Clock Tower – Recensione Clock Tower

Horror su PS1

Nell’anno 1996 il panorama horror della prima piattaforma Sony era ancora dominato da Resident Evil, e fu proprio per evitare un’impari concorrenza con il titolo della Capcom che la Human Entertainment (già sviluppatrice di titoli sportivi per Nintendo 64 e Pc Engine, nonché di numerosi altri mai giunti in occidente) decise di tentare un approccio totalmente diverso. Sostituendo con un’adolescente indifesa i molti poliziotti, militari, investigatori fino a quel momento protagonisti di molti titoli dello stesso genere, ed eliminando completamente ogni tipo di arma a disposizione della nostra protagonista, la casa nipponica propose il seguito di un suo titolo uscito l’anno precedente, esclusivamente in Giappone, sul Super Famicom della Nintendo (Super Nes in Europa e America): Clock Tower. Rispolverando le efficaci meccaniche tipiche del primo episodio, proseguendone la storia e sfruttando le allora avveniristiche capacità tecniche della macchina Sony, la Human creò quello che ancora oggi viene considerato uno dei migliori esponenti della categoria, con un antagonista ormai annoverato tra i malvagi più incisivi dell’ambiente videoludico.

 

 

 

Dario Argento e Scissorman

Ogni titolo horror che si rispetti deve avere alle spalle una solida trama, possibilmente non scontata, e, già che ci siamo, con qualche efficace colpo di scena. Clock Tower evita il ricorso a zombie, vampiri, licantropi, fantasmi che affollano il panorama horror letterario, cinematografico e videoludico, e affida le sue carte migliori a una storia matura e ben costruita. L’inizio si ricollega, sin dall’introduzione, al finale del primo episodio, e anche gran parte dei protagonisti è la stessa. A un anno di distanza dagli eventi di The First Fear (il già citato predecessore per Super Nintendo) ritroviamo una Jennifer Simpson ancora traumatizzata dagli eventi passati (una curiosità: in entrambi gli episodi le fattezze e il nome stesso della nostra protagonista si ispirano palesemente all’attrice del film "Phenomena" di Dario Argento, molto simile per atmosfere e ambientazione. E questo perché il nostro regista, in Giappone, viene considerato una vera e propria star). La giovane Jennifer, quindi, viene affidata alle cure di Helen Maxwell, assistente di uno scettico psichiatra che si occupa di far luce sui fatti risalenti a un anno prima. Ma una nuova serie di omicidi sembra ricondursi allo stile di Scissorman, l’assassino del primo episodio, dato ormai per deceduto. Inizialmente, le dinamiche, l’utilizzo di un paio di enormi forbici, la presenza di una maschera sul volto, e la stessa efferatezza dei delitti, farebbero pensare a un emulo del sanguinario individuo. Ma, con il progredire della storia, gli indizi sembrano portare a un redivivo Scissorman, intrecciando i destini degli stessi protagonisti di un anno prima, fino all’immancabile, e riuscita, rivelazione finale.

 
 

Punta e clicca con un pad

Il sistema di controllo dell’horror della Human si basa su un’interfaccia punta e clicca, in genere prerogativa dell’accoppiata Pc-Mouse, semplificata per adattarsi al pad Sony. Il puntatore sullo schermo è dotato di una sorta di "mira automatica" che lo aggancia agli hot-spot (i punti dello schermo con i quali interagire) più vicini. Non il massimo della comodità, ma sicuramente meglio che mettersi a cercare ogni singolo pixel con il puntatore su schermo (qualcuno si ricorda di Broken Sword, sempre sulla stessa piattaforma?). Un inventario a comparsa e un comodo sistema di corsa, ottenibile cliccando velocemente due volte in un punto dello scenario, semplificano ulteriormente il sistema di controllo. Come già accennato, il titolo abbandona tematiche da sparatutto, presenti in molti (troppi?) survival horror, e protagonisti eroici, a favore di personaggi realistici e umani e di una forma di difesa basata esclusivamente sulla fuga. Sì, perché il solo modo di sfuggire agli attacchi di Scissorman, unico avversario che incontreremo nel corso delle nostre avventure, sarà quello di sfruttare gli elementi dello scenario, allo scopo di nascondersi alla vista del lento ma implacabile assassino, o almeno di tramortirlo per breve tempo. La varietà delle situazioni è garantita anche dalla presenza di enigmi, la cui soluzione però non va oltre il classico "usa l’oggetto giusto nel punto giusto". Potremo gestire l’avventura nei panni di vari protagonisti, e questo, unito alla presenza di dieci finali, sbloccabili tramite scelte effettuate nel corso della storia, garantisce una rigiocabilità in genere assente in molte avventure punta e clicca. Le stesse apparizioni dell’assassino, vero fulcro della storia, risultano ben gestite, senza essere continue e snervanti come purtroppo accadrà nei due seguiti, meno riusciti. Alcuni momenti dell’avventura sono ormai da antologia dell’horror videoludico, passando dalla sottile angoscia allo splatter puro (ma mai gratuito).

 

 

 

Paura e poligoni

Le capacità tecniche della PS1, a quel tempo il culmine della tecnologia disponibile, si prestano bene alla gestione di uno scenario completamente poligonale. Gli scenari risultano ancora oggi sufficientemente dettagliati, con elementi facilmente riconoscibili (il che è un bene, considerata l’importanza di molti di essi per potersi nascondere dall’inarrestabile Scissorman) e protagonisti abbastanza ben definiti, a fronte di animazioni piuttosto legnose (prerogativa, questa, di molti titoli della prima piattaforma Sony). Sul versante sonoro troviamo una quasi totale assenza di dialoghi parlati, tranne nelle scene filmate e in altri rari momenti, e sporadiche musiche durante gli attacchi di Scissorman (quest’ultima musica costituisce una sorta di "campanello d’allarme" che ci avvisa dell’arrivo dello sforbiciante assassino) e in altri momenti chiave dell’avventura. Gli effetti sonori non vanno oltre i classici passi, scricchiolii e tutto il campionario tipico horror. Ma se la quantità delle musiche, dei dialoghi e degli effetti sonori risulta bassa, la qualità si assesta invece su livelli abbastanza buoni. In generale il comparto tecnico risulta essere un valido contorno alla storia.

 

 

 

Horror Fascinoso

Valutare oggi un survival horror uscito ormai da più di un decennio significa fare leva, più che sulle capacità tecniche (comunque buone), sulla qualità della storia e dell’atmosfera. Da questo punto di vista Clock Tower risulta un titolo valido ancora oggi, un’interessante variazione alle classiche avventure punta e clicca, così come ai soliti titoli horror nei quali troppe volte l’azione pura prevale sulla storia e sul fattore paura. Gli unici difetti sono da riscontrarsi in un sistema di controllo per forza di cose difficile da adattare a un pad, e nella mancata uscita in territorio occidentale del primo capitolo. Chi non ha avuto la possibilità di provare il precedente episodio su Super Nintendo potrebbe trovarsi inizialmente disorientato dagli eventi (e dalla stessa introduzione filmata del titolo) che si ricollegano direttamente a quelli avvenuti un anno prima. Ma chi è alla ricerca di un survival horror fuori dai soliti schemi e dalla storia ben elaborata troverà nel prodotto della Human un’ottima occasione per rispolverare un classico.

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