Metal Gear Solid: Portable Ops – Recensione Metal Gear Solid: Portable Ops

Basta carte: ora si fa sul serio

Metal Gear…c’è davvero bisogno di introdurre il capolavoro di Hideo Kojima? Chi non hai sentito parlare di Solid Snake, il famigerato soldato statunitense infiltratosi nelle più imponenti strutture russe all’epoca del primo capitolo? Nel corso della storia di Metal Gear, Kojima ci ha presentato anche le figure di Raiden, nel secondo capitolo, e infine, nel terzo, un ritorno alle origini del serpente, il mitico Big Boss. Lo sbarco su PSP per Kojima e la sua leggendaria serie fu catastrofico: furono proposte ai fan due versioni organizzate con uno strano sistema di gioco con le carte che, purtroppo e quasi ovviamente, non fu ben accettato dagli amanti del serpente. E quindi, dopo quasi un anno dal secondo capito della Graphic Novel su PSP, arriva Metal Gear Portable OPS: ancora una volta avremo dalla nostra parte Big Boss e stavolta Kojima si rinnova.

Dalla Colombia con grinta

Si diceva pocanzi che la storia riprende nei panni di Big Boss quasi esattamente dove l’avevamo lasciato dopo la fine di Snake Eater: solo che Big Boss stavolta è stato imprigionato all’interno della base sovietica, in Colombia, sulla costa di San Hicronymo. Big Boss sarà presto interrogato, o per meglio dire, torturato, da Cunningham, un esperto nel suo campo che tenterà di scoprire dov’è nascosta l’Eredità dei Filosofi ma invano, perchè, come visto in Snake Eater, il vero file è nelle mani di Ocelot e il falso in quelle di EVA. Successivamente Big Boss conoscerà Roy Campbell, un giovane Roy essendo negli anni 70, la colonna portante di quel che sarà la storia di Solid Snake che vi farà evadere in qualche modo dandovi la possibilità di portare a termine il vostro compito. Roy non li lascerà più e, fino alla fine, sarà al vostro fianco dando vita ad un interessante stealth gestionale gestibile tramite faticoso menù ma col tempo facile da manovrare. Trama che forse non regge il paragone con le precedenti, essendo questa molto più articolata e presenti diverse storie unite tra di loro ma pur sempre un qualcosa all’altezza del calibro di Metal Gear. L’innovazione maggiore la troviamo nel fatto di poter addormentare, o meglio, stordire il nemico per poterlo poi convertire dalla vostra parte e farne un membro della vostra piccola ma ben fornita squadra d’assalto e d’infiltrazione; basterà solo tramortirlo e non ucciderlo e portarlo dentro la vostra tenda mobile che farà da quartier generale alla vostra missione. Sistema innovativo per la Konami che stavolta non si mantiene su uno filo preciso ed unico della storia ma preferisce inserire vari contorni attraverso i vari personaggi che vi faranno da alleati.

Ridatemi la mia telecamera

Siamo nel bel mezzo di una infiltrazione con i fiocchi, Big Boss si avvicina al muro e si appresta a prendere il nemico alle spalle, come consueto ci apprestiamo a posizionare al meglio la telecamera, quando, spostando il dito medio nel posto dove sul pad della PS2 erano presenti i tasti L2 e R2, notiamo che manca qualcosa: la nostra telecamera è sparita. Questo è solo uno dei tanti compromessi ai quali è dovuto scendere il buon vecchio Kojima traslocando su console portatile, infatti sulla PSP manca anche la levetta analogica destra, e questo certamente l’avevate notato. Niente telecamera, niente radar e solo un minimo e alquanto imperfetto rilevatore di suoni. Il sistema dei tasti, quindi, si adatta quanto può alla PSP. Per aprire il menù delle armi, che si mostreranno a voi sottoforma di sagoma bianca, basterà tener premuto il tasto O e selezionare quanto vi serve con le frecce direzionali; il tasto triangolo servirà per la cosidetta azione, potrete aprire le porte, attaccarmi al muro, scavalcare qualcosa; col tasto X in movimento effettuerete la famigerata capriola in corsa, oppure da fermi vi accascerete per poi strisciare con le frecce direzionali; per quanto riguarda il tasto quadrato vi servirà per sparare, dopo aver premuto il tasto R1 per mirare, dare a pugni o colpire col calcio della pistola se invece rimanete in modalità standard. Particolarità di questo capitolo portatile è la modalità multiplayer che non solo darà più longevità al gioco, terminabile in 20 ore di trama principale, ma che darà spessore alla giocabilità, permettendovi infatti di gestire al meglio il vostro esercito.Inoltre vi sono diverse modalità disponibili, dal Death Match, all’uno contro uno, che, dato il genere di gioco, potete ben capire come funzionano.


Uno dei capolavori grafici per PSP

Un Metal Gear che si rispetti, logicamente, non può mancare di grandi scene cinematografiche di intermezzo create con alta qualità, e quindi dovremmo iniziare a chiederci se dobbiamo rispettare o no questo nuovo capitolo; perchè, come avrete ben capito, la care ed entusiasmanti scene d’intermezzo sono sparite e son state soppiantate da piccole vignette fumettistiche.Quindi, nolenti o volenti, dovremo ingoiare questo boccone amaro che Kojima è stato costretto a proporci, forse per mancanza di budget, forse per incompatibilità col sistema scarno della PSP. Sebbene nella giocabilità Metal Gear dia problemi a livello di telecamera non possiamo non sottolineare che il lavoro tecnico, per quanto concerne grafica e sonoro, è un qualcosa di eccellente: assolutamente niente da recriminare alla grafica, probabilmente mai stata così perfetta su PSP e che vede anche risolti, ma forse non del tutto, i problemi di texture presenti nello schermo della console portatile. E che dire del sonoro?! Metal Gear ha incantato tutti i suoi giocatori con le magnifiche musiche orchestrali e melodiche dei capitoli precedenti e neanche stavolta si smentisce; colonna sonora a parte, anche gli effetti sonori sono, come sempre da quando Kojima è al mondo, eccellenti e sempre pronti a dare la scarica di adrenalina della quale ha bisogno il giocatore. Lavoro eccellente.


And the winner is: Hideo Kojima!

Caratteristiche tecniche eccelse, una trama che, anche se molto confusa, riesce a trasportare il giocatore, una giocabilità che pur vedendo la deficienza della telecamera mantiene un alto livello per gli standard PSP: insomma, un Metal Gear che, forse battendo anche i pregiudizi, si conferma un capolavoro mostrando come la PSP abbia le qualità per sfondare sempre più, anche se forse lo si dimostra un po’ troppo tardi. Kojima non tramonta mai, a meno che non sia lui a deciderlo.

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