I am Bread – Recensione

Un simulatore di farina tostata. Ecco cosa mancava. Dopo aver giocato l’inverosimile e fornicato con produzioni che avrebbero meritato l’eterno riposo tra le rocce del deserto del Nuovo Messico, Bossa Studios stringe nuovamente le mani callose del videogiocatore, introducendolo finalmente all’arte dell’abbrustolimento del pane, il quale, secondo loro, avviene come reazione spontanea di una fetta di “bread”, per l’appunto, che armato di buona lena e parecchia volontà decide di iniziare la propria traversata verso la realizzazione di una vita: lordare ogni centimetro quadrato della propria superficie solamente per allietare la propria esistenza – sfregando il proprio sesso contro roventi piastre convettive preposte allo scambio di calore. Una premessa tra le più originali, stravaganti e invereconde mai propinate, certo, ma siamo sicuri di voler andare a minare la sanità mentale di ognuno di noi per colpa di un misero coacervo di farina di grano tenero e lievito?

Il mio è più dorato del tuo

Stuzzicante. Fisico. Bestemmiante. Tre lessemi per esemplificare alla perfezione di che pasta sia composta l’intera produzione sfornata, è proprio il caso di dirlo, dai creatori di Surgeon Simulator. La totalità del gameplay del titolo è basata sull’addomesticamento dei comandi che sottendono gli spostamenti all’interno dell’environment di gioco. Che scegliate di controllare la vostra bella fetta di pane mediante l’accoppiata mouse-tastiera, piuttosto che con un pad, preparatevi ad indirizzare milioni di improperi all’indirizzo delle mamme degli sviluppatori: sebbene sia possibile far eseguire piccolissimi spostamenti di precisione con la semplice pressione di un pulsante, quando si cerca di prendere confidenza col sistema che permette alla fetta di pane di far leva sulle superfici per muoversi più velocemente e, nello stesso tempo, raggiungere vette inimmaginabili inerpicandosi su qualsivoglia superficie verticale, allora qualcosa accade, nell’animo dell’homo ludens.


Al forno o alla piastra?

Domande esistenziali sul senso della vita e delle motivazioni che lo debbano indurre a non mollare, a far proprio un control system evidentemente pensato per un’entità semidivina, tanto è impegnativo ed arduo da governare. Si arriva alla disperazione, ci si stritola gli zebedei per cercare di mitigare il dolore provato quando, a pochi centimetri dal traguardo, la partita va a donne di malaffare a causa di un piccolo, decisivo errore. Ma ogni passo in avanti verso l’addomesticazione del set di comandi a propria disposizione rappresenta una conquista, ogni purulento epiteto vomitato dalle vostre fauci assatanate purifica l’animo, e poco a poco, lentamente ma inesorabilmente, si inizia ad assaporare il gusto della vittoria dell’uomo sulla macchina, un trionfo non fine a sé stesso, bensì coronato da rilevantissime constatazioni cherenderanno l’universo di I am Bread un microcosmo migliore, spinto da una fisica credibilee decisamente ricco di soluzioni originali e preziose.


Attenzione a non finire nel lavello!

E sembra quasi di giocare ad un Katamari Damacy al contrario, nel quale occorre scansare piuttosto che accumulare, ponderare piuttosto che interagire alla disperata con l’ambiente, come se non ci fosse un domani. Improvvisamente, tutto quello che poteva assumere i connotati di ostacolo insormontabile, diventa possibilità di gameplay emergente, spalancando la strada alla sperimentazione e alla ricerca della via più breve ed indolore per portare a termine con successo la sezione. L’handicap di avere la capacità di aggrapparsi alle superfici per un tempo abbastanza breve diviene incipit dal quale partire per migliorare le proprie prestazioni. Il bisogno di restare lontani da possibili fonti di contaminazione, posizionate ad hoc per diminuire il grado di commestibilità della fetta di pane, costringe l’homo ludens ad usare il pensiero laterale. Un dito medio, un gesto apotropaico e via, verso nuove avventure ricche di epiteti poco felici e qualche sparuta soddisfazione.


In un modo o nell’altro

Insieme allo Story mode, i programmatori hanno pensato bene di introdurre una serie di modalità secondarie che contemplano la possibilità di assumere il controllo di una baguette e devastare ogni elemento presente, in maniera tale da far salire a livelli astronomici il punteggio, la necessità di vestire i panni di un fragile cracker nel tentativo di raccogliere i frammenti di formaggio sparsi nei livelli, l’irresistibile proposta di condurre un bagel nell’ambito di una vera e propria prova a tempo nonché un’interessante riproposizione della modalità principale, ma in assenza di gravità. Per coloro i quali volessero esplorare ogni anfratto, invece, spicca tra le altre proposte giocose quella Free Roam.

Più che un gioco, una prova; più che una prova, una sfida ai giocatori, un puzzle game che vi farà scappare risate di ironia ma anche di disperazione, come il migliore dei pazzoidi rinchiusi in un manicomio, ma senza dover scomodare la neuro; almeno fino a quando addomesticherete come si deve i comandi, allora vi sembrerà d’essere diventati un’entità superiore ripensando al povero gamer mortale che eravate prima di affrontare una tale prova di coraggio per i vostri neuroni. Bhe… fatelo vostro!

7

Pro

  • - Unico
  • - Giocabile e duraturo
  • - Divertente…

Contro

  • - … Ma alcuni potrebbero considerarlo troppo arduo
  • - Potrebbe indurre a rotture di pad e tastiere
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