Alpha Protocol – Recensione Alpha Protocol

Quando si parla di videogiochi di ruolo, difficilmente l’utente medio concepisce un’ambientazione diversa dal fantasy o dalla fantascienza. Insomma, riuscireste ad immaginarvene uno ambientato nel mondo contemporaneo, magari in cui si impersona una spia di un’organizzazione governativa segreta?
Cosa? Come dite? Esiste qualcosa del genere? E per di più prodotto da Obsidian Entertainment? Ebbene sì, ed il suo nome è Alpha Protocol. Rivelazione dell’anno o amara delusione? Scopriamolo nella recensione.
 

Segreti rivelati

Nei panni dell’agente Michael Thorton, promettente recluta di un’agenzia segreta, il giocatore deve sventare le minacce e gli intrighi di altre società (a loro volta più o meno segrete) che mettono a repentaglio la sicurezza globale. Come lecito attendersi da un titolo che si dichiara gdr, seppur in un’ambientazione nuova, le nostre scelte determinano lo sviluppo dell’intreccio narrativo. Ogni dialogo presenta una scelta fra tre possibili atteggiamenti, ovvero professionale, vaneggiante e aggressivo. Ciò influenza i rapporti del protagonista con gli altri personaggi, in maniera positiva o negativa, con conseguenze anche a livello di gameplay.

Parlando del protagonista, i creatori hanno previsto tre principali rami in cui far evolvere Thorton: combattimento, furtività e tecnico. I primi due si descrivono da sé, il terzo riguarda un personaggio specializzato nell’uso di granate ed equipaggiamenti speciali. Per crescere in ognuno dei campi si devono sviluppare le abilità relative spendendo i punti esperienza che guadagneremo salendo di livello, come in ogni classico gdr. Michael ha a disposizione un discreto quantitativo di armi (di queste esistono quattro tipi: pistole, fucili a pompa, fucili d’assalto e mitragliette), armature, modifiche e strumenti utili a determinare il modus operandi del personaggio.

Il gioco si sviluppa essenzialmente in maniera lineare: passata la fase introduttiva, fissa e inevitabile, l’unica scelta vera e propria delle missioni riguarda l’ordine con cui giocarle. Ogni missione avrà determinati obbiettivi, i quali solitamente vanno dall’eliminazione di un preciso nemico al furto di informazioni tramite hacking di un computer. La linearità delle mappe non dona molta varietà, ma le abilità del giocatore determinano il modo in cui Thorton le percorrerà; un Mike tutto muscoli e fucili si farà strada con il sangue e il caos, un Mike silenzioso e cauto eviterà i suoi nemici con la furtività e la manipolazione.
 


 


Usi e soprusi

Per qualsiasi azienda, il principale ostacolo nel proporre un prodotto nuovo al pubblico è la possibilità di non ottenerne l’approvazione. Riferendoci al nostro campo, un nuovo brand videoludico è qualcosa di "sconosciuto" alle masse, che non può certo contare solo sul proprio nome per essere venduto. Dal momento che dall’approvazione arrivano i soldi, e che ogni prodotto nuovo porta con se dei rischi, Obsidian ha pensato bene (o così credeva) di adeguare il proprio prodotto al casual g. Le conseguenze? Forzature, incompletezza, banalità, bug, déjà vu.

Ecco un infame lista di difetti: pesante sbilanciamento delle mappe a sfavore della furtività, rendendo il nascondersi estremamente difficoltoso. Al contrario, giocare "alla Rambo" è tristemente efficace e impunito; bug delle hitbox: più di una volta vi troverete a mancare il bersaglio anche con il reticolo perfettamente centrato; IA deficitaria: sembra che ogni nemico tenti di caricare e colpire in corpo a corpo anche con un fucile carico in mano; trama banale e personaggi stereotipati e privi di spessore; infine, se vi sa tutto molto di già visto, probabilmente state avendo la comune impressione di essere di fronte Mass Effect 2 ambientato nel mondo reale, con la differenza che il gioco di Bioware era bello.
 

 

Conclusioni

Un gioco che sa molto poco di ruolo, e molto più di Gears of War con statistiche e agenti segreti. La pessima realizzazione rende qualsiasi approccio diverso dall’azione estremamente frustrante, complici sia un errato level design che una non indifferente quantità di bug. Nemmeno la trama fa impazzire; infatti, nonostante il contesto inusuale, risulta superficiale e priva di personaggi originali. Se siete appassionati di giochi di ruolo, risparmiate i vostri soldi per altro, ma se ciò che volete è un gioco d’azione in terza persona con qualche vago accenno di ruolo, potreste aver centrato l’obbiettivo. Un prodotto riuscito a metà che avrebbe necessitato di più tempo per essere meglio sviluppato.

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