Back in Time – Resident Evil: The Darkside Chronicles

Di bene... in peggio!

Dopo Skyward Sword, torniamo su Wii per parlare di Resident Evil: The Darkside Chronicles in occasione del decimo anniversario dalla sua uscita. Si tratta del secondo spin-off della serie destinato alla console di Nintendo; il genere scelto è ancora una volta quello degli on-rails shooter. I due giochi sono stati pubblicati in seguito anche su PlayStation 3.

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Con The Umbrella Chronicles avevamo assistito a un riassunto più o meno fedele di Resident Evil 0, 1, 3 più un capitolo inedito riguardante la fine di Umbrella. Inoltre erano stati inserite qua e là delle side story, scenari nei quali veniva mostrato cosa avevano svolto alcuni personaggi NON protagonisti dei vari episodi. In Resident Evil: The Darkside Chronicles il piatto è decisamente meno ricco: i capitoli coinvolti sono questa volta due, Resident Evil 2 e Code Veronica, e di nuovo un capitolo inedito, cronologicamente antecedente la caduta della Umbrella, che tratta del rapporto tra Leon e Krauser. Oltre a questo non c’è molto altro: gli scenari segreti sono striminziti, d’altra parte Capcom ha fatto l’errore di giocarsi la fuga di Ada nel precedente episodio, mossa in effetti non molto saggia visto che sarebbe stato più adatto vederla in azione qui, al fianco di personaggi come Claire e Leon piuttosto che con il cast degli altri episodi. Inoltre, come già era accaduto prima, le trame sono state per forza di cose ristrette, con conseguente perdita di alcune scene e informazioni. Davvero un peccato!

The Umbrella Chronicles era uno sparatutto su binari abbastanza appagante da giocare, coinvolgente, oltre che per l’atmosfera, anche per il gameplay: infilare 2 o 3 headshot di fila a quella massa putrefatta di zombi era davvero un piacere, così come potersi guardare in giro, grazie alla telecamera semi mobile, per raccogliere oggetti, file e munizioni. A volte l’azione poteva sembrare un po’ troppo lenta ma tutto sommato questo difetto veniva oscurato dai pregi. In Resident Evil: The Darkside Chronicles la formula è stata migliorata, giusto? No! Anzi, si può dire che Capcom abbia addirittura peggiorato quello che era un gameplay che abbisognava giusto di qualche ritocco.

The Darkside Chronicles

Scendiamo nel dettaglio. Innanzitutto, è stata eliminata la visuale semi mobile e non è più possibile sbirciare negli angoli dello scenario; dopodiché l’azione è stata ulteriormente rallentata, dando più enfasi alle scene d’intermezzo e ai dialoghi piuttosto che al gameplay.

Ora arriva però la stangata più grande: proprio per conferire maggiore enfasi alla storia e contribuire a creare atmosfera, è stata introdotta una fantastica telecamera, talmente fantastica che sarà in più occasioni un vero e proprio ostacolo. Per farla breve, questa segue in tutto e per tutto i movimenti dei personaggi: se da un lato è un piacere per gli occhi in quanto sembra effettivamente di vivere in prima persona gli orrori di Raccoon City, dall’altro è un serio impedimento alla mira poiché sono più le volte in cui questa è in movimento che quelle in cui ci permette di uccidere nemici, raccogliere oggetti e quant’altro. Una sfida più grande per i giocatori? No, semplicemente un ostacolo al divertimento: The Umbrella Chronicles, seppur in minima parte, vantava una componente “esplorativa” nel suo essere uno sparatutto su binari. In Resident Evil: The Darkside Chronicles non c’è data materialmente la possibilità di esplorare le ambientazioni! La maggior parte dei tempi morti li trascorreremo ad osservare i personaggi che dialogano tra loro e quando questo non accade, ci penserà la telecamera a impedirci anche solo di osservare lo scenario circostante!

The Darkside Chronicles

Fortunatamente, non tutto il gioco è afflitto da questa piaga: i momenti più riusciti sono infatti gli scontri con i boss, uno dei pochi elementi che invece sono stati migliorati rispetto a The Umbrella Chronicles. Ora risultano più vari e impegnativi, sopratutto se si scelgono livelli di difficoltà elevati. Un altro miglioramento è l’introduzione di un pratico menù in tempo reale che ci permetterà di portare con noi fino a quattro oggetti contemporaneamente: potremo piazzare sulla croce direzionale del Wiimote le armi e granate che più ci aggradano, in modo da avere una certa gamma di opzioni quando il nemico ci attaccherà. Buona la scelta poi di dedicare al pulsante MENO il compito di utilizzare le erbe medicinali: prima la “somministrazione” avveniva nel momento stesso della raccolta dallo scenario, ora invece potremo scegliere il momento opportuno.

Per quanto riguarda l’arsenale, ci troviamo dinanzi alle armi tipiche della serie: pistola, fucile a pompa, mitragliatrice, balestra, lanciagranate ecc., e tutte potranno essere potenziate nell’apposita schermata, proprio come in The Umbrella Chronicles.

The Darkside Chronicles

Uno dei pochi aspetti in cui Resident Evil: The Darkside Chronicles è stato davvero migliorato è il comparto tecnico. Se il primo episodio era piacevole ma non esente da difetti come piccoli bug, texture slavate, vistosissimi rallentamenti e aliasing, questa volta il lavoro è stato ben più accurato, tanto da far rientrare il gioco Capcom in quella cerchia di titoli che sfruttano l’hardware di Wii a dovere.

Innanzitutto, i modelli poligonali dei nemici hanno fatto un buon balzo in avanti, risultando oltre che più dettagliati, anche molto meglio animati e con essi pure quelli dei vari protagonisti. Non dimentichiamoci poi dei boss di fine capitolo, sempre imponenti, giganteschi e spettacolari da osservare! La vera ciliegina sulla torta però è rappresentata dagli ambienti, dove, nei pochi momenti in cui ci sarà permesso di osservarli, noteremo un notevole aumento del dettaglio oltre che a una maggior cura per le texture le quali presentano anche effetti simili ai pixel shader (tecnologia non supportata da Wii), proprio come accaduto con The Conduit. Anche gli effetti speciali e di illuminazione sono stati curati a dovere, e questo si nota in particolare durante le esplosioni o nella missione inedita al fianco di Krauser. Non scordiamoci poi del frame rate, questa volta molto più stabile rispetto al passato anche se qualche piccolo calo è ancora presente.

The Darkside Chronicles

Altre piccole migliorie estetiche sono state poi apportate: l’interfaccia è stata ridisegnata, risultando più funzionale e bella, così come la schermata dedicata alla scelta dei capitoli; se si gioca in single player, il partner sarà costantemente visibile al nostro fianco, cosa che in passato non avveniva e ogniqualvolta ricaricheremo l’arma, si vedrà il braccio del protagonista effettuare l’operazione sull’arma che in quel momento stiamo utilizzando. Unico inconveniente di tutto questo è forse il font di sottotitoli e didascalie, talvolta troppo piccolo e difficile da leggere.

Il comparto sonoro di Resident Evil: The Darkside Chronicles è sempre di altissimo livello, come sempre quando si parla di Resident Evil, grazie al riarrangiamento dei brani tipici di Resident Evil 2 e Code Veronica che tutti noi conosciamo e che più e più volte anno contribuito a costruire quell’atmosfera lugubre e terrorizzante che tanto piace ai fan dell’horror. Davvero un lavoro ben svolto visto anche l’ottimo doppiaggio in inglese.

The Darkside Chronicles


Se dovessimo basarci sulla spettacolarità e l’atmosfera che Resident Evil: The Darkside Chronicless possiede, dovremmo promuoverlo a pieni voti. Tuttavia un videogioco è tale proprio perché si GIOCA e il problema sta proprio qui. Se con The Umbrella Chronicles il gameplay, seppur lento, era piacevole e appagante, nel sequel è stato peggiorato: azione molto più dilatata, scene d’intermezzo talvolta invasive, telecamera che, anche se coinvolgente, impedisce di mirare in maniera precisa e limitata interazione con lo scenario. Aggiungete a tutto questo anche una longevità ridotta rispetto al passato e la quasi totale assenza di scenari bonus da sbloccare. Certo, c’è la modalità multiplayer in locale e le classifiche online anche se questi elementi da soli non sono in grado di risolvere il problema. Capcom aveva la possibilità di migliorare quello che già era buono ma ha invece preferito la via più semplice: aumentare la spettacolarità a discapito del gameplay.

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