Deponia Doomsday Recensione

Quello delle avventure punta e clicca è un genere la cui scomparsa è stata più volte temuta nel corso della storia videoludica, un timore che sembrava confermato anche dalla chiusura di Sierra Entertainment e LucasArts (la prima assorbita da Activision nel 2008, la seconda fallita nel 2013) ma che ogni volta svanisce grazie a titoli come questo Deponia Doomsday.

Ma nonostante la scomparsa delle due maggiori aziende che, da sole, furono in grado di sviluppare la maggior parte delle avventure grafiche a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, l’eredità di questo genere viene oggi raccolta, spesso con ottimi risultati, da alcuni piccoli sviluppatori come Daedalic Entertainment. Fondata da Carsten Fichtelmann nel 2007, l’azienda di Amburgo si è subito fatta notare per la quantità e la qualità delle sue avventure grafiche. Con titoli come le saghe di Edna & Harvey e di The Dark Eye, Daedalic Entertainment può essere ormai considerata l’erede ideale delle storiche aziende di Roberta Williams e George Lucas.

Una delle saghe più famose dell’azienda tedesca, quella di Deponia, arriva oggi a sorpresa al quarto capitolo, annunciato solamente qualche giorno prima della sua uscita e disponibile per il download su Steam (ma prossimamente anche in versione fisica per Xbox One e PlayStation 4).

Anche se non si può esattamente definire un seguito del precedente episodio delle avventure di Rufus, che non a caso si intitolava Goodbye Deponia e in teoria avrebbe dovuto concludere definitivamente la saga, Deponia Doomsday promette di chiarire molti dei elementi rimasti sconosciuti nelle storie precedenti, arricchendo la nostra avventura con i consueti enigmi surreali e molti dialoghi irriverenti.

Un baffuto ritorno per il nostro Rufus
Un baffuto ritorno per il nostro Rufus
A spasso nel tempo

Nonostante il finale del precedente episodio (vi evitiamo spoiler) la città fluttuante di Elysium si è ormai abbattuta sul pianeta Deponia, dove troviamo un disorientato e baffuto Rufus alle prese con un ambiente ormai post apocalittico, glaciale e infestato da rettili velenosi. Dopo essersi svegliato bruscamente da un incubo (collegato al finale di Goodbye Deponia) il nostro protagonista ha la sensazione che gli episodi da lui vissuti nelle precedenti avventure debbano ancora accadere e, nello stesso tempo, prova la curiosa consapevolezza che questi facciano ormai parte dei suoi ricordi.

Nel tentativo di mettere ordine nella sua confusione mentale, Rufus prende una drastica decisione pur di salvare Deponia e finisce per incontrare il più classico degli scienziati da film di fantascienza, un tale McChronicle decisamente ispirato a Emmett “Doc” Brown di Ritorno al futuro, che a bordo della fiammante Chronocar inizia a istruire Rufus sul funzionamento dei viaggi nel tempo, e su come si possa modificarne il continuum spazio-temporale per cambiare gli eventi a proprio favore. Il nostro eroe, che inizia ormai a mettere insieme i tasselli della sua stravagante avventura, capisce ben presto quanto una simile tecnologia possa essere pericolosa se dovesse finire in mani sbagliate, e intraprende quindi un complesso e affascinante viaggio tra le pieghe dello spazio e del tempo, che lo porteranno a rivivere molti degli eventi dei precedenti Deponia.

La trama di questo Deponia Doomsday, quindi, è interamente basata sui viaggi nel tempo, che solo dopo qualche ora di gioco iniziano a mettere in comunicazione eventi inizialmente slegati tra loro. Un espediente che in altri circostanze avrebbe generato solo confusione e frustrazione, ma che nelle abili mani dei ragazzi di Daedalic Entertainment si rivela ben costruito, anche se all’inizio, ed è comprensibile, potrebbe leggermente disorientare.

La nostra avventura, come accennato, ci porterà a rivivere da una diversa prospettiva molti dei eventi incontrati nelle precedenti avventure, permettendoci di svelarne i retroscena finora rimasti sconosciuti.
Non un vero e proprio seguito di Goodbye Deponia, quindi, e nemmeno un prequel, ma una trama parallela che viaggia tra l’irriverente e il dissacrante, con dialoghi e protagonisti spesso piacevolmente assurdi e di chiara scuola LucasArts, ma che necessita di una certa attenzione per poter essere compresa tra un viaggio nel tempo e l’altro.

Vivremo anche qualche situazione imbarazzante
Vivremo anche qualche situazione imbarazzante
L’irriverenza del punta e clicca

Dal punto di vista della giocabilità non c’è molto di nuovo da aggiungere, rispetto a quanto visto nel precedente Goodbye Deponia, e in verità non c’era nemmeno motivo di stravolgere più di tanto delle caratteristiche già eccellenti fin dal primo episodio.

L’ultima avventura di Rufus, quindi, rimane saldamente ancorata alle collaudate meccaniche dei punta e clicca più recenti: i due pulsanti del mouse permettono di esaminare o interagire con i vari elementi dello scenario, un doppio click permette di spostarsi velocemente e lo scrolling della rotellina apre un esauriente e ben gestibile inventario. La pressione della stessa rotellina, come avveniva in passato, permette invece di evidenziare in un solo colpo d’occhio tutti gli elementi dello scenario con cui poter interagire. Un espediente ormai presente in quasi tutti i titoli dello stesso genere, che elimina alla radice il problema, talvolta frustrante e tipico dei punta e clicca, del pixel hunting. Quando, per intenderci, si diventa pazzi nel tentativo di scorrere in rassegna pixel per pixel tutti gli elementi dello scenario con i quali interagire.

Per quanto riguarda le meccaniche stesse del titolo di Daedalic Entertainment, anche qui l’azienda tedesca è rimasta fedele agli elementi che hanno decretato il meritato successo dei precedenti Deponia. Gli enigmi, per essere risolti, richiedono ancora di ragionare in modo spesso al di sopra della logica, talvolta anche troppo, generando, seppure raramente, un vago senso di frustrazione. Ma è solo questione di saper entrare nella bizzarra logica degli sviluppatori, e chi è abituato a una certa Isola della scimmia non dovrebbe avere grosse difficoltà a farlo.

A complicare ulteriormente la situazione, troviamo ora la necessità di spostarci nel tempo e nello spazio, un meccanismo che spesso coinvolge direttamente la risoluzione degli enigmi. Graziosa, anche se forse non era necessaria, l’aggiunta di alcuni minigiochi, che possono anche essere saltati, che richiedono principalmente la pressione ripetuta di un tasto. Un meccanismo che ha poco a che vedere con il genere, ma che rappresenta un gradevole tentativo da parte degli sviluppatori di voler variare la classica formula dei punta e clicca.

Dal punto di vista della traduzione, purtroppo, troviamo al momento i sottotitoli solo nelle principali lingue europee (il doppiaggio è invece limitato a inglese e tedesco). Ma i ragazzi di Adventure Productions, che si occuperanno della distribuzione italiana di Deponia Doomsday, prevista anche per Xbox One e PlayStation 4, hanno annunciato che la versione fisica (con relativa patch per l’edizione digitale) includerà anche i sottotitoli nell’italico idioma.

Per risolvere gli enigmi dovremo spesso ragionare in modi alternativi
Per risolvere gli enigmi dovremo spesso ragionare in modi alternativi
Lo splendore del disegno a mano

Le avventure di Daedalic Entertainment sono sempre state caratterizzate da un look estetico particolare, originale, a partire dal pionieristico Edna & Harvey fino alla saga di Dark Eye, e questo Deponia Doomsday non fa eccezione. Le ambientazioni e i personaggi sono stati interamente disegnati a mano con una cura che talvolta sfiora il maniacale. I numerosi elementi degli scenari sono dettagliati, ben curati e dall’orizzonte visivo molto ampio, al punto da poter distinguere l’effetto delle nostre azioni anche da molto lontano.

Anche il lato artistico, come da scuola Daedalic, è decisamente ispirato, con personaggi ben caratterizzati, mai banali, e dalla mimica facciale molto curata, a fronte di scenari altrettanto affascinanti e graziosi, che confermano ancora una volta l’alto talento dei disegnatori dell’azienda tedesca. A fronte di una cura così maniacale dell’estetica e dei dettagli, troviamo purtroppo ancora una volta delle animazioni piuttosto legnose, ma questo è ormai uno degli elementi che distinguono le produzioni di Daedalic.

Anche sul versante del sonoro l’azienda tedesca si mostra ancora una volta all’altezza delle aspettative. Le musiche che accompagnano la nostra avventura sono sempre piacevoli, mai invadenti, talvolta addirittura eccellenti e più “serie” rispetto ai precedenti episodi. Anche il doppiaggio, finora solo in inglese e tedesco, risulta ben realizzato e mai fuori contesto, al punto che non è difficile, ormai, riconoscere i singoli protagonisti dalle loro voci.

Il lato artistico è ancora eccellente e ispirato
Il lato artistico è ancora eccellente e ispirato

[signoff icon=”quote-circled”]Con Deponia Doomsday, semmai ce ne fosse ancora bisogno, Daedalic Entertainment si conferma ancora una volta come l’erede ideale della scuola fondata da Sierra Entertainment e, in particolare, da LucasArts, fatta di enigmi surreali, dialoghi irriverenti e una trama piacevole. Il gradito e inaspettato ritorno di Rufus fa da sfondo a un’avventura che, con i suoi enigmi contorti e i viaggi nel tempo, potrebbe risultare inizialmente piuttosto confusa, certamente non adatta ai puristi del punta e clicca più serio. Ma dopo qualche ora l’iniziale sconcerto lascia il posto a un’avventura decisamente gradevole, tecnicamente valida, longeva (tra le 12 e le 15 ore) e dalle meccaniche ben studiate. Nonostante tanta eccellenza tecnica, inoltre, il titolo gira bene anche su PC di fascia piuttosto bassa, una gradita caratteristica di tutti i titoli di Daedalic Entertainment. [/signoff]

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