Brutal Legend – Recensione Brutal Legend

Il Metal è morto? Prestando l’orecchio in giro e captando quanto fuoriesce dalle etichette di settore, ebbene, la risposta potrebbe essere "si". O almeno, si se intendiamo con Metal quel movimento musicale degli anni 70-80 che aveva come massimi esponenti Black Sabbath, Led Zeppelin, Iron Maiden, Motley Crue, Motorhead, Scorpions ed una marea infinita di gruppi che, in maniera più o meno marcata, hanno fatto la storia del genere. Ai giorni d’oggi, infatti, il Metal si è fuso più e più volte con generi differenti, ibridandosi in forme a volte difficili da riconoscere. E così, ecco che ora abbiamo il Black Metal, il Power, il Death, il Nu Metal, il Gothic e chi più ne ha più ne metta. Il sano Hard Rock fracassone sopravvive solo grazie a gruppi storici, come gli AC/DC, che hanno scelto la tradizione a dispetto dell’innovazione.

Ma direte voi, cosa centra il Metal con i videogiochi? In effetti, a parte l’infinita serie dei Guitar Hero e dei Rock Band, i due mondi sono sempre rimasti separati, se non per fondersi in pochissime occasioni, come un FPS sui Kiss del 2000 chiamato Psyco Circus: The Nightmare Child. Ebbene, siamo qui per recensire un certo Brutal Legend, ultima opera partorita dalla fervida mente di Tim Schafer (già papà di Grim Fandango e The Secret of Monkey Island, mica uno qualsiasi), titolo di devozione al mondo del Metal e della musica Heavy. Ma bando alle ciance, ed analizziamo nel profondo questa metallica produzione made EA e Double Fine presente sia su Xbox 360 che Playstation 3.

Welcome to the Metal’s World

Appena inserito il disco di Brutal Legend nella nostra console ecco che, con i suoi modi sornioni ed inconfondibili, un Jack Black esaltato più che mai, protagonista di un video introduttivo, ci conduce in un fornitissimo negozio di dischi. Qui, fremendo, tira fuori da uno scaffale la perla rara di tutta la collezione, un 45 giri che porta il nome di Brutal Legend. Ed ecco che, aperto, potremo sfogliarne il contenuto, navigando così nel bellissimo menù principale. Scegliamo nuova partita ed ecco partire il gioco.

Eddie Riggs (doppiato da Jack Black, al quale è ispirato) è il miglior Rodie sulla piazza, con il sogno di diventare una stella del Metal ma costretto a lavorare dietro le quinte per una banda di damerini Emo idoli delle ragazzine. Proprio in un concerto, il nostro rimane vittima di uno sfortunato incidente, venendo sepolto dalla scenografia del palco nel tentativo di salvare uno degli odiosi membri del gruppo. Stranamente, però, Eddie non muore. Il suo sangue, infatti, bagna la fibbia della sua cintura che, magicamente, fa apparire un demone in mezzo alla folla urlante. Così, stordito, quando Eddie si risveglia e si guarda attorno, si ritrova in un posto sconosciuto, una specie di Terra di Mezzo fuoriuscita da qualche copertina Metal degli anni ’80. È qui, dunque, che inizia la sua avventura.


Un Eddie visibilmente pensieroso!

La storia principale ci porterà lungo un binario abbastanza lineare, reso appetibile da una serie di scelte narrative davvero azzeccate e da una comicità di fondo sorniona e diretta, che non farà che deliziare i fan di Jack Black o del Metal in generale. Tra gag fisiche, battutine ironiche e attacchi non proprio velati al "decaduto Metal di oggigiorno", i true defenders avranno sicuramente pane per i loro denti, mentre tutti gli altri non potranno che essere trasportati dalla comicità del protagonista. Peccato, però, che tutta la trama si risolva in una manciata di ore che, sommate alle buone ma a volte cortissime sidequest (senza contare la loro non proprio eccessiva diversità), riuscirà ad incollare il giocatore per un tempo non troppo elevato prima del The End e dei titoli di coda. 8 ore saranno il tempo medio necessario per portare a compimento il titolo in maniera veloce ed indolore, intervallando la quest principale a cinque diverse tipologie di missioni secondarie: imboscata alle truppe nemiche; caccia agli animali del mondo Metal; corsa automobilistica; battaglia sul rack della morte; bombardamento con il cannone. Queste side-quest, pur dimostrandosi divertenti all’inizio, perderanno di efficacia per il semplice motivo che si ripeteranno praticamente identiche per tutta la durata dell’avventura.

Dio disse: "sia fatto il Metallo", ed il Metallo fu!

Appena sbarcati nel mondo del Metal, ecco che l’azione diventerà subito velocissima e frenetica. Acciuffata una mitica ascia chiamata "il Separatore" (nome che è tutto un programma) e la sua chitarra, "Clementine", ora divenuta magica grazie al potere del rock in essa presente, ecco che dovremmo farci piazza pulita dei vari nemici presenti in questo metallico universo. Premendo il tasto dell’ascia, Eddie si giostrerà con una buona serie di combo, fatte di fendenti e sgualembri in serie di tre. La chitarra, invece, diventerà elemento fondamentale grazie al suo potere magico. Con essa sarà possibile fulminare, bloccare ed addirittura incendiare gli avversari, senza contare che ci permetterà di eseguire un riff potentissimo in grado di far vibrare il terreno e spaccare grossi elementi dello scenario. Ciò nonostante, ogni tanto Clementine subirà un bollente surriscaldamento, che ci costringerà a lasciarla raffreddare mozzando teste con l’utilissimo "Separatore".

La componente action, se pur esaltante e divertente, non si rivelerà l’unica possibilità del gameplay. Con la scoperta di un tempio di Armagodden (il dio del Metal), Eddie evocherà i pezzi necessari per costruire la sua "Falciadruidi", una rombante hot rod che renderà accessibile tutto il vasto mondo creato dalla mente di Schafer, e che sarà potenziabile arrivando nell’inferno, un garage tutto fuoco e fiamme dove incontreremo un certo meccanico (del quale però parleremo più avanti). Quindi, a bordo della nostra auto, dovremo andare alla ricerca di validi guerrieri per infoltire le truppe di un esercito di ribelli e liberare così l’umanità dal giogo dei demoni. Ma nemmeno la fase free roaming costituisce il cuore del gameplay, poiché scende in campo un’ennesima, e questa volta inaspettata, componente in grado di ribaltare tutte le sorti dell’avventura.


Assaggia un po’ di metallo pesante!

Con un buon esercito ai nostri comandi, ecco che inizierà la fase strategica vera e propria. Nelle battaglie campali, infatti, la lotta si svolgerà in maniera simile a quanto visto negli RTS, ma con una sola precisazione: il tutto ci apparirà come se fossimo in una lotta tra band rivali. La nostra roccaforte base sarà infatti un palcoscenico rock, mentre le caserme per addestrare le truppe delle bancarelle per i fan, questi ultimi il punteggio indispensabile per potenziare e rinvigorire esercito e postazioni. Per aumentare il nostro punteggio di fan non basterà che posizionarsi sopra degli appositi punti della mappa (in pratica dei geyser) e destreggiarsi con un elaborato assolo (da eseguire in maniera molto simile a quanto visto in Guitar Hero o Rock Band, ma con il pad), finito il quale potremo costruire un negozietto di gadget proprio sopra il geyser appena conquistato e reclutare così altri fan. Naturalmente, sarà sempre possibile scendere in campo e menare fendenti a destra e a manca.

Nonostante l’ottima realizzazione, la componente RTS finirà per rallentare il gioco e renderlo leggermente più ostico, sopratutto per via dei comandi all’inizio un po’ caotici. Quello che all’inizio poteva apparire come un adrenalinico hack’n’slash con forti componenti free roaming, si rivela a lungo andare un gioco ben più ragionato che, nonostante gli ottimi spunti, rischierà di perdere quell’immediatezza carismatica che contraddistingue la prima parte dell’avventura. Questa scelta potrebbe pesare in maniera considerevole su tutti quelli che hanno scelto Brutal Legend principalmente per la sua componente action, componente che perderà il predominio quasi totale per lasciare molto più spazio ad un approccio RTS più lento e ragionato che, pur dimostrandosi originale e ottimamente congegnato, ruberà la scena a quell’immediatezza iniziale capace di elettrizzare anche il giocatore più sonnacchioso!

Ed eccoli qua, gli dei del Metal!

Ma le sorprese di questo Brutal Legend non finisco qui. Il pazzo mondo fuoriuscito dalla geniale mente di Tim Schafer, non solo riuscirà a fondere in maniera credibile stili di gioco praticamente agli antipodi tra loro, ma ci permetterà di fare la conoscenza di qualche simpatico e mitico personaggio. Jack Black, infatti, non sarà il solo nome famoso ad aver prestato volto e voce all’avventura di Brutal Legend, ma anche vere e proprie icone del Metal si sono divertite ad impersonare le loro controparti videoludiche. Rob Halford (cantante dei Judas Priest), Lemmy Kilmister (ruvida voce dei Motorhead) e Lita Ford (ex chitarra solista delle Runaways) appariranno tutti nel mondo di gioco, donando consigli ed aiuti al nostro Eddie e rivelandosi come personaggi carismatici e riuscitissimi. Tra tutti, però, spicca lui, Ozzy Osbourne, il leggendario cantante dei Black Sabbath e poi solista che, nei panni del meccanico dell’inferno, riuscirà quasi a diventare una piccola icona del gioco.


Il grande Ozzy, inconfondibile anche in versione videogame!


Metallo lucente, assoli accecanti!

Dal punto di vista grafico, il titolo Double Fine non brilla certamente per tecnica, nonostante possa vantare degli effetti sicuramente piacevoli, un orizzonte decisamente vasto ed un ciclo giorno/notte tinteggiato in maniera davvero godibile. Il resto, pur assestandosi su ottimi livelli, non può certo reggere il confronto con molte produzioni odierne. Il vero punto di forza del comparto grafico, infatti, risiede nel suo stile spigliatamente Eighty ed ammiccante alle copertine di gruppi quali Manowar, Judas Priest e tanti altri. Ci ritroveremo, così, in un mondo fatto di teschi cornuti, metallo lucente e personaggi bardati di pantaloni in pelle, chiodi, capelli lunghi e borchie. Alcuni di questi ultimi, inoltre, saranno talmente folli da risultare davvero simpatici, come i metallari velatamente ispirati ad Axl Rose che, a forza di head banging, si sono procurati un collo decisamente grossissimo. In pratica, per dirla tutta, il gioco ripaga con lo stile quello che non riesce a dimostrare in maniera convincente con la sola tecnica. E questo, da un certo punto di vista, non può che essere un bene. Peccato solamente per qualche calo di frame rate di troppo che, sopratutto a bordo dei veicoli, potrebbe dare qualche leggero fastidio.

Superlativo, invece, il comparto sonoro. La tracklist è infatti paurosamente enorme, composta in tutta la sua interezza da brani storici di puro e vero Heavy Metal quali: Painkiller dei Judas Priest, Diary of a Madman di Ozzy Osbourne e tante altre, con gruppi del calibro dei Children of Bodom, Dimmu Borgir, Slayer, Scorpions, Testament, fino ad arrivare a due brani dei Tenacious D, il gruppo capitanato da Jack Black in persona. Sempre rimanendo nell’ambito del sonoro, da elogiare anche l’ottimo doppiaggio inglese, il quale ci prometterà una serie davvero infinita di imprecazioni, delle quali il buon caro e vecchio Ozzy si rivela il maestro incontrastato (ma come poteva essere altrimenti?). Ottimi anche i vari suoni ambientali, capaci di sottolineare egregiamente i vari momenti di gioco.


Un piccolo assaggio del vasto mondo di Brutal Legend


In conclusione

Da una mente geniale come Tim Schafer non poteva che nascere un gioco altrettanto geniale. Brutal Legend riesce a mantenere, in linea di massima, tutte le promesse, attestandosi come un titolo dal carisma scoppiettante e dal divertimento schietto ed emozionante. Nonostante tutto, però, alcuni difettucci di grafica, una longevità non proprio elevatissima ed un rallentamento di gioco progressivo ed esponenziale, rendono il titolo in questione un capolavoro sfiorato e mancato. In generale, comunque, il livello raggiunto da questo Brutal Legend si attesta sicuramente sopra la media, sia per una formula miscelata con sapienza sia per un carisma davvero esaltante.

Consigliato agli amanti del Metal e dei giochi d’azione, oppure a tutti quelli che vogliono provare un titolo un po’ diverso dal solito.  

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