Dragon Age II: Mark of the Assassin – Recensione Dragon Age 2: Mark of the Assassin

Un po’ di attualità: Felicia Day è un’attrice estremamente appassionata di videogiochi, tra le cui passioni si annoverano nottate su World of Warcraft ed estenuanti sessioni di gioco a Dragon Age; ebbene, la Day si è affermata tra il pubblico in quanto protagonista della serie web The Guild, a cui segue, dopo diciotto mesi di lavoro ed una pubblicazione avvenuta pochi giorni fa, la serie web Dragon Age: Redemption, che narra della avventure dell’assassina elfica Tallis, seguace del Qun e riproposta proprio in questo DLC alla cui protagonista la Day presta volto e voce.
Mark of the Assassin racconta di ciò che precede le avventure narrate in Redemption, introducendo il personaggio di Tallis e apportando altri misteri al già di per sé intricato quadro complessivo andato tratteggiandosi tra Origins ed il secondo capitolo della serie, ponendo nuove carte e meccaniche di gioco in tavola, offrendo al giocatore sia nuovi potenti pezzi d’equipaggiamento che svariate ore in cui sia concesso tornare a menar fendenti e magie con Hawke & Compagni. L’esborso richiesto (9,99€) non si può certo definire iniquo, vista la natura propria del contenuto, prolungamento totalmente facoltativo ai fini della comprensione dell’universo in continua evoluzione di Dragon Age, ma più che altro piacevole aggiunta capillare; eppure MotA, quei soldi, li vale.

 
Seguendo il Qun

Dopo un breve preambolo atto a fungere da introduzione al cambio di location (l’intero contenuto si ambienterà a Chateau Haine, poco al di fuori di Orlais), Mark of the Assassin ci catapulterà in una corte orlesiana, in cui il nostro primo obbiettivo sarà quello di cacciare una possente Viverna. Sufficientemente vaste e particolareggiate le aree esplorabili, malgrado una certa linearità e banalità delle sidequests offerte, che si fanno percorrere con leggerezza, alternando, come da stilema della serie, sessioni di pura esplorazione ad altre di combattimento ben più ragionato del canonico: il livello di difficoltà è stato infatti leggermente incrementato, facendo sì che i nemici siano spesso e volentieri soverchianti, le boss fight impegnative, e che solo la perfetta sincronia nell’attivazione delle abilità peculiari dei membri del party possa portare alla vittoria. 
Il party ora, grazie alla versatilità di Tallis (efficace tanto dalla distanza quanto nel corpo a corpo, perfetta come supporter ed assassina), acquista nuove possibili ed interessanti varianti, favorendo schemi prima difficili da sperimentare, e permettendo di sfruttare le tanto utili quanto spettacolari abilità della Qunari.
Impossibile non premiare la volontà di offrire una qualche variante alla classicità dell’incedere nel mondo di gioco tramite l’implementazione di una semplice ma efficace sessione stealth e di uno spruzzo mai indigesto di puzzle solving, senza contare il grande lavoro di caratterizzazione, da sempre marchio di fabbrica Bioware, svolto con la nuova comprimaria.

Buone infine l’eterogeneità degli ambienti di gioco (foreste, caverne, monti, dungeon) e la longevità complessiva di circa cinque ore, in cui non si risparmiano cut-scenes e colpi di scena di qualità, specie considerando come la durata media di questi contenuti, ahinoi sempre più comuni, sia solitamente ben più risicata.
Come sempre, non è tutto oro quel che luccica, e a far ombra su di un pacchetto sin qui qualitativamente ottimo subentrano dunque un framerate saltuariamente vergognoso (chi ha detto conversione PS3 di Origins?) ed un prezzo che molti potrebbero trovare davvero eccessivo, specie considerando come le aggiunte alla trama principale siano davvero minime, sia in termini quantitativi che qualitativi.
 

Kiss Me Tallis

Tirando le somme, Mark of the Assassin è un contenuto di qualità: longevo per la sua natura, stimolante per le sue varianti, intrigante per la sua trama e profondo nella cura riposta nella caratterizzazione di un personaggio carismatico come Tallis. Il prezzo per molti proibitivo ed un motore grafico inspiegabilmente e gravemente lacunoso, tuttavia, lo allontanano dal voto a cui avrebbe potuto e dovuto aspirare, rischiando di relegarlo, nell’ottica di chi non sopporta i contenuti scaricabili, in quel mare di espansioni mediocri ai più tanto familiare. Il nostro consiglio è di prenderlo senza pensarci due volte, specie se si è apprezzato Dragon Age II, visto che il valore complessivo dell’opera è decisamente superiore agli standard propri dei DownLoadable Contents.

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