Heavenly Sword – Recensione Heavenly Sword

Heavenly Sword come Atlante

Heavenly Sword sembra rientrare in quella schiera di videogiochi che, loro malgrado, sono costretti non solo a vendere per la software house che li ha sviluppati, ma magari viene loro addossato anche qualche mistico e fondamentale compito di fare vendere la console sulla quale dovrebbero girare, diventando così una vera e propria killer application. Dapprima lodata e glorificata come capolavoro, successivamente definita una applicazione killer di tutto fumo e niente arrosto, HS è costretto a smentire le voci che sono girate sul suo conto per potersi davvero lanciare sul mercato come merita un gioco di tale mole.

Rosso vendetta

Fin da subito si nota il taglio incredibilmente cinematografico che i Ninja Theory hanno voluto donare alla loro creazione, grazie anche ad una trama che non si limita ad essere un pretesto per fare un po’ di baccano in giro. La trama di Heavenly Sword parla di vendetta, onore e orgoglio, come tante avventure prima d’ora, ma è talmente ben narrata e sviluppata che è difficile pensare di non trovarsi di fronte a una produzione hollywoodiana di prim’ordine: d’altronde ultimamente ci stanno deliziando con videogiochi che sembrano veri e propri capolavori del mondo del cinema. Nariko, la protagonista, impugna una spada sacra venerata dal suo clan denominata Heavenly Sword, e sfida il pregiudizio della sua gente che associa questa donna ad una terribile maledizione. L’ arma divina e la sua portatrice hanno l’atroce compito di contrastare le forze armate del perfido e folle re Bohan. Affiancata dall’inseparabile e un po’ matta Kai, una ragazzina dalla mira infallibile, la giovane e battagliera Nariko affronterà questo insano individuo e le sue truppe per salvare la sua congrega e difendere la spada stessa. Ben presto, la protagonista, si troverà a fare i conti con la sua stessa risorsa di potere, che oltre a privarla delle sue forze vitali, sembra lentamente montare in lei una rabbia e un desiderio di combattere che le erano sconosciuti, portando ad una guerra interna tra la tenace Nariko le Heavenly Sword. Il plot si sviluppa attraverso una corposa serie di sequenze non interattive realizzate con il motore del gioco e impreziosite con vari accorgimenti che le rendono praticamente indistinguibili da filmati in CG veri e propri. La direzione artistica merita un grande elogio per la cura riservata ad ogni elemento narrativo, tanto che i luogotenenti di Bohan, nonostante il poco spazio a loro riservato sullo schermo, tramite poche e accorte frasi riescono a farsi conoscere e odiare quel tanto che basta a soddisfare la sete di vendetta di Nariko e, parallelamente, la nostra. La rossa , sia di capelli che di vendetta, protagonista di Heavenly Sword è anni luce avanti all’icona dell’eroina videoludica, archetipo del quale si potrebbe fare Lara Croft, e Ninja Theory riesce nel difficile obbiettivo di proporre un nuovo personaggio senza scadere troppo nell’immagine: Nariko è dolce e materna ma forte e decisa, sensualissima e incantevole, decisamente aldilà del ritratto di una donna esclusivamente carnale che si ritrova sempre ultimamente nei giochi di azione. Bohan, d’altrocanto, è annoverabile tra i migliori cattivi di sempre e la realizzazione di questo psicopatico despota è risultata così dettagliata e precisa che per riprodurre il suo aspetto e il suo corpo, è stato chiamato in causa agli studi della Ninja Theory, l’attore che diede il corpo a Gollum: Andy Serkis.

Due aspetti per un’unica trama

Principale caratteristica di un buon gioco d’azione è un ottimo gameplay: è difficile ormai proporre meccaniche originali senza strafare o, ancora peggio, ricadere nei tranelli di quei titoli dotati di sistemi di combattimento avanzatissimi e complessi ma tutt’altro che divertenti. La software house che ha prodotto questo titolo videoludico da questo punto di vista ha svolto un ottimo lavoro, e Heavenly Sword si gioca che è un piacere, nonostante alcune pecche che, in ultima analisi, si rivelano notevoli per quanto collaterali.
Naturalmente l’arma principale di Nariko sarà proprio la Heavenly Sword, come già sottolineato nella trama poc’anzi, una spada sovrannaturale in grado di assumere tre assetti da combattimento: la semplice pressione dei tasti di attacco permette alla protagonista di colpire in assetto veloce, mantenendo premuto il tasto L1 i colpi saranno sferrati a distanza maggiore e, mantenendo invece premuto R1, Nariko impugnerà la Sword con due mani mantenendo un assetto potente, e ovviamente più lento. Ovviamente per ogni configurazione è disponibile una cospicua serie di combo sempre più spettacolari, ma la cosa più interessante è la possibilità di passare da un assetto all’altro in qualsiasi momento e durante qualsiasi combo: oltre ad aumentare la spettacolarità e la frenesia dei combattimenti, questa cosa è estremamente importante ai fini difensivi. I vari nemici usano infatti diversi stili di combattimento per attaccare, distinguibili dal peculiare colore che accompagna l’animazione. Per parare i vari colpi, Nariko dovrà restare ferma nella configurazione corrispondente, e a quel punto premendo un altro tasto sarà possibile sferrare dei micidiali contrattacchi. A rendere più complesso il sistema di scambio di hit c’è anche il fatto che alcuni nemici sono in grado di fare uso di contromosse che sono impossibili da parare, forse per deficienza della Heavenly Sword o forse per deformazione professionale, e in quel momento entra in gioco la schivata, accessibile tramite il movimento secco e netto dell’analogico destro. Se i primi combattimenti risultano così piatti e semplici, la difficoltà aumenta decisamente nel corso dell’avventura portandoci ad affrontare battaglie in cui è praticamente impossibile stare fermi senza districarsi tra continui cambi di assetto e contrattacchi. Senza contare poi le speciali tecniche, utilizzabili quando un apposito indicatore lo permette, queste ultime sono estremamente dannose e spettacolari. Oltretutto, Nariko può afferrare praticamente qualsiasi cosa si trovi per terra, dalle armi ai cadaveri dei nemici e scagliarla contro gli avversari, sfruttando quindi l’ambiente e gli oggetti a suo vantaggio.
Passiamo poi al secondo aspetto della giocabilità, infatti mentre nel primo avremo la possibilità di giostrare Nariko come meglio crediamo, nella seconda avremo la possibilità di gestire la piccola ma in gamba cecchina di nome Kai. Quindi sarà completamente diverso l’approccio alle battaglie nelle quali sarà coinvolta in prima persona, che fanno ampiamente uso del Sixaxis: la piccola e bizzarra cecchina si trova infatti a sfuggire ai nemici per poi bersagliarli da lontano, talvolta perfino in livelli a tempo in cui sarà necessario mirare con estrema precisione ai nostri bersagli. E’ qui appunto che subentra il controller di PlayStation 3: la visuale passerà alla prima persona, come se la telecamera fosse idealmente posta nel nostro proiettile, e muovendo il joypad potremo influenzarne il movimento, anche dopo esser partito. Il sistema di controllo via Sixaxis è indispensabile anche in altri momenti di gioco, in alcuni puzzle che Nariko dovrà risolvere per procedere, ad esempio, o nelle spettacolari sequenze in cui utilizzeremo un cannone per respingere l’esercito nemico. Questi stage si riveleranno inizialmente abbastanza ostici, ma una volta preso confidenza con il Sixaxis diventeranno decisamente più coinvolgenti, nonostante la durata talvolta eccessiva: finalmente le potenzialità della console Sony iniziano ad essere spremute a dovere.

Per un grande gioco ci vuole un grande studios

Per la realizzazione di queste sequenze cinematografiche in Heavenly Sword, Ninja Theory si è avvalsa della collaborazione proprio dei WETA Studios, scritturatori di Serkis e autori dell’immagine di Gollum, e dei più sofisticati sistemi di motion-capture: il risultato sono una naturalezza e un realismo davvero sbalorditivi nelle animazioni dei vari personaggi, e sopratutto nella mimica facciale, pressocchè indistinguibile da quella di un comune, reale, essere umano.
Contemporaneamente, il doppiaggio in lingua nostrana conta alcuni nomi tra i più importanti del settore, come Chiara Colizzi, l’indimenticabile Sposa del maestro Tarantino nei doppi volumi di Kill Bill, ed Ennio Coltorti, l’Agente Smith dell’altrettanta indimenticabile trilogia dei fratelli Wachowsky , The Matrix. Risparmiandoci la recitazione piatta e svogliata alla quale ci hanno abituato nella maggior parte dei casi i giochi localizzati, basti pensare a capolavori come Blue Dragon, usciti con un doppiaggio che sarebbe stato meglio realizzato anche da un cane durante un latrato: in Heavenly Sword il lavoro è svolto con estrema passione, e ogni sequenza, interattiva o meno, risulta decisamente godibile e avvincente, grazie anche a una splendida colonna sonora che fin dalle prime battute regala tracce coinvolgenti in grado di rendere semplicemente sensazionali i momenti più epici dell’avventura.

Peccato finisca subito…

Tutti i grandi giochi però hanno qualche defezione in alcuni piccoli particolari, e il problema di Heavenly Sword risulta essere la facilità con la quale è possibile completare in poco tempo un’avventura già brevissima di per sè: alla linearità dei vari stage si unisce infatti un’intelligenza artificiale non proprio soddisfacente, che spesso porta i nemici ad attaccare Nariko in due o tre quando a circondarla sono in dieci. Anche i combattimenti con i boss, per quanto spettacolari, non rivelano comportamenti particolarmente vari ed ostici, trasformandosi quindi in lunghi scambi di colpi in cui conta la resistenza del giocatore e il parsimonioso ed eventuale utilizzo delle ricariche di energia presenti nei paraggi.
Ed è un peccato, perchè Heavenly Sword è uno di quei rari giochi che, grazie alla trama eccellente e al comparto tecnico straordinario, alla fine dell’avventura lasciano davvero la voglia di continuare a giocare, ricordandoci davvero che talvolta un gioco si trova a dover mantenere più aspettative di quanto avrebbe dovuto, e in questi casi poi c’è davvero bisogno che lo faccia a lungo.

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