Front Mission Evolved – Recensione Front Mission Evolved

Front Mission si è evoluto

Dal lontano 1995 la serie Front Mission, firmata prima Squaresoft, poi Square Enix, ha affrontato una lunga storyline ambientata tra il 21esimo e il 22esimo secolo in un futuro della Terra immerso nella tecnologia robotica dei Wanzer, possenti Mecha guerrieri antropomorfi (pilotati da soldati) che costituiscono gli eserciti dei grandi schieramenti i quali si dividono il controllo territoriale del pianeta. Dopo Front Mission 3, Front Mission Evolved è solo il secondo capitolo della lunga saga (vista nella sua interezza solo in Giappone) ad arrivare in territorio europeo ed il primo in assoluto ad approdare su console di nuova generazione. Per l’occasione, gli sviluppatori di Double Helix Games sono andati avanti come non mai, sia nel gameplay che nella storia, mai spintasi oltre il 2121 e stavolta ambientata cinquant’anni dopo, in un mondo simile ma “evoluto”, non necessariamente in maniera positiva.

La guerra dei Wanzer

Negli ultimi anni sembrano essersi moltiplicati nel mondo video ludico i titoli ambientati in un futuro verosimile non troppo lontano dai nostri giorni, con l’elemento condiviso e costante di una umanità sempre più tecnologicamente avanzata ma irrimediabilmente coinvolta nella lotta per la sopravvivenza in un mondo tutt’altro che ospitale, in piena decadenza. Città in macerie, aria irrespirabile, impegno militare costante e smisurato e tensioni sempre più propense a sfociare in atroci ostilità si ritrovano in misura maggiore o minore in pressoché tutti quei plot che hanno scelto di narrare un ipotetico futuro terrestre all’interno del terzo millennio, con un ruolo non indifferente svolto dalla propensione verso l’esplorazione spaziale.
Front Mission Evolved (così come l’intera serie) non è da meno e anche stavolta ci si ritrova, nell’anno 2171, su una Terra “spezzata” in tre grandi schieramenti politico-militari: l’UCS (Unified Continental States), costituito dal continente Americano, l’OCU (Oceania Community Union), corrispondente ad un blocco comprendente il continente dell’Oceania unito al Giappone, e le truppe del blocco Cina/Taiwan del DHZ (Da Han Zhong). Queste forze, impegnate teoricamente nella difesa di un equilibrio pacifico, sono in realtà vittime di numerose tensioni reciproche che improvvisamente scoppiano a causa dell’attacco sferrato dall’OCU all’UCS.
Le armi di battaglia in quest’epoca sono ancora i Wanzer, possenti robot Mecha dotati di armamenti pesanti e una potenza distruttiva inimmaginabile per le armi convenzionali; dall’altra parte, i nuovi punti strategici vitali per i vari schieramenti sono costituiti dai loro ascensori orbitali, strutture imponenti capaci di unire la Terra alle basi orbitanti attorno al pianeta, quest’ultime costruite per “monitorare” le attività dei propri avversari e non solo.

E’ proprio durante l’attacco dell’OCU a un ascensore orbitale dell’UCS che Dylan Ramsey, giovane ingegnere impegnato in un test sperimentale della tecnologia EDGE sul suo Wanzer (speciale anche perché dotato di IA superiore, Wiz), si lancia nella battaglia per andare in soccorso del padre Alan, scienziato di spicco, inventore dell’EDGE e di molte tecnologie Wanzer, rimasto all’interno del suo laboratorio proprio nel mezzo del campo di battaglia.
L’ingresso in scena di Dylan viene però segnato dall’arrivo di Marcus Seligman, leader dell’Apollo’s Chariot, un gruppo di mercenari assoldato per condurre quell’attacco. Dopo quel momento e grazie anche all’incontro con i membri della compagnia 72 dell’esercito UCS Russel Hamilton e la bella Adela Seawell, il giovane Dylan e il suo fidato Wanzer vengono catapultati in qualcosa di più grande di un semplice scontro militare, dove l’utilizzo del sistema EDGE finirà con l’essere responsabile non solo delle sorti del conflitto ma anche di quelle dell’intera umanità. 


In basso a destra troviamo il radar, dall’altra parte l’indicatore di energia (barra gialla), carica dell’EDGE (barra azzurra) e salute (in verde al centro);
in alto le munizioni rimaste per le singole armi

A conti fatti, la trama di Front Mission Evolved, se si esclude la parte appena all’inizio del gioco, si regge in piedi benissimo e prosegue tra le varie missioni con un ritmo sempre elevato e non pochi momenti di sorpresa e adrenalina durante tutta la sua durata, compreso un finale dove il nemico reale cambia volto e obiettivo più volte nello stupore generale. Gli intrecci diplomatici fra le varie forze, spinte in una pericolosa guerra da un nemico ignoto e poi unite in una lotta totale contro di esso, la faida personale tra Dylan e Marcus, le verità sul sistema EDGE e su Alan Ramsey, le ombre del passato di Adela e le straordinarie battaglie dei membri dell’Apollo’s Chariot o dei grandi tenenti dell’OCU e del DHZ sono tutti elementi perfettamente amalgamati fra di loro fino al raggiungimento di un mix intrigante e coinvolgente che spinge il giocatore a continuare missione dopo missione per godersi lo spettacolo portato avanti da un cast veramente di gran livello, dove anche l’ultimo avversario o alleato ha il suo carattere personalissimo e profondo e con esso influisce sull’evolversi della storia.

Il plot in sé segue linee già familiari (l’avversario ignoto, l’alleanza fra vecchi nemici per lo scopo comune, la grande battaglia decisiva, ecc…), tuttavia lo fa con personaggi originali e mai banali (se non lo stesso protagonista Dylan, in alcuni momenti): se non l’originalità della trama, quindi, bisogna quantomeno lodare l’impegno che gli sviluppatori hanno messo a renderla godibilissima e avvincente, grazie soprattutto ad un’ambientazione generale coerente e a dei personaggi ben caratterizzati.

Hangar

Il gioco inizia con Dylan e il proprio Wanzer (da adesso Wiz) armati leggermente e con la configurazione più standard possibile: discreta agilità, discreta forza, discreta resistenza. Già subito dopo la prima missione però diventa accessibile l’Hangar di personalizzazione, dove il giocatore può scegliere se acquistare una configurazione preimpostata di Wanzer (cecchino, ingegnere, ecc…) oppure scegliere uno ad uno i componenti da installare (per torso, braccio destro, braccio sinistro e gambe) e le armi da equipaggiare (massimo quattro, due alle braccia e due alle spalle) così come il modulo che più di tutti influisce sullo stile di combattimento.
I moduli sono delle parti aggiuntive da installare sul Wanzer che ne determinano le abilità speciali: Agilità permette ad esempio di sfruttare l’energia per uno scatto prolungato in modo da muoversi velocemente, così come Forza aumenta appunto la forza a disposizione (essenziale per portare più peso) ed EMP permette di lanciare una scarica elettromagnetica che stordisce i nemici. A parte Agilità, tutti gli altri moduli sono dotati di tre livelli di intensità che si guadagnano lungo l’intera campagna e hanno efficacia crescente, spesso notevole, ma a discapito della velocità di movimento. Al di là delle armi e delle componenti, è proprio grazie ai moduli che è possibile determinare il proprio stile di combattimento e avere la meglio su una sfida che magari potrebbe sembrare impossibile.

L’altro elemento determinante nella personalizzazione di Wiz è il torso: dalla scelta tra i vari modelli disponibili dipendono la corazza della parte vitale (tutti gli altri componenti possono essere distrutti e riparati ma se il torso esaurisce la sua integrità il Wanzer esplode causando il Game Over) e altri fattori ma soprattutto la Forza del proprio Mecha. Tutta l’attività nell’Hangar infatti si basa sul sottile e fondamentale equilibrio esistente tra Peso e Forza: quando il primo supera la seconda, non si può procedere con la missione; tuttavia, i componenti migliori hanno in linea di massima un peso maggiore ed è dunque essenziale che il Torso sia in grado di fornire la maggior forza possibile per sostenere il peso degli altri componenti e delle armi, il tutto senza mai dimenticare il fattore Corazza e sempre tenendo d’occhio i Fondi a disposizione, senza i quali è impossibile acquistare miglioramenti.

Una volta esser riusciti a coordinare forza, peso e componenti secondo il proprio gradimento, l’Hangar fornisce infine la sfiziosa possibilità di personalizzare l’estetica del Wanzer, scegliendo tra diversi stili (tigrato, a chiazze, ecc…) e decalcomanie (immagini o numeri) e un mix di tre colori di proprio gradimento, per la gioia dei creativi o di chi non gradisce il look austero d’inizio gioco.
Tra numerosissimi torsi e componenti, gambe bipedi, quadrupedi e hover, moduli per tutti i gusti, decorazioni di ogni tipo, armi da spalla dal lanciarazzi alla mitragliatrice Gatling e armi da braccio dallo scudo al bazooka, tutte dotate di abilità speciali assegnabili e auto attivanti (come Scudo perfetto, che azzera i danni allo scudo per un tempo limitato, o Colpo incendiario, che raddoppia i danni dei missili, e tante altre), l’Hangar è sicuramente un “Custom Center” fornitissimo e senza dubbio uno degli elementi migliori del gameplay di Front Mission Evolved.


Ecco come appare l’Hangar: in alto le quattro sezioni principali (componenti, armi, abilità, estetica) e subito sotto le "sub-opzioni" per ciascuna di esse

Tecnologia all’avanguardia?

Bisogna dire che sul piano tecnico Double Helix si è mossa bene quantomeno al punto da affiancare a quanto di buono di cui si è già parlato un sonoro e un comparto grafico senza gravi pecche.
Le ambientazioni ricreate sembrano abbastanza realistiche e la maggior parte dei modelli poligonali è soddisfacente, tuttavia alcune animazioni ed esplosioni lasciano a desiderare così come alcuni elementi la cui distruzione lascia posto a macerie poco convincenti. I filmati in computer grafica sono abbastanza rari e spesso sostituiti da scene di intermezzo con grafica in-game che però si mantiene ad un buon livello, soprattutto nella definizione dei Wanzer sia durante che fuori dal combattimento. Quest’ultimo alterna momenti di grande fattezza a scene in cui fuoco e distruzione sembrano piuttosto artificiali, tuttavia il livello di dettaglio di molti altri elementi e la frenesia degli scontri (quasi mai vittime di rallentamenti) lasciano il giocatore soddisfatto dello spettacolo quanto basta.
Sul piano dell’audio, gli effetti sonori dei Mecha sono ben curati così come esplosioni, scontri a fuoco e combattimenti corpo a corpo. L’unica pecca sta nella loro eccessiva ripetitività, dato che praticamente non si fa che ascoltare sempre gli stessi effetti per tutta la durata del gioco. Doppiaggio, colonna sonora e tutti gli altri effetti sono comunque di buon livello (soprattutto il primo).

Passando al gameplay puro, Front Mission Evolved è un Action/Sparatutto in Terza Persona (TPS, third person shooter) con sessioni sia a bordo del Wanzer che a piedi. Il sistema di controllo dei movimenti e della telecamera è ottimo almeno fino a quando non si usa lo scatto del modulo Agilità (quando si è a bordo del Wanzer, con notevoli problemi a gestire la visuale dovendo tenere premuto il tasto Cerchio/B) o lo scatto normale quando si è a piedi (dovendo tenere schiacciato l’analogico sinistro e nel frattempo muovere lo stesso analogico verso una direzione).
Quando si sta guidando Wiz, l’uso delle armi è affidato efficientemente ai tasti dorsali, mentre lo Scatto normale, lo Scatto Agilità e il Salto ai tasti funzione. Quando si è a piedi si ha una configurazione altrettanto ottimale anche se a volte il sistema di puntamento si rivela troppo rapido, mentre impedire alla vita di rigenerarsi automaticamente avrebbe reso sicuramente più avvincenti queste sessioni. I combattimenti contro i boss sono spesso a svantaggio del giocatore, in inferiorità numerica o di potenza, ma la possibilità di trovare sul campo di battaglia munizioni e pacchetti “rigenera armatura” in buona quantità pareggia i conti, grazie anche al sistema EDGE. Questa chicca, utilizzabile solo da Wiz e pochissimi altri Wanzer, permette di velocizzare le sinapsi del pilota e quindi, nell’effetto pratico, di rallentare tutte le azioni nemiche per un determinato lasso di tempo. Accumulabile subendo o infliggendo danni, il sistema EDGE non è però utilizzabile in alcune missioni e dunque impedisce al giocatore di contare solo su di esso e lo porta a migliorare l’abilità in battaglia soprattutto con le armi standard.

Al di là delle missioni principali, gli sviluppatori del gioco hanno pensato bene di riempire questo spin-off della saga di numerosi collezionabili e obiettivi secondari che spesso richiedono non poche risorse per essere completati al 100%. In ogni livello ad esempio sono nascosti tre emblemi da trovare e un determinato numero di sensori (fino a 20) da distruggere per ottenere fondi extra e completare gli obiettivi speciali del gioco, dei quali fanno parte anche particolari sfide come un certo numero di nemici da distruggere per ogni livello, un dato tempo massimo per effettuare un’azione precisa o un ammontare totale di fondi da guadagnare nel gioco. Il tutto per rendere ogni missione più profonda con l’effetto principale di aumentare la longevità di gioco di qualche ora, essenziale per far si che la storia principale non si esaurisca in breve tempo.
A raggiungere quest’obiettivo (quello di una maggiore longevità) concorre anche il multiplayer online con diverse modalità (Deathmatch, Deathmatch a squadre, Cattura, ecc…), tutte però spaventosamente vuote praticamente sempre: sicuramente l’online di questo titolo non poteva concorrere con quello dei più famosi Sparatutto, ma vedere la sala d’attesa sempre vuota impedisce di sostenere che in questo gioco esista una modalità Multiplayer.


Sistema EDGE attivato: avversari in rosso, alleati in verde, mentre l’indicatore azzurro in basso a sinistra ci segnala quanta energia di utilizzo rimane;
il tutto a velocità ridottissima.

In definitiva

Front Mission Evolved è un bel gioco. Soprattutto per chi ama i Mecha si tratta di un titolo imperdibile, ma per tutti gli altri può rivelarsi al massimo una piacevole esperienza con la longevità di un Action. Il battle system, spesso frenetico e dinamico, finisce però col ridursi ad una serie di azioni ripetute con lo stesso effetto, la distruzione di decine e decine di Wanzer nemici. I combattimenti contro i Boss sono sicuramente più avvincenti, ed essendo presenti in gran numero questo aiuta a godersi la battaglia a bordo di Wiz, tuttavia il multiplayer online (presente ma sempre vuoto) avrebbe potuto aiutare meglio a trovare scontri avvincenti e imprevedibili. La possibilità di collezionare obiettivi e le sfide aggiuntive rendono le missioni più lunghe e profonde, ma il punto massimo della giocabilità rimane l’ampissima possibilità di personalizzazione presente nell’Hangar, vera chicca del gioco. Graficamente apprezzabile, con un audio di buon livello, Front Mission Evolved non dura poco ma se fosse durato di più (mantenendo la trama allo stesso livello, più che soddisfacente) non sarebbe stato male. Tuttavia, come già detto è un bel gioco, da provare sia per i fan dei Mecha sia per chi non si è mai avvicinato al genere, questi ultimi magari quando sarà disponibile un’edizione più economica che permetta di non rimanere delusi dell’acquisto. La strada imboccata è quella giusta, ma pensare che una generazione fa, su Playstation 2, un certo Zone of the Enders metteva in campo il battle system fra Mecha più avvincente e dinamico mai visto, lascia pensare che si possa fare qualcosa in più.

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