Catherine: Full Body – Recensione Switch

Recensito su Nintendo Switch

Catherine è uno dei giochi del nuovo millennio con la rara capacità di attrarre dalla sola copertina tinteggiata di fucsia. Chi è riuscito ad andare oltre l’unica donna in mostra ha poi scoperto un seinen videoludico in piena regola, che metteva al centro della narrazione la psiche maschile. Nel corso degli anni ATLUS ha cercato di reinventare Catherine ed è riuscita così ad accompagnare una generazione, arrivando infine anche nel catalogo Nintendo Switch, dopo PlayStation 4, con Catherine: Full Body.

Giorno 1: l’amore in una tasca

Catherine: Full Body ci dà il benvenuto a suo modo, con il nome del titolo rimanda a un corposo vino rosso, sensuale e provocatorio come le natiche che ne stringono il calice in apertura. È stato definito dagli stessi autori come un “horror romantico”: una storia che raramente si vede nel medium e che riesce a fondere vari generi a tal punto da diventare unico nella sua specie.

A cavallo tra remaster e remake, a breve anche gli utenti Switch potranno godersi quest’avventura dai finali multipli, molteplici come i personaggi a cui è possibile stringere la mano sotto le spoglie di Vincent Brooks, il protagonista 32enne con il rumore dei rintocchi delle campane nuziali sempre più forte. La fidanzata Katherine vuole infatti compiere il passo successivo – è da quest’incipit che ATLUS sceglie di mettere al centro dell’esperienza due temi fondamentali: l’infedeltà e l’età adulta.

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Da qualche giorno Vincent dorme male: le sue notti sono popolate da incubi, incubi in cui è seminudo con solo l’intimo, un cuscino stretto tra le braccia e un paio di buffe corna. L’incubo è ricorrente: per svegliarsi, Vincent deve scalare una piramide composta da blocchi finché non ode il suono di una campana. Quello è il segnale che è vicino alla meta, e deve raggiungerla velocemente visto che il terreno è pericolante.

Nella vita quotidiana, Vincent è un informatico con una relazione stabile di cinque anni con Katherine: capelli lunghi, occhiali, smalto blu, veste sempre di nero e ha un bel temperamento. Una donna affermata a cui manca qualcosa: un futuro stabile col suo uomo. Vincent non è palesemente pronto per cambiare vita, e inizia a sognare. Al risveglio, i telegiornali non fanno altro che parlare di una serie di morti, tutti maschi e coetanei di Vincent, che muoiono poco pacificamente mentre dormono.

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Si narra infatti che se certe persone muoiano nel sogno esse periscano anche nel mondo reale – una maledizione lanciata dall’universo femminile ai traditori. E Vincent? Il riccio, dopo la solita serata passata al suo pub di fiducia, lo Stray Sheep, si ritrova un’altra donna a letto: Catherine. Ha lo stesso nome della sua compagna, eccezion fatta per la “C” ovviamente, tutto il resto differisce: Catherine è una giovane ragazza dai capelli biondi molto avvenente, succinta e spensierata, con cui Vincent non ricorda di aver condiviso le lenzuola.

Il triangolo amoroso originale si complica ulteriormente in Catherine: Full Body con l’introduzione di Rin, una ragazza dai capelli rosa molto ingenua che si scontra per caso con Vincent. Rin soffre di amnesia, arrivando a legarsi a Vincent visto come un’ancora della realtà e a suonare il pianoforte allo Stray Sheep. Il personaggio di Rin è sicuramente la più grande aggiunta di Catherine: Full Body. Adesso le donne in copertina sono tre e tutte, a loro modo, si contendono il cuore di un uomo tra segreti e allegorie che il titolo ATLUS sa regalare. Tramite Rin gli sviluppatori hanno saputo rinfrescare sia la storia sia il gameplay senza sconvolgerlo, dando la rara impressione che il nuovo personaggio sia stato pensato in origine e non aggiunto forzatamente in un secondo momento. Per gli amanti dell’esperienza classica, Rin può essere ignorata, a riprova della grande libertà di Catherine: Full Body.

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La storia, invecchiata come il buon vino, viene ulteriormente rinfocolata con nuove scene animate e soprattutto nuovi finali, portando la rigiocabilità di Catherine a vette potenzialmente vertiginose. L’avventura principale, strutturata in maniera semplice ma incalzante e ricca di sorprese, dura circa 10 ore, con la possibilità di fare altre scelte e di conseguenza sbloccare altri finali attraverso alcune risposte a scelta multipla.

Giorno 2: gli uomini sognano pecore elettriche?

La giornata di Vincent è divisa in giorno, sera e notte. Il giorno è il momento per le animazioni di Studio 4°C di brillare e far avanzare la storia, facendo diventare Catherine un anime ad alta tensione. La sera trascorre come d’abitudine all’interno dello Stray Sheep, dove Vincent si riunisce insieme agli amici di vecchia data ad affogare la sua giornata di lavoro con un bicchiere di rum e cola e preoccuparsi del futuro. All’interno dello Stray Sheep si svolge la maggior parte delle interazioni con i personaggi, come anche la possibilità di rispondere alle mail, scegliere una canzone dal jukebox (tratta dall’originale Catherine, le nuove composizioni della Full Body e qualche traccia di Persona) e giocare nel frattempo al cabinato di Super Rapunzel, che altro non è che un Catherine in scala dalla trama fiabesca e che risulta a tutti gli effetti un gioco nel gioco.

Di notte, Vincent ha gli incubi. Sogna di scalare una torre di blocchi per sopravvivere e sperare di svegliarsi il giorno dopo, incontrando altri sventurati come lui sotto forma di pecore – che ben presto impareremo a conoscere, chiedendoci se al prossimo piano li rivedremo.

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Catherine è inoltre riconosciuto per essere molto impegnativo anche a difficoltà normale: lo scopo delle sezioni gameplay è quello di costruirsi un percorso attraverso blocchi di vario tipo prima che il pavimento collassi. Il tutorial è un battesimo del fuoco e potenzialmente più difficile dei livelli che verranno: consapevole dell’alto livello di sfida, ATLUS è venuta incontro ai non amanti dei puzzle game con una modalità sicura e una modalità facile, che ritroviamo anche su Switch. Queste non solo hanno il pregio di rallentare i folli ritmi di Catherine con una funzione di autoplay che praticamente conduce Vincent all’obiettivo premendo solo un tasto, ma anche di permettere a chiunque di godersi la storia, uno dei cardini dell’esperienza.

L’altro è, appunto, il gameplay, apprezzato tanto da ispirare nuove modalità. Chi ha già giocato a Catherine può rivivere l’esperienza su Switch con la modalità Remix, che cambia alcuni blocchi raggruppandoli in forme inusuali e cambiando i puzzle, seppur di poco. Anche Rin interviene in questo piccolo sconvolgimento che è Full Body, potendo accedere al piano del sogno e rallentando il tempo suonando il pianoforte. Altre novità sono la modalità Babel e il Colosseo. La prima è ispirata alla Torre di Babele, il cui crollo è l’inizio delle varie lingue e culture secondo la Genesi, e consta di puzzle quasi procedurali da completare in determinate condizioni fino a due giocatori. Babel è quindi la componente co-op di Catherine: Full Body, mentre Colosseum è la sua controparte versus dove si sfida un giocatore a una gara di velocità.

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Giorno 3: destino portatile

Questo era Catherine: Full Body. La versione Nintendo Switch non ha deluso le aspettative, tenendo alta la bandiera dei caricamenti e del frame rate sia sulla TV che su portatile. A nostro avviso, Catherine è una storia da assaporare sul grande schermo e che perde se portato in giro: non è infatti ideale a difficoltà elevate perché non rientra tra i puzzle game rilassanti (è questione di vita o morte, in fondo), ma per sua natura è molto duttile. Il titolo si adegua con facilità alla modalità prescelta, sia essa quella principale offerta dalla premiata ditta Golden Playhouse o una serata diversa tramite le modalità a 2 giocatori, scambiandosi magari curiosità sugli alcolici come accade in Catherine, e ha sempre qualcosa da offrire ai suoi clienti.

Sconsigliamo la modalità portatile anche per la naturale propensione a utilizzare i Joy-Con, che durante la nostra prova sono risultati molto sensibili e non adatti a intraprendere le scalate. Il Nintendo Pro Controller è lo strumento più naturale per godersi storia e il gameplay, che può diventare a difficoltà avanzate frustrante ed impegnativo. Switch ormai ha poco da dover dimostrare, ma l’annoso problema dei Joy-Con birichini permane: se la levetta analogica sinistra del mini controller inizia a muoversi da sola, aspettatevi di sentirvi come Vincent al secondo o terzo giro di rum e cola.

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Catherine: Full Body su Nintendo Switch è l’occasione per recuperare una storia coraggiosa e matura contorniata da un gameplay dai tanti estimatori. Racconta dell’amore, delle relazioni e del futuro in maniera comicamente seria, e con tante modalità di gioco tanto da far impallidire il classico e assurgere a remake. Catherine: Full Body è giunto su Switch con carisma e affetto intatti senza perdere lo smalto, tranne per un piccolo neo riguardante i controlli.

8

Pro

  • Alta rigiocabilità
  • Difficoltà accessibili con l'autoplay
  • Impegnativo per i duri di cuore
  • Prezzo base più basso

Contro

  • Joy-Con sensibili
  • Modalità portatile secondaria, ma esperienza grafica migliore
Vai alla scheda di Catherine: Full Body
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