Blacklight: Tango Down – Recensione Blacklight: Tango Down

I giochi incentrati sull’online non sono sempre visti di buon occhio dalla community, i motivi sono molteplici: di solito viene sacrificata pesantemente la parte single player del prodotto e chi non dispone di una connessione internet (cosa, bisogna dirlo, assai rara) non può godere dell’esperienza trasmessa dal titolo. Il genere che più si accosta al multiplayer è quello dei FPS: ormai questi hanno spopolato e sono senza dubbio i giochi più famosi e venduti. Questi prodotti, però, nella maggior parte dei casi hanno anche una campagna in singolo, seppur limitata, e sono venduti a prezzo pieno. Sicuramente molti di voi hanno preferito giocare o il single player o il multiplayer, ma avrebbero comunque dovuto pagare il gioco per intero; invece, con Blaklight: tango down, gli sviluppatori Zombie VR studios hanno avuto l’idea di proporre un prodotto esclusivamente multiplayer, ma di venderlo a circa 15€ sul digital delivery di PC e console HD.
 

 


Le idee non sfruttate

L’idea non è affatto malvagia, visto che può risolvere il problema dei giochi con un single player di durata estremamente limitata, ma purtroppo è proprio la campagna che differenzia maggiormente i diversi FPS, nella maggior parte dei casi. Quindi, nonostante possa essere estremamente utile per i giocatori appassionati del multiplayer, questa scelta risulta senza dubbio un’arma a doppio taglio, dal momento che potremmo trovarci di fronte una massa ancor più ampia di FPS tutti uguali fra loro. Purtroppo ciò è quello che è accaduto proprio a questo primo esperimento: Blacklight: tango down è il solito fps senza anima, ma fortunatamente non ha la presunzione di rivoluzionare un genere che avrebbe veramente bisogno di una svecchiata. I primi problemi iniziano a sorgere appena si inizia una partita: già dal controllo del proprio alter ego il titolo in questione mostra tutti i suoi limiti e difetti. Non si riesce a capire cosa ha intenzione di trasmettere: vuole essere un fps simulativo, o immediato e giocabile? La risposta giusta sarebbe nel mezzo, ma il tutto si riduce a un qualcosa che non è né carne né pesce e non convince il giocatore. Già dai movimenti nello spazio sono palesi le grandi lacune a livello di gameplay, iniziando a sparare, poi, è ancora più chiaro: il feeling con le armi è tra i peggiori visti in un fps, la sensazione di pesantezza che dovrebbero trasmettere è completamente assente e lascia il posto ad una leggerezza nei movimenti del tutto irrealistica. Quest’ultimi due punti potrebbero anche essere a favore del titolo, ma uniti a un sistema di controllo alquanto impreciso, nonostante la disposizione dei tasti ottima, il prodotto può raggiungere solo la sufficienza sul versante gameplay. 
 


Il supporto ci vuole

Forse proprio la sensazione che si ha durante le fasi giocate, seppur poco positiva, è l’unica cosa originale di questo titolo: andando a dare un’occhiata alle modalità presenti, si ha la netta sensazione di trovarsi in un Call of Duty qualsiasi. Oltre ai classici deathmatch a squadre e in singolo, c’è la modalità dominazione, altrettanto classica, cattura la bandiera e altre riprese da titoli già visti in passato. Degna di nota, invece, è la modalità cooperativa, chiamata Black ops (vi ricorda qualcosa?), dove i giocatori potranno aiutarsi a vicenda uccidendo tutti i nemici lungo i livelli messi a disposizione dagli sviluppatori. Da segnalare la scarsa intelligenza artificiale dei nemici, che risultano statici e non fanno altro che alzarsi e abbassarsi a intermittenza dalle coperture. Il sistema di crescita è del tutto simile a quello di Call of Duty, con l’acquisizione dell’esperienza ad ogni azione particolare compiuta e la spesa dei punti accumulati nell’acquisto di nuove armi e abilità. La qualità delle mappe, bisogna dirlo, è abbastanza bassa e queste non risultano mai convincenti e bilanciate. Qualche idea simpatica il gioco la mostra: ogni giocatore ha indosso una speciale maschera ultratecnologica, ma questa è sensibile alle onde elettromagnetiche, quindi ci sono delle granate simili a quelle fumogene viste su altri lidi, che però, invece del fumo, trasmettono queste onde che non permettono di vedere l’area dove è stata lanciata la bomba, con un sgranatura dell’immagine in quei punti che simula disturbi elettromagnetici.

 
 

Niente di eclatante

Graficamente il titolo si mostra più che discreto. Il motore grafico utilizzato è l’Unreal engine, che mostra una piacevole cosmesi grafica. Qualche particolare filtro caratterizza il prodotto in questione, come quello applicato in occasione delle granate elettromagnetiche. La mole poligonale è più che discreta e le texture, per quanto poco dettagliate e definite, fanno il proprio lavoro. Le animazioni, per quanto semplici, non sfigurano e mettono in movimento i vari personaggi in maniera fluida e convincente, se non fosse per il lag che affligge il titolo. Proprio il lag rovina l’esperienza maggiormente: nessuna delle partite giocate ne era esente, e i colpi sparati arrivano sempre con ritardo, generando una grande frustrazione nel giocatore.

 

Commento

Nonostante l’idea di base fosse potenzialmente ottima, la realizzazione del prodotto mostra il fianco a diverse criticità. La totale mancanza di novità e la scarsissima cura riposta nella realizzazione del prodotto ci portano a valutare con la sufficienza questo titolo che sembrava poter portare sul digital delivery un fps corposo e bilanciato. Purtroppo così non è stato, e ci ritroviamo fra le mani, anzi, nei nostri hard disk, un prodotto senza mordente, in grado di divertire, ma allo stesso tempo deprimere il giocatore.

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