Call of the Sea – Recensione

Recensito su Xbox Series X

Con la stagione invernale alle porte prende finalmente forma la – speriamo lunga – lista di titoli in esclusiva su console Xbox Series X (in questo caso giocabile anche su Xbox One e ovviamente PC) con Call of the Sea: avventura grafica caratterizzata da un gameplay vecchio stampo ma arricchita da una risoluzione in 4K. Si tratta dell’opera prima realizzata da Out of the Blue, studio indipendente di base a Madrid, il cui motto è “Una società per giochi di Narrativa e Puzzle. Progettiamo puzzle. Raccontiamo storie. Amiamo i giochi” parole che vedremo ben rappresentate in Call of the Sea il quale, non a caso, è stato distribuito da Raw Fury, publisher svedese specializzato in titoli indipendenti.

Siamo dunque pronti ad abbandonare l’uggioso grigiore che caratterizza questo lasso di tempo che va dalla fine dell’autunno all’inizio dell’inverno per tuffarci nelle acque tropicali di Call of the Sea dove aiuteremo Norah nella sua ricerca del marito, scomparso durante una spedizione presso una misteriosa isola del Sud Pacifico.

Un misterioso male, ereditario, affligge Norah costringendola a periodo di forzato riposo dove la sua stanza e soprattutto il suo giaciglio diventano l’unico mondo a lei noto. Tuttavia la mente, libera di vagare, gioca strani scherzi alla donna tramite surreali sogni in cui si ritrova immersa in profondità marine dove ritrova però oggetti e luoghi a lei familiari. L’inizio di Call of the Sea è proprio uno di questi incubi per poi portarci alla realtà: è il 1934 e Norah si trova in viaggio su una nave che punta verso una piccola isola del sud del Pacifico in cui si sono perse le tracce del marito Harry partito per trovare una possibile cura alla malattia dell’amata moglie.

Una volta sbarcati su questa misteriosa isola, ricca di tracce di una civiltà scomparsa, troveremo accampamenti deserti e tutta una serie di indizi che ci porteranno sulle tracce di Harry mentre al contempo scopriremo dettagli sul passato della coppia e della “maledizione” che conduce Norah a una vita fatta di alti e bassi.

Call of the Sea Recensione

La trama, come confermato dagli stessi sviluppatori, attinge a tematiche di lovecraftiana memoria, seppur l’elemento romantico nelle opere dello scrittore statunitense sia merce rara. Possiamo certamente affermare che alcuni elementi, soprattutto nelle fasi avanzate di gioco, hanno invece evocato reminiscenze de La forma dell’acqua di Guillermo del Toro ma, evitando possibili spoiler, possiamo limitarci nel dire che tali spunti si possono circoscrivere al popolo che venera misteriose creature anfibie, elemento che viene palesato già dal secondo dei sei capitoli che compongono il titolo di Out of the Blue. In generale la vicenda narrata dalla prospettiva di Norah, voce narrante di tutta l’esperienza di gioco, risulta ben scritta e interessante, toccando punte di buon romanticismo grazie alla forte storia d’amore che andremo a scoprire.

Il titolo quindi si caratterizza per un’atmosfera fiabesca, intrisa di mistero, mentre elementi più cupi e orrorifici, e qui il rimando a Lovecraft, dipingono la follia che prende il sopravvento su un manipolo di uomini soli su un’isola “aliena” in cui cercano, tramite la tecnologia dell’uomo, di trovare risposte accettabili per la mente umana.

Call of the Sea Recensione

Potremmo limitarci a definire Call of the Sea la classica avventura su binari, tuttavia l’impostazione del gameplay risulta decisamente più propensa ad accostamenti con classici punta e clicca in cui la ricerca di indizi e oggetti per sbloccare meccanismi ed enigmi la fanno da padrone. Ci troveremo dunque a fronteggiare, tramite la visuale in prima persona, rompicapo che varieranno per difficoltà e complessità, raggiungendo spunti interessanti soprattutto nei capitoli finali.

Naturalmente l’interazione sarà limitata a documenti e determinati oggetti chiave e non, senza tuttavia limitare l’esperienza di gioco grazie alla cura riposta nella costruzione degli ambienti ad alta definizione e in cui sarà facile perdersi in panorami mozzafiato da cogliere tramite il nuovissimo tasto Share del controller next-gen di casa Microsoft.

Call of the Sea Recensione

Com’era facilmente immaginabile, l’Unreal Engine 4 viene qui sfruttato magnificamente grazie a uno stile grafico caratterizzato dalla commistione di tonalità cromatiche calde e pastello che dipingono ambienti da sogno ricchi di fascino e mistero. Senza osare troppo, e considerata la contemporanea disponibilità su Xbox One, Call of the Sea si dimostra fluido e con frame rate stabili anche mentre giochi di luci e ombre imperversano sullo schermo. Il setting del gioco naturalmente aiuta grazie a quest’isola disabitata in cui, a parte qualche volatile qua e là, l’unica forma di vita a muoversi sarà Norah, escludendo foglie, piante e l’acqua che scorrerà copiosa in più punti del territorio visibile.

In ogni caso la perenne brezza, unitamente ai cambiamenti climatici che avverranno nei capitoli finali del titolo, farà in modo di rendere “viva” questa mistica isola deserta insieme a tutto il corollario di suoni che caratterizzeranno la sua esplorazione.

Call of the Sea Recensione

Com’era prevedibile da un’avventura grafica, con una difficoltà generale degli enigmi tarata su parametri tendenti al ribasso, il titolo è scarsamente rigiocabile e mediamente breve, se non per raccogliere tutti i collezionabili: i sei capitoli che compongono Call of the Sea possono essere completati, prendendola decisamente comoda, in circa 7-8 ore di gioco scarse. Tra le note dolenti della longevità spicca però il buon merito del comparto sonoro, il quale riveste un ruolo chiave grazie alla voce narrante di Norah, ottimamente doppiata da Cissy Jones, e dei doppiaggi secondari tutti in lingua inglese (ma sottotitolati in italiano) dei pochi altri personaggi della vicenda.

Buona effettistica, seppur limitata visto il genere, e una colonna sonora ispirata, con alcuni brani davvero evocativi, concludono il pacchetto audio di un titolo che risulta ben confezionato sotto ogni aspetto.

Call of the Sea Recensione


Call of the Sea è senza dubbio un’ottima opera prima per Out of the Blue e rappresenta un’interessante puzzle-adventure arricchito da una trama profonda e ben strutturata. Gli enigmi presenti non saranno tantissimi e troppo complessi, superabili spesso con un po’ di backtracking, ma rendono piacevole una vicenda in cui la narrazione riveste un ruolo davvero importante. Visivamente è un ottimo assaggio di ciò che ci si può aspettare da Xbox Series X, con il redivivo Unreal Engine 4 qui sfruttato in maniera egregia, e accompagnato da un comparto sonoro ben confezionato. Il titolo è breve ma ha un prezzo budget e poi è incluso nel game pass, dunque sarebbe davvero un peccato non approfittarne.

8

Pro

  • Trama profonda e ben costruita
  • Ambientazioni suggestive
  • Sonoro di ottima fattura
  • Incluso nel Game Pass

Contro

  • Enigmi non troppo complessi
  • Breve e scarsamente rigiocabile
Vai alla scheda di Call of the Sea
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