Dragon Age: Origins – Recensione VGN

La tradizionale formula di creazione personaggio, diventare un eroe e salvare il pianeta, non è niente di nuovo per Bioware. Dopotutto, questa è la compagnia che ha introdotto giochi di ruolo del calibro di Baldur’s Gate, Neverwinter Nights, Knights of the Old Repubblic e Mass Effect. Per Dragon Age: Origins, Bioware rivoluziona un po’ il suo modo di sviluppare titoli e introduce vari personaggi con ognuno un proprio contesto di esperienza. Il risultato è che Dragon Age spodesta in tutto e per tutto ogni altro RPG sino ad ora mai realizzato, in termini di vastità e di scala, e racchiude al suo interno un mix esplosivo di caos e distruzione, oltre a fantastiche avventure.

La trama di Dragon Age Origins è estremamente ricca di dettagli, da vivere per decine di ore di gioco. Tutto questo è documentato nel vostro manoscritto di gioco, che traccia conversazioni, punti di gioco e altri elementi della vostra avventura. La vicenda principale ruota attorno alla Prole Oscura nella terra di Ferelden. La Prole Oscura è una razza di creature nata da esperimenti di maghi che tentavano di diventare degli dèi, ma vennero maledetti per le loro azioni (cosa si aspettavano, un abbonamento a Topolino? NdMeghar). Guidati dal potente Arcidemone, le bestie emergono dalle loro tane nel sottosuolo ogni qualche centinaio d’anni in uno sciame, come una piaga biblica. Il complotto distruttivo della Prole Oscura sarebbe di polverizzare gli esseri umani, niente di epocale, ma un antico ordine di elfi, nani e umani, i Custodi Grigi, dedicano le loro vite a eliminare la Prole Oscura, ovunque essa sia. Sin da quando la Prole Oscura apparve per la prima volta, il segno di una nuova piaga divenne sempre più problematico, anche stando ad osservare il continuo scarseggiare di Custodi Grigi disponibili nel tempo. Per peggiorare ancora la situazione, Ferelden è ora divisa da una guerra “civile”, minacciando la stabilità interna come mai si era verificato prima.

“Ti nomino sacro Cust…”. “Arghhhhhh…”. “Ok, avanti un altro!”

Questo è il fratturato mondo che il vostro eroe (o eroina) troverà, un mondo pressoché Tolkieniano.Ferelden ha un’impressionante e vasta storia (i vostri codex ve la sveleranno man mano che proseguirete l’avventura). Il più grande problema che si presenta con la trama di Dragon Age è che diversi elementi soffrono di ripetività. Anche se ogni città ha differenti costruzioni e quest, esse incorporano sempre motivazioni simili: assassinio, tradimento o omicidio. Anche se il risultato delle vostre azioni sarà più che vario, diventa un pochino stantio (ricordiamoci comunque che ci son sempre i DLCcon altre quest, nuovi nemici e nuovi tesori).La creazione del personaggio rivela la profondità e la maniacalità per i dettagli di Dragon Age Origins. Avete disponibili tre separate razze (umani, nani ed elfi) e tre classi di base (guerriero, chierico e mago). Addizionalmente, il vostro eroe avrà delle abilità specifiche per la classe e specializzazione, che potete imparare da manuali o attraverso insegnamenti da parte di altri personaggi. Dragon Age offre tonnellate di customizzazioni senza limite, quindi è possibile avere due personaggi dello stesso contesto e svilupparli in maniera completamente differente. Volete un guerriero che falci nemici, una silenziosa chierica che distrugga uscendo dalle ombre o un mago che maneggi gli elementi? Queste sono solo alcune opzioni che potrete scoprire accrescendo il vostro personaggio. Selezionando razza e classe del personaggio deciderete anche quale delle sei uniche storie andrete a scoprire. Scegliete con attenzione, perché questa decisione influirà su come il mondo si comporterà con voi e come vi vedrà.


“Padre, raccolgo funghi in quella parte buia del bosco!”. “Ok figlio mio, attento alla Prole Oscura”

In Dragon Age: Origins le vostre azioni influiranno sul rapporto coi personaggi. E’ possibile vedere 2 personaggi discutere su un’azione intrapresa, o da intraprendere, non da entrambi ben accetta (spunto presente già nella saga di Baldur’s Gate). Sarà sempre possibile rimediare a sbagli commessi da un membro del party facendogli regalare un dono, oggetti che troverete lungo il cammino, e che rialzeranno il livello di relazione (e qui l’atmosfera The Sims fa la sua comparsa!)

Ok, Dragon Age Origins non è solo un gioco di ruolo basato sull’esplorazione e le relazioni tra i personaggi giocanti e non, ma c’è un sistema di combattimento di tutto rispetto. Potete ingaggiare il nemico in tre diverse vie: combattere in tempo reale, mettere in pausa e progettare il vostro attacco con tutta calma per affrontare la battaglia con più tattica, o settare dalle preferenze il tipo di approccio al combattimento che si vuole per ogni personaggio. Dei tre modi di combattimento offerti, quello con pausa è sicuramente il più indicato, e quello che vi ritroverete a gestire di più, incontrando orde di nemici assetati di sangue e “mostri” di fine livello dove l’uso della tattica consente un approccio più strategico alla battaglia. I micro-settaggi vi prenderanno gran parte del tempo, ma vi permetteranno di avere il meglio dai vostri personaggi. Quando un personaggio ferito viene curato, Dragon Age lo penalizza con l’indebolimento, e solo con le cure di un bravo chierico o con il riposo, si potranno guarire le ferite più gravi.


“Alistair, perché capitano tutte a me?”. “Perché tu sei il prescelto, figliolo!”

A primo impatto Dragon Age: Origins si presenta tagliente come un rasoio. Visivamente gradevole e con una cura maniacale per i dettagli degli interni delle abitazioni, della vegetazione e delle costruzioni. Ancora: textures di alto livello genialmente scelte e appiccicate al posto giusto (anche se qualcuna non è impeccabile), assieme a fantastici effetti di luce e micro-particellari. Nota positiva anche alla telecamera gestibile manualmente, sempre utile e ben fatta. Un’estesa libreria di dialoghi è presente nell’ultimo capolavoro Bioware: il doppiaggio eseguito da Tim Curry e Kate Mulgrew (esattamente, avrete solo i sottotitoli in italiano). I membri della compagnia avranno anche degli attimi di ilarità, che tapperanno i punti bui di esplorazione e persino il vostro personaggio esclamerà delle frasi casuali in mezzo alla battaglia (potrete scegliere anche il timbro della voce).In conclusione: era da tempo che il mercato videoludico non ci offriva un gioco di ruolo di pari stazza. Dragon Age: Origins va’ gustato dall’inizio alla fine, facendoci sentire parte della compagnia, come solo un capolavoro del genere sa fare. Incredibilmente profondo ed espanso, troverete a perdere dozzine di ore di gioco senza neanche accorgervene. La longevità inoltre è allungata dall’uscita di espansioni scaricabili a pagamento o acquistabili normalmente (da poco annunciata l’espansione “Awakening”). Insomma, tonnellate di rigiocabilità e un incredibile mondo pulsante di vita che porterà alle tasche degli ideatori tanti bei quattrini e a noi tanti momenti di goduria sfrenata.

Come giocatore di RPG sin dai tempi di Eye of the Beholder 2, posso dirvi: comprate questo splendido titolo! Dragon Age: Origins offre spassionate ore di sano divertimento. E’ bello impersonarsi in quei personaggi, lottare contro orde di nemici giunti dai meandri demoniaci della terra, il tutto condito da effetti grafici e sonori di ultima generazione, e dove per la giocabilità non è stato trascurato praticamente nulla. Mi sento in dovere di citare nuovamente Baldur’s Gate: se vi è piaciuta quest’ultima saga, non potete farvi scappare Dragon Age, è fatto della stessa pasta. Lasciate perdere chi lo critica, sarà invidioso. L’ultimo capolavoro Bioware è senza dubbio il gioco di ruolo fantasy migliore degli ultimi 5 anni. Ma ricordatevi di non addentrarvi mai troppo a fondo da soli nei boschi del Ferelden.
9.5

Pro

  • - Trama avvincente
  • - Mondo vivo e vasto
  • - Controlli intuitivi

Contro

  • - Qualche dettaglio visivo non ottimo
  • - Quest a volte ripetitive
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