IMMORTALITY RECENSIONE PS5 | Portare i giochi FMV nel 2023

Recensito su PlayStation 5

I giochi FMV sono spesso segregati in un gruppo a parte, quando discussi dai fan dei videogiochi. Non sono sempre considerati giochi, ma non sono considerabili film. Ecco quindi che si ritrovano in un limbo scomodo, in parte alle visual novel, altro genere ingiustamente denigrato per le sue meccaniche di gameplay basilari.

Ogni tanto però, esce quel titolo che convince chiunque gli dia una chance. Questo è il caso di Immortality, una vera e propria sorpresa del 2022 che ora approda anche su Playstation 5, dandomi la scusa perfetta per recuperarlo. Essendo la prima volta che lo gioco, questa sarà una recensione a tutto tondo del titolo, non una semplice valutazione del port.

Immortality sfrutta la sua stessa natura per proporre un’esperienza unica, impossibile da riprodurre con altri generi…ma con alcune idee già viste.

Premetto che questa recensione non conterrà spoiler. Ergo, sarò obbligato a rimanere vago su alcuni dettagli, tra cui purtroppo dei risvolti di trama molto importanti che meriterebbero di essere discussi più a fondo.

Immortality è, come già anticipato, un titolo FMV con meccaniche di gameplay basilari, ma intelligenti. Partendo da una breve clip dovremo ricostruire tre film (e uno spot pubblicitario sul sapone) che incapsulano la misteriosa carriera dell’attrice Marissa Marcel. L’obiettivo è scoprire che fine abbia fatto la ragazza.

Si tratta di tre pellicole dai contenuti molto spinti, per cui è consigliabile leggere le avvertenze prima di decidere di avventurarsi nel restauro dei film. Molte scene sono esplicite e volgari, spesso in modo gratuito, cosa assolutamente voluta considerando i periodi storici replicati e il tema generale della narrazione che va a comporre la vita di Marissa.

Tre storie, un tema nascosto.

I film, a primo acchito, sembrano completamente diversi. A legarli ci sono solo Marissa e il direttore alla fotografia del primo film, il quale poi diventa regista per il secondo e il terzo. Tuttavia è nella connessione nascosta tra le pellicole che la qualità della scrittura comincia a brillare.

Immortality è una storia che chiede di essere scoperta, non solo trovando tutte le scene, ma anche analizzandole e cercando di capire come si posizionino in uno schema più ampio. In questo modo, il gioco giustifica l’interazione del giocatore e mantiene sempre l’attenzione alta.

Nonostante la semplicità del gameplay, mi sono ritrovato immerso in Immortality più per la sua interattività che per la qualità dei film proposti, volutamente vapidi e incompleti. La sensazione che il gioco trasmettere è quella di cadere nella tana del bianconiglio, trovando sempre più e più elementi sconnessi che aspettano solo di essere analizzati.

Valori produttivi altissimi…ma qualche difetto nel game design

Essendo Immortality essenzialmente una raccolta di clip FMV, è essenziale che attori, regia e fotografia siano all’altezza. Fortunatamente, ho trovato tutto eccezionale e originale, con tante scene girate in modo da funzionare al meglio all’interno del contesto del gioco.

Questo è probabilmente sintomo del più grande pregio di Immortality. Tutto è studiato per risaltare al meglio se contestualizzato nel progetto di un videogioco FMV, è un titolo che non si vergogna di essere un gioco, anzi, usa la sua stessa natura per evolvere uno stile narrativo.

Purtroppo però, la parte “videogioco” di Immortality ha anche quello che ho trovato essere il suo unico vero difetto: la gestione del progresso. Per farla semplice, è molto semplice sbloccare il finale, già nelle prime sezioni di ricostruzione. Se dovesse succedere, come appunto è accaduto a me, molto dell’impatto va a perdersi in un miscuglio di confusione e indifferenza.

La scena che va a triggerare il finale dovrebbe, a mio parere, essere nascosta meglio. Magari “bloccata” dietro ad altre milestone, tipo scoprire il destino di alcuni dei personaggi secondari, o sbloccare alcune scene chiave che permettano di goderti il messaggio del finale.

La gioia della scoperta…con una ricompensa già vista

Come ho detto poco fa, il modo in cui si sblocca il finale è l’unico “vero” difetto che attribuisco a Immortality. C’è però un altro dettaglio di cui voglio parlare, prima di tirare le conclusioni su questo titolo.

Si tratta della vera storia che il gioco vuole raccontare. Per parlarne, senza spoiler, mi voglio ricollegare a una cosa che accennai nella mia precedente recensione su Slay the Princess. Anche in questo caso, Immortality punta a sorprendere e ad assottigliare la linea tra realtà e finzione.

L’idea che ha per farlo, però, non mi ha convinto molto. In un mondo nel quale tanti titoli indipendenti, tipo Pony Island o Inscryption, han già percorso questa strada, che era in realtà già stata battuta da varie Visual Novel tipo Umineko no Naku Koro Ni, è difficile sorprendere davvero con scelte tipo quella fatta da Immortality.

Ciò non significa che non ci sia valore nel percorrere tale strada, tuttavia Immortality da troppo peso all’effetto sorpresa a mio parere, il quale perde tanta forza quanta è l’esperienza di chi lo sta giocando con narrazioni simili.

Immortality è un gioco destinato a diventare un cult classic. Non è pensato per il grande pubblico mainstream ma è riuscito e riuscirà ancora a conquistarsi molti fan. La scrittura è ottima e la gioia dello scoprire e mettere assieme i pezzi di un puzzle sconnesso vale tutto l’impegno necessario.

Purtroppo un piccolo difetto nel game design e un “twist” già visto gli impediscono di arrivare all’eccellenza assoluta, tuttavia non posso che consigliare a chiunque questa magnifica esperienza,

8.5
Immortality è un'esperienza originale e intrigante

Pro

  • Concept ben realizzato
  • Lato "filmico" eccezionale
  • Ricostruire la trama è divertente...

Contro

  • ...ma il finale potrebbe sbloccarsi troppo presto
  • Il twist non mi ha impattato quanto il gioco si aspettava
Vai alla scheda di Immortality
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