Despelote Recensione

“Despelote è un gioco di calcio al cui centro ci sono le persone. Immergiti nelle strade e nei parchi di Quito attraverso gli occhi e le orecchie di un bambino di 8 anni, Julián. Scarta, passa e tira la tua palla da calcio per tutta la città e scopri cosa succede quando colpisci qualcuno. Scopri come la città cambia man mano che l’Ecuador si avvicina alla qualificazione ai Mondiali di Calcio.”
Queste sono le parole con le quali Julián Cordero e Sebastian Valbuena, i due sviluppatori dietro a Despelote, descrivono il proprio gioco. Visto per la prima volta nel 2023, il titolo narrativo con semplici meccaniche calcistiche è una delle mie recensioni più difficili di quest’anno. Non mi vergogno di dirti, infatti… che non l’ho capito.
Non ne ho capito lo scopo, non ne conosco il contesto, non ne immagino le mire emotive, e il senso di confusione che ha permeato ogni minuto della mia run da 90 minuti (la durata di una partita di calcio) non può spingermi che ad una sufficienza, per il titolo di Cordero e Valbuena, ma nel dargli la sufficienza ti sto anche chiedendo di provarlo e provare a dargli una TUA interpretazione, perché probabilmente tu ci leggerai più di quanto sono stato in grado di fare io.
Despelote Recensione PS5
Despelote sulla carta è una una storia semi-autobiografica “sulla giovinezza, agrodolce ma a tratti sognante”. Nel titolo in prima persona ci troviamo in fatti ad esplorare una piccola cittadina, quasi sempre piena di gente in movimento, dialoghi, e piccole opportunità di gameplay emergente.
L’Ecuador che fa da sfondo alle vicende si percepisce moltissimo, tanto che, pur non essendoci stato, Despelote mi ha fatto vivere l’illusione di averci passato un’ora e mezza, tra un sistema di dialoghi che spesso si accavalla fra personaggi, e cambia rapidamente argomento proprio come una conversazione vera, e uno stile grafico monochrome che alterna ambienti 3D appunto sempre monotonali, ad asset in 2D disegnati a mano.

Non posso mentire e dire che io abbia trovato conversazioni particolarmente interessanti, nel mio girovagare per Quito, ma devo confessare che quando avevo 8 anni non c’erano effettivamente molte conversazioni che ritenevo interessanti, a malapena quelle con i miei coetanei.
Depselote non è però un life sim né un immersive sim, e la meccanica principale della nostra interazione con il mondo è la palla da calcio della quale ci ritroviamo quasi subito – e quasi sempre – in possesso. Il movimento ballonzolante del protagonista mentre si porta avanti la palla è realistico, come lo è l’interazione con il pallone.
Sono un po’ troppo limitate le interazioni con il mondo di gioco, però, tanto che entro un paio di minuti dall’arrivo in una nuova “porzione” di mappa venivo tentato dalla necessità di speedrunnare per arrivare al prossimo pezzo interessante.
Veniamo alla confusione che citavo prima, però.
Obbiettivi e limiti
La confusione più profonda che mi ha attanagliato durante la run riguardava le due domande che, da editor videoludico nel frattempo diventato anche game designer, devo sempre farmi quando inizio l’analisi di un prodotto: che obbiettivi ludici si pone, questo gioco? Ed entro che limiti ha dovuto lavorare?
I limiti produttivi di Despelote sono immaginabili: parliamo di 2 soli sviluppatori, con un tempo produttivo di un paio d’anni, forse più. È l’inseguimento di una passione personale, il motore che ha spinto Cordero e Valbuena a portare a compimento questo piccolo titolo.
Mi rimane però piuttosto senza risposta il primo dei due quesiti. Cosa vuole fare, di preciso, Despelote?

Sento già le lamentele e le urla, e metto le mani avanti con un’ammissione che potrebbe sconvolgerti: non esiste gioco nel quale chi l’ha creato non abbia riversato una SUA risposta alla domanda “Perché?”. Perché questo gioco? Perché queste meccaniche? Perché questo stile estetico?
La confusione in me scaturisce dal gameplay momento per momento di Despelote: calciare la palla è ben fatto, ma non diverte, di per sé; tirare la palla crea piccole interessanti reazioni nei passanti o negli oggetti contro i quali la calciamo, ma mai abbastanza da farmi ripetere l’azione nell’aspettativa di un risultato diverso; in particolare il canovaccio narrativo è sterile e incompleto, iniziando e finendo senza picchi o particolari bassi, nella parentesi narrativa data dall’ascesa dell’Ecuador verso l’olimpo dei Mondiali di Calcio.
Non c’è una linea narrativa vera e propria da seguire, in Despelote, ma il tutto si riassume in una serie di scenette messe in fila, collegate solo dall’attività del calcio, che non approfondiscono la storia del protagonista e non definiscono che con qualche pennellata i membri della sua famiglia e della sua comunità.
Non c’è una meccanica piacevole a farmi “sopportare” la narrazione, e non c’è una narrazione tanto forte da farmi trattenere dal sospirare ad ogni nuovo “capitolo” che mi separa dai titoli di coda. Despelote rientra in tutto e per tutto in quei titoli che esistono perché i suoi creatori volevano produrre “il gioco che volevano ma che ancora non c’era”, ma c’è troppa indecisione nel messaggio, troppa incoerenza nella narrazione, e troppa superficialità nel game design.
Ne risulta un titolo che ti consiglio di provare anche solo per darmi torto e per dirmi che non c’ho capito una mazza, ma anche un gioco che, in 90 minuti, non mi ha lasciato nulla e che in qualche mese sparirà nell’oblio dei giochi finiti ma non incisivi del mio momento di forza videoludico.

Conclusioni
Despelote è un titolo dalla sicura impronta estetica ma che, negli altri ambiti, è troppo incerto, impreciso e senza direzione. La mancanza di una narrativa incisiva e una meccanica centrale scarsamente piacevole anche solo sul breve termine sono le due storture più evidenti di una produzione che davvero non capisco per chi sia.
Nella sua totalità, Despelote mi dà l’idea di un’opera destinata ad un museo e non ad una console, una tela di pixel troppo effimera nei suoi obbiettivi per poter pretendere vero piacere nell’interagire con essa a livello di videogame. Come opera audiovisiva non interagibile, ne sono convinto, Despelote sarebbe molto più incisivo.
Fallisce come videogioco e forse merita giustizia in un museo
Pro
- Lo stile artistico è sicuramente d'impatto
Contro
- Ludicamente non ha molto da dire
- Calciare la palla è bello per un paio di secondi
- Il comparto narrativo è diluito e senza filo conduttore