Dragon Age: Origins – Darkspawn Chronicles – Recensione Dragon Age: Origins – Darkspawn Chronicles

L’era del dragone

Quella delle espansioni (o DLC, DownLoadable Content) è diventata ormai una costante che accompagna un titolo videoludico, anche a distanza di mesi dalla sua uscita. Al di là delle critiche, talvolta giustificate, che si possano muovere contro questo sistema (spesso dettato da semplice speculazione commerciale: quante volte abbiamo avuto l’impressione che delle intere sessioni di un titolo siano state tolte all’ultimo momento solo per essere vendute a parte come DLC?), non si può negare che, quando ben fatte, le espansioni contribuiscano ad aumentare di molto la longevità di un prodotto. Il genere che sembra prestarsi meglio al meccanismo dei DLC è quello dei GDR (giochi di ruolo), che per la loro stessa natura traggono maggior vantaggio dalla pubblicazione di espansioni e materiale extra (un esempio classico: l’ormai incalcolabile quantità di espansioni, sia professionali che amatoriali, uscite per titoli su PC come Icewind dale e Baldur’s gate). A beneficio di tutti gli appassionati di combattimenti, draghi, elfi, statistiche, armi e magie, anche Dragon age, l’eccellente titolo della Bioware distribuito nel 2009 dalla Electronic Arts e giunto al secondo capitolo, ha avuto la sua serie di DLC. Tra le numerose espansioni uscite per il primo episodio, Dragon age origins (tra le quali spicca l’ottimo Awakening, DLC talmente corposo e longevo da essere quasi un titolo a parte), una in particolare si distingue per un totale ribaltamento dei ruoli. In Darkspawn chronicles (Cronache della prole oscura), ci troveremo infatti a impersonare alcuni dei personaggi malvagi del titolo originale.

 


 

I sussurri del demone

Gli eventi di queste Cronache si svolgono parallelamente agli ultimi avvenimenti già incontrati in Origins, ma spostandone completamente il punto di vista dalla parte dei malvagi. Nei panni di un’avanguardia Hurlock, fedeli guerrieri elitari dell’Arcidemone (il boss finale di Origins), saremo alla guida di alcuni elementi dell’esercito della prole oscura nel tentativo di arrestare l’avanzata dell’eroe del Ferelden e dei suoi comprimari (praticamente la squadra che avevamo nel primo episodio della serie). Dotato, tra le sue numerosa abilità, del potere di soggiogare gli altri prole oscura per poi comandarli, il nostro fiero Hurlock dovrà attraversare cinque scenari fino al confronto finale con l’ultimo guardiano grigio, che nel frattempo sta tentando di uccidere l’Arcidemone. Nella nostra personale avventura saremo aiutati da classici comprimari le cui abilità differenziate permetteranno di variare i tipi di attacco: dagli orchi, lenti ma devastanti e in grado di abbattere molte barriere, passando per Emissari maghi, lupi, Genlock (i guastatori del gruppo) e Shriek. La trama del titolo, quindi, risulta essere la parte meno impegnata del titolo. Nulla che vada oltre il "vai avanti e massacra tutti" fino allo scontro finale. 

 

 

 

Cattivo è bello, ma cattivissimo è meglio

Il sistema di controllo di Cronache è praticamente identico al titolo originale, richiede quindi un diverso approccio in base al livello di difficoltà selezionato. Se a livello facile è un semplice beat-em-up (per intendersi, quei titoli dove bisogna solo andare avanti e menare fendenti), già a livello normale il titolo richiede una saggia gestione delle risorse e dei turni a disposizione dei vari personaggi. Per non parlare dei livelli difficile e incubo, nei quali il minimo sbaglio, come in Origins, porterà a una prematura dipartita. La nostra squadra potrà fare affidamento su personaggi gestiti a turno dall’utente (o affidati a tattiche precedentemente impostate) e su altri aiutanti non gestibili direttamente. Se da una parte l’organizzazione dei singoli personaggi del nostro gruppo risulta fondamentale per la riuscita dell’avventura, dall’altra la gestione degli oggetti e dell’equipaggiamento passa in secondo piano, fino a essere trascurata del tutto (tranne rari casi) a causa della brevità stessa della nostra missione. La gestione della squadra, l’inventario e il sistema di controllo risultano identici a Origins, ma lo stesso non possiamo dire della giocabilità. Il continuo presentarsi di orde di nemici crea spesso confusione, e non sono pochi i momenti in cui ci troveremo a premere ripetutamente il tasto di attacco senza un minimo di strategia, esasperati dall’alta quantità di avversari che sembrano attaccare ciecamente senza un minimo di intelligenza artificiale. Il continuo menare fendenti non porterà nemmeno a un aumento di punti esperienza, dal momento che il sistema di avanzamento di livello è completamente assente in questo titolo, rendendolo più simile a un beat-em-up, come dicevamo prima, piuttosto che a un GDR puro. Emergono anche alcuni problemi strutturali che denotano la mancanza di una rifinitura da parte degli sviluppatori, come semplici paesani spauriti che hanno più punti ferita di un cavaliere, e che con un semplice bastone fanno più danni che con una spada. Non mancano momenti di fastidiosa quanto involontaria comicità, quando alcuni paesani, che dovremo per forza eliminare per proseguire, fuggiranno alla nostra presenza, costringendoci a inseguirli per lunghi tratti, creando una sorta di noioso e ingiustificato corteo di cittadini che fuggono con noi dietro a inseguirli con tutto il nostro gruppo. Risulta fastidiosa anche l’impossibilità di salvare o di attivare elementi dello scenario fondamentali per proseguire (come le leve o i cancelli) fino a quando non si è sterminato fino all’ultimo nemico presente nella zona (in alcuni casi la presenza di un semplice arciere appostato a centinaia di metri di distanza ci impedirà di proseguire finché non lo avremo eliminato). Se quest’ultimo è un difetto già presente in forma più lieve su Origins, qui viene reso frustrante dall’alta quantità di avversari. Anche la longevità di Cronache è piuttosto bassa: circa un’ora. Non più di quanto già riscontrato in altri DLC di questa saga, come Caccia alle streghe e il Golem di Amgarrak (dove potevamo almeno trovare una giocabilità migliore e una trama più curata).

 

 

 

Scatto scattino

Il comparto grafico è lo stesso già incontrato in Origins, senza migliorie di sorta. Ma, forse a causa dei molti elementi presenti sullo schermo (alcuni nemici addirittura appaiono dal nulla), i movimenti risultano a scatti al punto da rendere a tratti fastidiosa la nostra già caotica avventura. Abbastanza ben riuscite sono invece le sequenze cinematiche, che ricalcano (e a tratti sono identiche) quelle presenti su Origins. Il sonoro comprende le classiche musiche epico fantasy tipiche della saga, e anche il doppiaggio (in inglese con i sottotitoli in italiano) è sufficientemente curato. 

Il fascino del male

Diciamolo subito: cronache della prole oscura risulta essere il DLC meno curato, tra quelli disponibili per Dragon age origins. L’idea base di rivivere il finale di Origins da una diversa prospettiva è certamente fascinosa, ma gestita male. Il punto di vista della parte malvagia della saga non è abbastanza approfondito. La brevità stessa del titolo (comunque disponibile per una manciata di euro sullo store) non sarebbe un grosso difetto, dato che caratterizza altri DLC della Bioware, ma l’avventura stessa si svolge in modo affrettato e confusionario. Sembra di avere a che fare con un semplice picchiaduro di vecchia scuola. Gli unici motivi per scaricare l’espansione sono, oltre alla passione per la saga originale e alla curiosità di impersonare i cattivi di turno, la possibilità di sbloccare alcuni oggetti (tra cui l’interessante spada Blightblood) successivamente utilizzabili in Origins. Un DLC non completamente da ignorare, quindi, ma che lascia la netta sensazione di un’occasione sprecata.

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