anni, è stato fatto un remake di cui parleremo in un articolo a parte, il titolo originale è ancora disponibile su Steam. Diventato ormai un caposaldo della storia dei videogiochi, con tutti i suoi pregi e difetti.